Sindrome dell’intestino irritabile: i cibi che peggiorano la situazione

Diarrea, costipazione, dolore addominale, gonfiore: ecco alcuni tra i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile, nota anche con la sigla IBS. Le cause di questa condizione sono diverse. La scienza ha ovviamente identificato alcuni fattori di rischio, tra i quali è possibile citare lo stress.

Inoltre, un’equipe attiva presso il Toulouse Animal Cognition Research Center ha scoperto che alcuni alimenti possono peggiorare il dolore intestinale. Scopriamo assieme quali nelle prossime righe.

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I dettagli dello studio

Il lavoro sopra ricordato è stato pubblicato sulle pagine della rivista Gastroenterology. Il team precedentemente citato, che ha collaborato con alcuni esperti della School of Engineering di Purpan, ha scoperto che gli alimenti contenenti zuccheri che fermentano a livello intestinale possono provocare un peggioramento dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile.

Gli alimenti in questione sono noti come FODMAP. Quali sono di preciso? Prima di elencarli, ricordiamo che lo studio di cui stiamo parlando è stato effettuato su modelli animali, per la precisione su dei roditori. 

Per tre settimane, gli esemplari in questione sono stati nutriti con lattosio e zuccheri complessi. Il dolore viscerale è aumentato, così come le caratteristiche della loro mucosa intestinale.

I ricercatori hanno specificato che gli zuccheri che comportano la fermentazione degli alimenti a livello intestinale hanno effetti negativi sulla salute dell’apparato digerente. Entrando nel dettaglio degli alimenti che peggiorano i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile rammentiamo che, a detta degli esperti sopra citati, tra questi è possibile annoverare le cipolle, i piselli, l’aglio, gli asparagi, per non parlare dei prodotti lattiero-caseari.

A fronte della somministrazione di uno speciale inibitore, gli studiosi sono riusciti a ridurre il dolore nei ratti da laboratorio. Tornando agli alimenti, ricordiamo che ridurre l’assunzione di FODMAP può costituire anche per l’uomo un’alternativa valida per tenere sotto controllo la sintomatologia dolorosa dell’IBS, una condizione che, dati alla mano, colpisce soprattutto le donne.

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