Antipsicotici tipici e atipici, quali sono i rischi per la salute?

In alcune situazioni (allucinazioni, disturbi del pensiero e dell’umore) sembra essere indispensabile assumere gli antipsicotici di prima o seconda generazione.

A fare la differenza tra loro sono gli effetti collaterali, ad ogni modo i rischi cardio-metabolici possono manifestarsi.

È consigliato conoscere le controindicazioni prima di passare al trattamento a lungo termine.

Antipsicotici, un trattamento per la salute mentale

Gli antipsicotici o neurolettici rientrano nella famiglia degli psicofarmaci che agiscono su determinati neurotrasmettitori.

Questi farmaci vengono utilizzati per il trattamento specifico di alcune condizioni debilitanti (schizofrenia e altre manifestazioni psicotiche) per il paziente che le vive: salvaguardare il benessere psico-fisico sembra essere l’unica soluzione per una vita equilibrata.

I farmaci antipsicotici possono essere di prima generazione o seconda generazione che ‘donano’ più vantaggi in termini di efficacia e minor effetti collaterali.

Intanto, è opportuno valutare i vantaggi, soprattutto nelle situazioni in cui bisogna agire sul malessere del paziente in tempi rapidi per ‘difendere’ la vita stessa in caso di agitazione, autolesionismo o pensieri suicidi.

Le potenzialità di questi farmaci sono molte e vengono somministrati nelle seguenti condizioni:

  • Schizofrenia (psicosi cronica).
  • Stato maniacale del disturbo bipolare (bipolarismo, disturbo maniaco-depressivo).
  • Malattia di Hountington (per bloccare i movimenti involontari).
  • Depressione (in caso di eventi psicotici).

Su quali sintomi agiscono?

  • Allucinazioni (udire voci).
  • Deliri (si presentano delle idee ossessionanti irrealistiche).
  • Disturbi del pensiero (pensare con lucidità diventa difficile).
  • Sbalzi d’umore eccessivi.

Farmaci di prima e seconda generazione. Cosa cambia?

I farmaci antipsicotici di prima generazione (tipici, come l’aloperidolo) agiscono bloccando i recettori D2 della dopamina, quelli di seconda generazione (atipici, come l’olanzapina, quetiapina, etc.), sono più selettivi e riducono il rischio di effetti collaterali.

I rischi per la salute più comuni

Il dosaggio di questi farmaci è individuale, dipende dalle necessità e dai disturbi predominanti del paziente. Così come la durata, non esistono regole.

Né assuefazione, né dipendenza sono i nomi da relegare a questi farmaci, piuttosto sì, le controindicazioni che si distinguono in base alla distinzione tra i farmaci tipici o atipici.

Nel primo caso:

  • Sedazione.
  • Appiattimento cognitivo.
  • Rigidità muscolare.
  • Tremori.
  • Livelli alti di prolattina.
  • Aumento di peso.
  • Rischio convulsioni.
  • Agitazione psicomotoria.

Nel secondo caso ci sono minori possibilità di presentarsi (ma comunque probabili):

  • Effetti extrapiramidali motori (Parkinson-simili).
  • Discinesia tardiva (movimenti scoordinati e anormali).
  • Sindrome neurolettica maligna (rigidità, febbre, instabilità del sistema nervoso autonomo).

Ad ogni modo, i rischi cardio-metabolici possono presentarsi in entrambi i casi seppur con probabilità differente e sono:

  • Cardiotossicità (aritmia cardiaca).
  • Ipertensione.
  • Disturbi ematologici.

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