West Nile Virus in Italia: 9 decessi nel 2025, cosa sapere e come proteggersi

La West Nile Disease torna a colpire l’Italia, con 9 decessi e 69 contagi nel 2025. Mentre la Regione Umbria intensifica la sorveglianza e la Guardia Nazionale Ambientale chiede un piano straordinario di disinfestazione, il Centro Nazionale Sangue garantisce trasfusioni sicure. Ecco cosa sapere su sintomi, rischi e misure di prevenzione.

L’estate 2025 segna un nuovo capitolo nella lotta contro la West Nile Disease, una malattia virale trasmessa dalle zanzare del genere Culex che sta destando preoccupazione in Italia.

Con 9 decessi confermati e 69 casi registrati dall’inizio dell’anno, il virus si diffonde in 31 province, spingendo le autorità sanitarie a rafforzare le misure di prevenzione e controllo. La Regione Umbria alza il livello di sorveglianza, mentre la Guardia Nazionale Ambientale lancia un appello per un piano straordinario di disinfestazione. Intanto, il Centro Nazionale Sangue, guidato dalla direttrice Luciana Teofili, assicura la sicurezza delle donazioni di sangue.

Come creare una trappola per le zanzare in casa
Zanzara.

Un virus silenzioso ma insidioso

La West Nile Disease, nota anche come febbre del Nilo occidentale, è una zoonosi causata da un arbovirus della famiglia dei Flaviviridae, trasmesso principalmente dalle zanzare del genere Culex, in particolare la Culex pipiens, attiva dal tramonto all’alba.

A differenza della zanzara tigre, associata a malattie come dengue e chikungunya, la Culex è la principale responsabile della trasmissione del virus, che trova il suo serbatoio naturale negli uccelli selvatici. Uomini e cavalli sono ospiti occasionali, infettati attraverso la puntura di zanzare che hanno precedentemente punto un uccello infetto.

L’infezione è asintomatica nell’80% dei casi, ma circa il 20% dei contagiati sviluppa sintomi simil-influenzali come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati o eruzioni cutanee. In meno dell’1% dei casi, soprattutto in anziani o persone immunodepresse, il virus può causare gravi complicanze neurologiche, come meningite o encefalite, con esiti potenzialmente fatali.

Il bilancio 2025: 9 decessi e 69 casi

Dall’inizio del 2025, l’Italia ha registrato 69 casi confermati di West Nile Virus, con un bilancio di 9 decessi: 1 in Piemonte, 3 nel Lazio e 5 in Campania. L’ultimo caso, riportato il 30 luglio, riguarda un uomo di 76 anni in dialisi, deceduto a Caserta, originario della provincia di Salerno. La distribuzione geografica dei contagi evidenzia focolai significativi in Lazio (soprattutto nella provincia di Latina, con 41 casi) e Campania, ma il virus circola in ben 31 province italiane, dalla Pianura Padana al Sud.

Matteo Bassetti, primario dell’Irccs ospedale policlinico San Martino di Genova, invita a evitare allarmismi: “In realtà non sembra esserci un aumento dei casi rispetto a quelli che abbiamo visto negli anni precedenti”. Tuttavia, sottolinea una novità: “La casistica di quest’anno riguarda regioni diverse, soprattutto il Lazio e la Campania”. Bassetti chiarisce quando è necessario rivolgersi a un ospedale: “Solo se alla febbre si associano sintomi neurologici quali per esempio mal di testa, rigidità nucale, confusione mentale, paralisi dei nervi facciali, tremori”. In assenza di tali sintomi, l’esperto sconsiglia di intasare i pronto soccorso, già sotto pressione nella stagione estiva.

Zanzara
Zanzara

Sorveglianza avanzata in Umbria

La Regione Umbria, pur non avendo registrato casi umani o animali, ha intensificato la sorveglianza per prevenire la diffusione del virus. Il Servizio Prevenzione, Sanità Veterinaria e Sicurezza Alimentare ha implementato un sistema multidimensionale che include il monitoraggio entomologico tramite trappole per zanzare, attive dalla primavera all’autunno, e controlli sierologici su uccelli ed equidi. Questo approccio consente di rilevare tempestivamente la presenza del virus, permettendo l’attivazione immediata di misure di prevenzione.

La Regione promuove anche una campagna di comunicazione in collaborazione con le aziende sanitarie locali e Anci Federsanità, invitando i cittadini a proteggersi eliminando ristagni d’acqua, utilizzando repellenti e installando zanzariere, soprattutto nelle ore serali. Inoltre, è attivo un sistema di allerta per gli apicoltori, avvisati in caso di trattamenti di disinfestazione per proteggere le api, e un piano per contrastare la resistenza delle zanzare agli insetticidi, garantendo l’efficacia delle misure di controllo a lungo termine.

L’appello per la disinfestazione

La Guardia Nazionale Ambientale, attraverso il Dirigente Generale Settore Fondamentale Niccolò Francesconi, ha lanciato un appello urgente alle istituzioni: “Non possiamo aspettare che il virus si diffonda. Serve un piano coordinato e tempestivo di disinfestazione in tutti i comuni italiani, con particolare attenzione alle aree urbane e rurali più esposte”. L’organizzazione sottolinea la necessità di interventi frequenti e mirati per ridurre la popolazione di zanzare Culex, principale vettore del virus.

Le autorità sanitarie concordano sull’importanza di contrastare i vettori. Le piogge intense seguite da ondate di calore, combinate con le rotte migratorie degli uccelli, hanno favorito la proliferazione delle zanzare e la circolazione del virus. Tuttavia, esperti come Pierluigi Campitiello, citato da Repubblica, avvertono che “la disinfestazione non è l’unica soluzione, né va applicata in modo indiscriminato. Un intervento eccessivo o non mirato rischia di essere inefficace e avere impatti ambientali indesiderati”.

Sangue sicuro grazie ai controlli

Il Centro Nazionale Sangue, diretto da Luciana Teofili, svolge un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza delle trasfusioni. Il virus può essere trasmesso attraverso il sangue, rendendo necessaria una sorveglianza rigorosa. “Sono anni che abbiamo il West Nile. Il sistema è rodato”, spiega Teofili in un’intervista a Repubblica. “Prima identifichiamo le province con circolazione del virus. Oggi sono 31 quelle in cui c’è stato almeno un campione infetto fra zanzare, uccelli, cavalli o persone. Lì effettuiamo i controlli”.

Il test NAT, che identifica il materiale genetico del virus nel sangue donato, permette di verificare in uno o due giorni la sicurezza delle sacche. Questo sistema ha intercettato circa 230 casi di infezione tra i donatori dal 2020 al 2024, evitando trasmissioni attraverso trasfusioni. “Questo ci costringe a effettuare test aggiuntivi, ma per fortuna non limita le donazioni di sangue. Con le scorte rientriamo nei limiti, anche se resta da affrontare ancora metà estate”, aggiunge Teofili.

Prevenzione individuale e collettiva

Le autorità sanitarie raccomandano misure di prevenzione personale: eliminare ristagni d’acqua, utilizzare repellenti, indossare abiti a maniche lunghe e installare zanzariere. A livello collettivo, il Piano Nazionale di Prevenzione, Sorveglianza e Risposta alle Arbovirosi 2020-2025 coordina le attività di monitoraggio su zanzare, uccelli ed equidi, coinvolgendo enti come l’Istituto Superiore di Sanità e gli Istituti Zooprofilattici. Le regioni colpite da anni, come quelle del Nord, hanno sistemi di sorveglianza più consolidati rispetto a Lazio e Campania, dove il virus è emerso con maggiore intensità nel 2025.

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