Fedez e il tumore, che terapia dovrà seguire? Parla il primario del San Raffaele

Fedez, il noto rapper, è ritornato tra le braccia della sua famiglia e sta bene dopo essere stato operato per un raro tumore al pancreas. La diagnosi è stata precoce ed è questo il fattore principale che ha letteralmente salvato la vita al cantante. Una testimonianza per tutti. Adesso dovrà comunque seguire una terapia? Lo spiega il Dr. Massimo Falconi su Repubblica.

Fedez e la terapia post-intervento al pancreas

Quella di Fedez è una storia di speranza che dà forza a tanti malati che come lui hanno ricevuto una diagnosi di tumore.

In questi giorni il noto rapper è ritornato a riabbracciare la sua famiglia, a stringersi a loro tra la vita di sempre che sicuramente sarà vissuta ancora più intensamente.

La scoperta di un tumore fa crollare il mondo addosso, le pareti della propria vita possono sbriciolarsi in un solo istante. Tuttavia, la prevenzione e la diagnosi precoce sono le vie per scoprire precocemente una malattia che si è annidata silenziosamente e vincerle.

E la storia di Fedez ne è la testimonianza: «La storia di Fedez ha dato speranza a tante persone e dimostrato l’importanza di una diagnosi precoce». A parlare su Repubblica è Massimo Falconi il primario di Chirurgia del pancreas al San Raffaele di Milano, il chirurgo che lo scorso 22 marzo ha operato il rapper, colpito da un tumore neuroendocrino al pancreas.

Una volta asportato il tumore, è necessario proseguire con le terapie?

Il Dr. Falconi spiega che le terapie si rendono necessarie quando l’asportazione non è stata completa o comunque possibile.

«Un esempio classico è quello di un tumore al pancreas che presenta anche delle metastasi epatiche non completamente asportabili: in questo caso, si può intervenire rimuovendo il tumore pancreatico ‘primitivo’ in modo da confinare la malattia residua al solo fegato».

C’è un rischio di recidiva? «L’esame istologico ci permette di valutare alcuni fattori prognostici che possono condizionare o meno il rischio che la malattia si ripresenti. In generale, il percorso di cura di queste neoplasie non si esaurisce mai con il solo intervento chirurgico: i controlli, nel tempo, sono e rimangono fondamentali. La loro frequenza varia a seconda della ‘cattiveria’ che il tumore dimostra sulla base dell’esame istologico e di alcuni parametri patologici».

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