Tre bambini salvati grazie ad un solo cuore: cos’è il trapianto “domino”
Questo trapianto rappresenta non solo un'impresa chirurgica senza precedenti, ma anche un simbolo di etica della donazione, innovazione clinica e collaborazione multidisciplinare di alto livello, aprendo nuove prospettive per il trattamento delle malattie cardiache pediatriche.
A New York è stato eseguito un trapianto cardiaco rivoluzionario che ha salvato la vita di tre bambini utilizzando un solo cuore, segnando un nuovo capitolo nella cardiochirurgia pediatrica. L’intervento, chiamato “split-root domino partial heart transplant”, è uno dei primi casi al mondo di trapianto a domino con suddivisione delle radici valvolari, mai tentato prima in questi termini.

I tipi di interventi eseguiti
La paziente principale, Hend Almesafri, 11 anni, affetta da una rara cardiomiopatia genetica, ha ricevuto un cuore intero da un donatore deceduto. Le sue valvole cardiache native, però, erano ancora perfettamente funzionanti. I chirurghi del NewYork-Presbyterian Morgan Stanley Children’s Hospital hanno così deciso di utilizzare queste valvole sane per salvarne altri due bambini, Thomas “Teddy” Carter, 3 anni, e John Catoliato, 2 anni, entrambi nati con gravi difetti alle valvole cardiache. Teddy ha ricevuto la valvola aortica e John quella polmonare, in due distinti interventi chirurgici.
L’intervento è durato quasi 24 ore ed è stato condotto da un’équipe multidisciplinare guidata dai cardiochirurghi Dr. David Kalfa e Dr. Andrew Goldstone, con la collaborazione di anestesisti, infermieri, perfusionisti, tecnici e personale di terapia intensiva pediatrica.
Il vantaggio rispetto all’utilizzo delle protesi artificiali
La vera innovazione di questa procedura è che le valvole trapiantate sono “vive” e potranno crescere con i bambini, evitando la necessità di ripetuti interventi di sostituzione, un grande vantaggio rispetto alle protesi biologiche tradizionali che non crescono e richiedono sostituzioni frequenti. Il Dr. Kalfa ha sottolineato che anche un cuore malato può diventare una risorsa preziosa per altri pazienti, moltiplicando le vite salvate e riducendo la dipendenza dalle protesi artificiali.
Nuove prospettive per il trattamento delle malattie cardiache pediatriche
Dopo l’intervento, i tre bambini e le loro famiglie si sono incontrati, mostrando un quadro di salute positivo e un forte legame nato da questa esperienza straordinaria.
Questo trapianto a domino rappresenta non solo un’impresa chirurgica senza precedenti, ma anche un simbolo di etica della donazione, innovazione clinica e collaborazione multidisciplinare di alto livello, aprendo nuove prospettive per il trattamento delle malattie cardiache pediatriche.
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Come funziona esattamente il trapianto domino
Il trapianto domino è una tecnica chirurgica innovativa che consente di salvare più pazienti con un solo organo donato, attraverso una catena di trapianti collegati tra loro.
Concetto base: un primo ricevente riceve un organo da un donatore cadavere o vivente. Questo primo ricevente, a sua volta, diventa donatore di un suo organo (o parte di esso) che viene trapiantato a un secondo ricevente. In pratica, l’organo del primo ricevente, spesso ancora funzionante ma non più adatto a lui, viene “riciclato” per salvare un altro paziente.
Esempio nel trapianto di fegato: un paziente affetto da una malattia metabolica genetica (come la leucinosi) riceve un fegato da un donatore cadavere. Il fegato del paziente, pur malato dal punto di vista metabolico, ha funzioni epatiche normali e viene trapiantato a un secondo paziente che non ha la malattia genetica, quindi non rischia di svilupparla. Così con un solo donatore si salvano due pazienti.
Esempio nel trapianto di cuore (caso recente a New York): un cuore intero viene trapiantato a un bambino con cardiomiopatia. Le valvole cardiache native del bambino, che sono ancora sane, vengono asportate e trapiantate in due altri bambini con difetti valvolari. Questo “split-root domino partial heart transplant” permette di salvare tre bambini con un solo cuore donato.
Vantaggi principali
– Moltiplica il numero di vite salvate con un singolo organo donato.
– Permette di utilizzare organi o parti di organi che altrimenti sarebbero scartati.
– Nel caso delle valvole cardiache, esse sono “vive” e possono crescere con il bambino, riducendo la necessità di ulteriori interventi.
– Nel caso del fegato, la malattia metabolica genetica del primo ricevente non si trasmette al secondo perché quest’ultimo non ha il difetto genetico.
Requisiti e limiti
– La tecnica può essere applicata solo in casi selezionati, con pazienti e organi specifici.
– Richiede un’elevata competenza chirurgica e un’organizzazione multidisciplinare complessa.
– Nel caso del cuore, la suddivisione delle radici valvolari è un’operazione molto delicata e innovativa.
In conclusione, il trapianto domino è una strategia di trapianto a catena che sfrutta la possibilità di riutilizzare organi o parti di organi da un primo ricevente per salvarne altri, aumentando così l’efficacia della donazione e ampliando le possibilità di cura per pazienti con gravi patologie.