La guerra di Piero, Fabrizio De Andrè, testo e significato della canzone (VIDEO)

Non abbiamo scelto a caso questa triste quanto umana ballata folk di Fabrizio De Andrè, ‘La guerra di Piero’. In questi giorni siamo spettatori della guerra tra Russia e Ucraina. Nel testo di questa canzone emerge il senso più profondo di una verità assoluta diremmo: i combattenti sono lì, divisi solamente dal colore di una divisa e probabilmente malvolentieri, spinti dal dovere, impauriti.

La guerra di Piero, Fabrizio De Andrè

Questa canzone è una ballata folk che accompagna una filastrocca che racconta di un soldato in guerra probabilmente durante la Seconda Guerra Mondiale durante l’inverno, tra il freddo e il vento in una campagna Russa.

Il soldato in questione si ritrova coinvolto nel conflitto contro il nemico, nonostante inizialmente lui fosse pacifista. Muore in un campo di grano e l’unico fiore portato per lui sarà un tulipano, simbolo dei caduti in guerra fin dal primo dopo guerra.

Continuando ad ascoltare il testo della canzone sentirete: ‘Vedesti un uomo in fondo alla valle, che aveva il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore’. Il soldato sapeva già di andare incontro alla morte davanti ad un uomo come lui, con la stessa paura, lo stesso umore, magari anche inesperto e non preparato a vivere il terrore di una guerra e di uno scontro faccia a faccia.

Forse, se avessero potuto scegliere, non avrebbero scelto la guerra, né la morte per la patria, né di condannare alla morte semplici uomini come loro solamente per il colore diverso della divisa.

Dalla guerra non c’è un ritorno.

Testo della canzone

Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma son mille papaveri rossi
Lungo le sponde del mio torrente
Voglio che scendano i lucci argentati
Non più i cadaveri dei soldati
Portati in braccio dalla corrente
Così dicevi ed era d’inverno
E come gli altri verso l’inferno
Te ne vai triste come chi deve
Il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero, fermati adesso
Lascia che il vento ti passi un po’ addosso
Dei morti in battaglia ti porti la voce
Chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu no lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a passar la frontiera
In un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l’anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore
Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue
E se gli sparo in fronte o nel cuore
Soltanto il tempo avrà per morire
Ma il tempo a me resterà per vedere
Vedere gli occhi di un uomo che muore
E mentre gli usi questa premura
Quello si volta, ti vede e ha paura
Ed imbracciata l’artiglieria
Non ti ricambia la cortesia
Cadesti in terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che il tempo non ti sarebbe bastato
A chiedere perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
E ti accorgesti in un solo momento
Che la tua vita finiva quel giorno
E non ci sarebbe stato un ritorno
Ninetta mia, a crepare di maggio
Ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
Avrei preferito andarci in inverno
E mentre il grano ti stava a sentire
Dentro alle mani stringevi il fucile
Dentro alla bocca stringevi parole
Troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
Non è la rosa, non è il tulipano
Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
Ma sono mille papaveri rossi

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