Covid-19, l’immunità può durare anche mesi o anni? Cosa dice uno studio

I ricercatori de La Jolla Insistute in California hanno scoperto che i livelli delle cellule immunitarie al COVID-19 cominciano lentamente a diminuire nei mesi successivi all’infezione ma una quantità sufficiente si attarda a farlo per bloccare la reinfezione, forse per anni. Ne dà notizia il Daily Mail.

Lo studio è stato pubblicato prima della revisione tra pari su medRxiv. Nel dettaglio, i ricercatori di La Jolla hanno effettuato misurazioni periodiche dei livelli di anticorpi, delle cellule T e B della memoria e di altre cellule immunitarie nel corpo.

Queste cellule di “memoria” sono fondamentali. Gli anticorpi sono disponibili in diversi tipi, il primo dei quali compare entro uno o due giorni dall’infezione e il secondo di solito comincio a dilatarsi nel corso di una o tre settimane dopo l’infezione. Inoltre, gli anticorpi diminuiscono dopo quel periodo.

Ma questo non significa che il corpo si dimentica come produrne degli altri. Il progetto di “memoria” è memorizzato nei linfociti B e nei linfociti T.

Le cellule B diventano fabbriche specializzate per pompare gli anticorpi. Le cellule T si presentano in due forme: una che lavora insieme alle cellule B per produrre gli anticorpi indonei per combattere un determinato patogeno e una che agisce come un ‘assassino’, uccidendo le cellule una volta sane che sono state infettate per evitare che un virus, un batterio o persino un cancro possano diffondersi anche altrove.

Gli scienziati hanno rivolto sempre più la loro attenzione ai linfociti T come eroi potenziale contro il Covid-19. Gli scienziati dell’istituto californiano hanno seguito 185 persone – per lo più originarie di New York e della California – che erano state infettate dal COVID-19.

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«In questo studio abbiamo mirato a colmare una lacuna nella nostra comprensione di base della memoria immunitaria dopo il COVID-19», hanno scritto gli autori della ricerca. La maggior parte del gruppo (92%) ha avuto solo infezioni lievi e non ha mai avuto bisogno di essere ricoverata in ospedale.

È stato scoperto che la forma a lungo termine degli anticorpi, nota come immunoglobulina G (IgG), era davvero di lunga durata, restando con i guariti e mostrando soltanto cali «modesti» tra i sei e gli otto mesi. Quasi tutti i guariti hanno sviluppato le cellule B della memoria in grado di ‘sfornare’ nuovi lotti di anticorpi se avessero incontrato di nuovo il coronavirus.

Questo è molto importante perché la maggior parte delle ricerche fino ad oggi ha dimostrato che le persone che sviluppano soltanto infezioni lievi non attivano risposte immunitarie molto robuste, suggerendo che coloro che non si sono ammalati molto potrebbero essere infettati di nuovo e con un attacco peggiore da parte della malattia.

Però , i linfociti T – il componente immunitario che uccide le cellule che sono state infettate e aiuta i linfociti B a produrre gli anticorpi – sono rimasti nel corpo per sei mesi e si sono comportati come le cellule immunitarie dopo avere ricevuto i vaccini contro la febbre gialla.

Da questo studio, in conclusione, emerge che l’immunità al coronavirus – anche nei casi più lievi – smorza almeno gli effetti in caso di reinfezione e potrebbe prevenirla del tutto, per mesi se non per anni.

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