Enuresi notturna: colpisce un bambino su dieci ma spesso viene ignorata

La Società Italiana di Pediatria (SIP) sottolinea che l’enuresi è il disturbo funzionale più comune dell’età pediatrica, ma è spesso sottostimato perché molte famiglie non ne parlano o lo considerano un problema minore.

L’enuresi notturna, cioè la perdita involontaria di urina durante il sonno, colpisce circa il 10% dei bambini a 5 anni, percentuale che si riduce con l’età ma che resta comunque significativa: a 10 anni interessa ancora il 7-8% dei bambini, e a 13-14 anni riguarda circa il 2-3% dei ragazzi.

Un disturbo con un impatto fortemente negativo sulla vita del bambino

La Società Italiana di Pediatria (SIP) sottolinea che l’enuresi è il disturbo funzionale più comune dell’età pediatrica, ma è spesso sottostimato perché molte famiglie non ne parlano o lo considerano un problema minore. In realtà, questo disturbo può avere un impatto negativo sul benessere, l’autostima e la vita sociale del bambino, influenzando anche il rendimento scolastico: secondo i dati SIP, quando il bambino migliora nella sintomatologia, nel 46,3% dei casi migliora anche il rendimento a scuola.

Un problema che non va ignorato

La SIP raccomanda di non ignorare il problema, ma di affrontarlo con comprensione e supporto, evitando di colpevolizzare o punire il bambino. È importante rivolgersi al pediatra, che può aiutare con consigli pratici e, se necessario, con un percorso diagnostico e terapeutico adeguato. Tra le strategie consigliate ci sono:

– Rassicurare il bambino e offrirgli sostegno

– Non rimproverarlo o punirlo

– Coinvolgerlo nella gestione del problema

– Non usare il pannolino come soluzione

– Garantire un clima familiare sereno e aperto al dialogo

L’enuresi, nella maggior parte dei casi, si risolve spontaneamente con la crescita, ma un approccio attento e non colpevolizzante può fare la differenza per il benessere psicologico del bambino.

In oltre il 65% dei casi né diagnosi né trattamento adeguato

Si tratta di un disturbo della minzione che interessa un bambino su dieci, ma che in oltre il 65% dei casi resta senza diagnosi né trattamento adeguato.

Un atteggiamento attendista che, secondo gli esperti, può avere conseguenze importanti sul benessere psicologico dei piccoli. “È tempo di superare l’atteggiamento attendista”, dichiara all’ANSA Pietro Ferrara, vicepresidente della Sip, alla vigilia dell’80° Congresso italiano di pediatria, in programma a Napoli dal 28 maggio. L’enuresi non è un disturbo mentale e soprattutto non è una colpa: è una condizione ben definita da affrontare con strumenti diagnostici semplici e terapie efficaci – aggiunge Ferrara –. Troppo spesso, invece, la problematica viene ignorata, anche in ambito medico, e questo può causare forti disagi nel bambino”.

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Le cause fisiologiche

Contrariamente a quanto si crede, l’enuresi primaria non è collegata a traumi o stress emotivi.

Le cause sono invece fisiologiche e comprendono una produzione insufficiente dell’ormone antidiuretico (vasopressina), un ritardo nella maturazione dei circuiti cerebrali che regolano il risveglio notturno, oppure una vescica iperattiva o non sufficientemente allenata.

Gli accorgimenti pratici

Per affrontare il disturbo, la Società Italiana di Pediatria propone una serie di accorgimenti pratici: promuovere una corretta idratazione durante il giorno per evitare l’eccessiva sete serale; incoraggiare l’abitudine a urinare regolarmente; prestare attenzione alla dieta serale, limitando minestre e brodi; trattare eventuali episodi di stitichezza, poiché un intestino non svuotato correttamente può esercitare pressione sulla vescica; rispettare i tempi del bambino, costruendo un clima di fiducia. E soprattutto, rivolgersi al pediatra per un percorso terapeutico personalizzato.

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