Le difficoltà del vaccino anti Covid-19 di Pfizer: dosi, conservazione…

Entro poche settimane, il candidato vaccino anti Coronavirus della Pfizer andrà incontro alla ormai prevista autorizzazione della Food and Drug Administration. Così come poche non sono invece le difficoltà a cui va incontro il famigerato vaccino.

Pfizer e le difficoltà del candidato vaccino anti Covid-19

Proprio lunedì, il gigante farmaceutico e il suo partner tedesco BioNTech hanno annunciato che il loro vaccino è risultato essere più del 90% efficace.

Quando si parla di difficoltà ci si riferisce ad una situazione che a catena ne potrebbe scatenare di altre: il vaccino di Pfizer richiede due dosi (a distanza di 3 settimane) per raggiungere la sua efficacia massima.

A tal proposito, proprio a luglio Pfizer ha detto che i suoi ricercatori hanno osservato il livello più alto di anticorpi neutralizzanti il Covid-19 una settimana dopo la seconda dose somministrata ai partecipanti.

Come risaputo, anche altri vaccini hanno bisogno di una seconda dose per non perdere ma potenziare l’efficacia compresi quelli che proteggono dal morbillo, parotite e rosolia.

Si è visto che quello del colosso farmaceutico in questione non è l’unico ad essere stato sperimentato per un richiamo ma anche quello di AstraZeneca che durante la sperimentazione somministra la seconda dose a 1 mese di distanza.

Ci sono delle domande inevitabili: quali sfide per la catena di approvvigionamento? I potenziali fruitori torneranno una seconda volta allo studio medico per la seconda dose?
Potrebbe essere difficile convincere il 100% dei destinatari a tornare per una ripresa al follow-up.

Di certo, un vaccino a doppia dose richiederebbe il doppio di fiale, siringhe, frigoriferi e visite cliniche in un momento pandemico in cui tali risorse sono già limitate.

Questi però non sono gli unici limiti, il vaccino Pfizer deve essere spedito e conservato a meno 94 gradi Fahrenheit (meno 70 gradi Celsius).

Ciò rappresenta una sfida ardua per la distribuzione nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in quelli privi di elettricità diffusa o strutture sanitarie.

“Più complicato è il programma, più difficile è convincere la gente a entrare”, ha detto in precedenza a Business Insider Walt Orenstein, un vaccinologo ed ex direttore del Programma nazionale di immunizzazione degli Stati Uniti.

Gli scienziati non sono stati in grado di studiare il nuovo coronavirus abbastanza a lungo da determinare quanto dura l’immunità, ma alcune prove suggeriscono che le persone potrebbero essere reinfettate.

“Se l’immunità si rivela fugace, avremo bisogno di un piano di vaccinazione più un richiamo o rivaccinazione a intervalli periodici”, aveva detto in precedenza a Business Insider Marm Kilpatrick, un esperto della malattia.

Se si scopre che le persone hanno bisogno di essere rivaccinate regolarmente, ciò diminuirebbe la probabilità che tutti ricevano le dosi di cui hanno bisogno per rimanere protetti.

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