Influenza suina: dobbiamo aver paura del nuovo ceppo?

Alcuni ricercatori cinesi hanno identificato un nuovo ceppo influenzale molto simile all’influenza suina H1N1. In questi giorni, se ne sta parlando come di una possibile causa di una nuova pandemia. Cosa c’è di vero? Bisogna avere paura? Nelle prossime righe, abbiamo cercato di rispondere assieme a questa domanda.

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Virus G4: ecco cosa sapere

Il virus sopra ricordato è noto come G4. Si può considerare un virus pandemico? A rispondere a questa domanda ci ha pensato recentemente la Dottoressa Angela Rasmussen, virologo presso la Columbia University. L’esperta ha specificato che, per diventare pandemici, i virus devono avere la possibilità di replicarsi e, di riflesso, di entrare nelle cellule. Inoltre, devono essere facili da trasmettere e causare patologie. FIRMA

Il virus G4 ha questa peculiarità? Come rivelato alla testata Futura Santé da un dottorando in infettivologia presso l’Università di Parigi, il virus in questione presenta una varietà di segmenti genomici provenienti da altri virus che circolano facilmente nei suini.

A suo dire, diversi esperti ritengono che questa peculiarità faciliti l’adattamento e la circolazione, con un conseguente aumento dei casi positivi tra i suini. Commentando i risultati di uno studio pubblicato sulle pagine della rivista Proceedings of National Academy of Sciences, ha altresì fatto presente che, sulla base di quanto specificato in esso, può replicarsi nelle cellule epiteliali delle vie aree umane in provetta e in quelle dei furetti.

Bisogna avere paura? A tal proposito è utile citare sempre i risultati dello studio. Questi ultimi, hanno portato alla luce che, su 35 lavoratori di mattatoi di carne suina sottoposti al test, il 10% circa aveva gli anticorpi, prova del fatto di aver contratto l’infezione. 

Lo studio, inoltre, ha palesato un’immunità crociata debole. Da non dimenticare è anche la sua similitudine con l’H1N1. Il dottorando ha specificato che è naturale che con metodi di identificazione sempre più innovativi vengano rilevati più virus, facendo presente che, a suo dire, bisogna stare attenti ma per ora non c’è motivo di allarmarsi.

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