Covid-19, il ruolo dei linfociti T nell’infezione

Gli studiosi hanno indagato il ruolo dei linfociti T in caso di infezione da Sars-CoV-2 nelle sue diverse varianti. Trovate maggiori dettagli in questo articolo.

Linfociti T e Covid-19

Una ricerca proveniente dalla University Cape Town del Sudafrica ha indagato il ruolo dei linfociti T come seconda linea di difesa contro il virus Covid-19.

In particolare, gli studiosi sudamericani si sono concentrati sull’efficacia dell’immunità cellula-mediata sulla variante Beta del virus. In Sudafrica, infatti, questa variante è stata collegata alla maggioranza dei casi registrati e si ritiene sia stata causa di infezione in almeno il 95% dei soggetti positivi.

Prima della diffusione della variante Omicron, la Beta è risultata essere la più refrattaria alla neutralizzazione tra le diverse varianti di Sars-CoV-2. Secondo gli autori della ricerca, i linfociti T aiuterebbero ad evitare le manifestazioni più gravi nei soggetti vaccinati.

A tal proposito, gli studiosi affermano che l’infezione causata dalla variante Beta del Sars-Cov-2: “si traduce in robuste risposte delle cellule T, paragonabili alle risposte suscitate dai ceppi ancestrali“.

Nonostante i linfociti T CD4+ non riescano a identificare alcune parti della proteina Spike per via di mutazioni eccessive, non è stato riscontrato un calo significativo dell’efficacia della risposta immunitaria.

E in caso di Omicron?

La risposta a questa domanda ci arriva da un altro studio più recente condotto da Keeton e colleghi e pubblicato sulla rivista Nature.

In questo caso, gli autori si sono soffermati sulla risposta immunitaria cellula-mediata di fronte all’ultima variante del virus. Per far ciò, è stata esaminata la risposta dei linfociti T in soggetti che avevano ricevuto una o più dosi di vaccino (o Johnson e Johnson o Pfizer).

Come nella ricerca precedente, i risultati hanno evidenziato che il riconoscimento di Omicron da parte delle cellule T CD4+ è assimilabile a quello relativo al ceppo ancestrale.

Inoltre, le risposte delle cellule T dirette contro la proteina Spike in soggetti con Omicron erano di entità pari a quelle dei pazienti infettati da altre varianti di SARS-CoV-2 nelle altre ondate.

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