Quali sono i sintomi della dipendenza da gioco d’azzardo?

Conoscere i sintomi è fondamentale per intervenire in tempo prima che le conseguenze della ludopatia possano essere irreparabili e, a volte, purtroppo definitive. 

E conoscere i segni della dipendenza dal gioco d’azzardo non è utile solo per la vittima così da chiedere aiuto se riesce a superare la vergogna ma per ‘i terzi’, soprattutto familiari e amici affinché possano agire al più presto se nutrono il sospetto che un proprio caro possa essere finito nella morsa del gioco. Perché, giusto ribadirlo ogni qual volta necessario, quando raggiunge la cronicità, la ludopatia non può essere (quasi) mai sconfitta solo dal malato ma ha bisogno di un supporto esterno, anche professionale. 

Incapacità a fermarsi: il giocatore compulsivo non riesce a smettere di puntare. E non solo perché deve rincorrere le perdite con la vana speranza di recuperarle e così colmare i buchi finanziari conseguenti ma anche perché è in preda all’azione della scommessa. Non gli interessa tanto vincere soldi ma accumularli e lo zero sul bilancio del conto di gioco non lo forza a fermarsi ma lo ‘invita’ a fare di tutto affinché scompaia. 

Il ludopatico è così assuefatto dal gioco che, seduto davanti al computer, dimentica persino di andare in bagno o di mangiare e cessa di dare ascolto agli stimoli esterni. Non esiste altro che la puntata e la necessità impellente di ripristinare lo status quo. Può persino piangere o pronunciare frasi senza senso o pregare o recitare formule propiziatorie mentre gioca. Nonostante stia male e ne sia soprattutto consapevole, non riesce a smettere.

LEGGI ANCHE: Qual è la definizione di ludopatia?

Scommettere soldi che non possono essere persi: un altro terribile segno della ludopatia è puntare denaro che il giocatore non può permettersi di perdere. Ovvero, utilizza risorse che vanno al di là di quelle pensate per essere investite sulle attività di svago. Può, infatti, capitare che, pur di recuperare le perdite, il malato possa versare sui conti di gioco il denaro della famiglia necessario per la vita quotidiana, le emergenze e i progetti, sempre con l’illusoria speranza che sia soltanto un prestito a brevissimo termine in attesa della vincita che possa risolvere ogni problema. Questo è uno dei segni più pericolosi che, com’è facile da intuire, crea anche gravi ripercussioni sugli affetti.

Giocare per recuperare quanto perso: questo sintomo è la causa principale dei disastri finanziari causati dalla ludopatia. Il giocatore continua a puntare con l’obiettivo di recuperare (del tutto o in parte) quanto svanito nel nulla. Nel poker questo segno ha un nome: tilt, ovvero quando si cominciano a commettere errori sempre più grandi che, alla fine, aumentano le perdite. Si tratta di una reazione emotiva ad una ‘bad beat’, una mano molto forte che perde in una maniera inattesa. Questo sintomo si basa su una convinzione errata: prevedere il caso e ritenere che, prima o poi, la fortuna deve per forza bussare alla porta.

Sei su Telegram? Segui le notizie di SaluteLab.it sul nostro canale! Iscriviti, cliccando qui!

Giocare sempre più soldi: direttamente collegato al sintomo precedente, i ludopatici giocano sempre più soldi perché ci vogliono puntate più grosse per recuperare le perdite. Ad esempio, si va al raddoppio al blackjack o alla roulette, senza tenere conto delle proprie risorse. Anche in questo caso c’è l’affidamento sbagliato sulla fortuna che, in quanto tale, è priva di razionalità. Non si può mettere la mano sul fuoco sul fatto che dopo cinque numeri rossi ne esca un sesto dello stesso colore o nero oppure lo zero (o il doppio zero) così come che, dopo cinque sconfitte con il banco, alla sesta ci sia un blackjack ad aspettare il giocatore. Azzardo, in fondo, deriva dall’arabo az-zahr, cioè dado, ed è un rischio a cui si va incontro senza alcuna possibilità di scorgere preliminarmente una possibilità a favore o contro.

Fare qualsiasi cosa per avere soldi da giocare: questo è un sintomo estremo che può arrivare anche a sconfinare in azioni penalmente perseguibili, come escogitare truffe, rubare o richiedere prestiti con la consapevolezza della mancanza di risorse per poterli onorare.

Prima il gioco, poi il resto: il malato di ludopatia preferisce il gioco alle altre attività quotidiane, comprese quelle professionali. A tal proposito, lo smart working permette al giocatore compulsivo finanche di scommettere durante l’attività di lavoro perché, naturalmente, non può essere scoperto. Tra gli effetti c’è pure l’improduttività che deriva dal minor tempo dedicato alla professione e dalla scarsa concentrazione: il rischio è essere licenziati se lavoratori dipendenti o la diminuzione dei profitti se liberi professionisti. Inoltre, ci sono ludopatici che preferiscono la solitudine del gioco alla vita sociale, trascorrere ore e ore al bingo online piuttosto che fare una passeggiata in un parco o andare al cinema o al teatro. Questo è il fenomeno della desocializzazione. 

Le bugie: un giocatore compulsivo mente. Dice, anzitutto, di non esserlo come un tossicodipendente sostiene che non si droga o un alcolizzato che non beve più del giusto. Un giocatore cronico, però, soprattutto se impegnato in una relazione familiare, mente anche su come siano spariti i soldi dal conto corrente o sulle operazioni con la carta di credito. E mente se costretto a dichiarare la propria condizione, promette di non ricaderci più ma non fa nulla di concreto per curarsi e, puntuale, ripiomba nell’incubo. Semplicemente perché la ludopatia non è un vizio. Anche se è doloroso affermarlo, non bisogna credere alle parole di un giocatore compulsivo ma occorre costruire un percorso di guarigione che abbia i fatti come unici metri di giudizio.

Suicidio: in questo caso, più che sintomo, è meglio parlare di complicanza estrema perché dalla morte non si può tornare indietro. Il ludopatico, consapevole di avere arrecato danni insormontabili a se stesso e ai propri cari, sia di natura emotiva che economica, può cominciare ad avere pensieri suicidi perché non crede più che la vita possa prendere una piega positiva. Questa è la fase della disperazione, lo step degenerativo della depressione. Ed è sbagliato fare affidamento al luogo comune che non si toglierà mai la vita chi dice che ci sta pensando o minaccia di farlo. Anzi, è proprio questo il momento di intervenire perché si tratta di un grido d’aiuto da parte della vittima della malattia. E ciò prima che possa passare dalle parole ai fatti.

Ricapitolando, i ludopatici hanno alcuni tratti in comune:

  • Problemi di salute: depressione, ansia, solitudine, disturbi dell’umore;
  • Problemi economici: debiti, mancati guadagni;
  • Problemi di dipendenza: i ludopatici possono anche essere dipendenti dal tabacco, dall’alcol o dalle droghe;
  • Problemi sociali: allontanamento dalla famiglia, dagli amici, dai colleghi;
  • Problemi penali: il sovraindebitamento può portare al compimento di alcuni reati contro il patrimonio;
  • Dopo una prima vincita seguita da una sconfitta, cercano disperatamente di recuperare la perdita;
  • Non riescono a smettere di giocare;
  • Non giocano per divertirsi ma per necessità o per insoddisfazione.

Articoli correlati