“Ho il cancro al pancreas. Ero spacciata ma sono ancora viva”

Camille Moses ha un messaggio per oncologi e statistiche sul cancro al pancreas: "Non sto andando a casa a morire". In effetti, il suo tumore è in remissione.

Camille Moses ha un messaggio per oncologi e statistiche sul cancro al pancreas: “Non sto andando a casa a morire“. In effetti, il suo tumore è in remissione.

Sei anni fa, a Camille fu diagnosticato un cancro al pancreas, una delle forme più mortali della malattia.

Il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il cancro del pancreas è appena del 9%.

Camille, ora 58enne, è determinata a usare la sua seconda possibilità per ricordare agli altri pazienti di non perdere la speranza.

La sua storia è stata raccontata dal Daily Mail.

La donna ha avuto una risposta sorprendente dalla chemioterapia aggressiva che le è stata somministrata e adesso ha un nuovo scopo nella sua vita: essere la prova vivente che i pazienti con cancro al pancreas meritano trattamenti e finanziamenti.

Camille aveva 53 anni quando comparirono i sintomi del tumore: era il marzo del 2012 quando le scansioni CT rivelarono delle ‘macchie’ su pancreas, fegato e polmoni.

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Il medicò prescrisse esami del sangue e una biopsia epatica. Dopodiché la diagnosi fu terribile e Camille sapeva che avrebbe vissuto quanto successo a sua madre, morta a causa della stessa malattia quando aveva appena 24 anni: carcinoma pancreatico in stadio IV.

Per l’oncologo che visitò la donna non c’erano speranze: la donna sarebbe morta entro il mese di novembre del 2012.

Il mio primo pensiero di allora è stato per Natale. Non ci sarò. È stato devastante“, ha raccontato Camille.

La famiglia di Camille.

La donna era convinta che sarebbe morta. Ma i suoi familiari non l’avrebbero lasciata andare senza lottare e l’hanno convinta a ricevere una seconda diagnosi.

Ebbene, quando la donna andò al Sylvester Comprehensive Cancer Center dell’Università di Miami (Florida), era paralizzata dall’ansia.

Lì la donna incontrò la dottoressa Caio Max Rocha Lima e le sue infermiere, Jessica e Terri.

La dottoressa disse a Camille che opzioni come la chirurgia erano fuori questione e le mostrò quali approcci restavano. Era onesta e diretta ma non stava sentenziando una condanna a morte. C’era una possibilità: una forma molto aggressiva di chemioterapia, chiamata Folforinox.

Si tratta di una combinazione di cinque farmaci somministrati tramite chemioterapia a pazienti come Camille che hanno un tumore al pancreas che si è diffuso in altre parti del corpo.

La donna cominciò immediatamente il trattamento e nel corso di 17 mesi ha ricevuto 34 trattamenti.

Nei primi tre mesi già dei buoni risultati: “Abbiamo cominciato a vedere una contrazione del tumore“, ha raccontato Camille.

La donna era ancora molto malata, debole, pesava meno di 45 chili e riusciva a malapena a fare un giro intorno al suo tavolino da caffè ma la speranza che il trattamento le stava dando era più importante della sua forza fisica.

Ispirata, decisa a vivere la sua vita normalmente, Camille ha deciso di curarsi anche fisicamente: “Non permettevo al cancro di interferire con quella che sono“, ha detto.

Dopo 17 mesi trattamenti, i medici hanno detto a Camille che poteva fare una “vacanza dalla chemioterapia“, dando così al corpo una piccola pauso dall’assalto dei farmaci per combattere il cancro.

Era il luglio 2013. Sei anni dopo, Camille è ancora in ‘vacanza’ e il cancro non c’è. Non assume nemmeno medicine per il dolore.

Il fatto di essere viva è un miracolo, e spero che, visto che non sono più in chemioterapia, posso essere la voce di qualcuno che la sta facendo o è morta“, ha detto la donna. “Sono qui e questo è il mio nuovo scopo“.

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