Ludopatia, qual è la definizione?

Ludopatia è il termine italiano che usiamo per indicare la dipendenza patologica dal gioco d’azzardo, cioè l’incapacità di smettere di giocare. Il malato è convinto di potere controllare il caso – pensa che, dopo una serie di sconfitte, arriverà la vittoria – e scommette grosse quantità di denaro. Ciò avviene perché il gioco d’azzardo stimola il sistema di ricompensa del cervello, proprio come fanno la droga e l’alcol.

La ludopatia è, quindi, una dipendenza comportamentale che, come spiegato dallo psichiatra e psicanalista statunitense Aviel Goodman, “è un processo mediante il quale un comportamento, che può funzionare sia per produrre piacere che per alleviare un disagio interiore, viene utilizzato in una modalità caratterizzata dalla incapacità ripetuta di controllare quel comportamento, nonostante arrechi conseguenze negative significative”.

Inoltre, come definito dalla dott.ssa Julietta Hazart, esperta francese in dipendenze, la ludopatia è “una pratica inappropriata, persistente e ripetuta del gioco d’azzardo che porta all’interruzione delle attività personali, familiari e professionali e a sofferenze clinicamente significative. Il gioco d’azzardo patologico implica di rischiare qualcosa di valore nella speranza di ottenere qualcosa di valore maggiore”.

Riassumendo, a proposito dell’impatto della ludopatia sulla vita del giocatore, gli effetti si ripercuotono su quattro ambiti:

  • Sullo studio e sul lavoro;
  • Sulla salute mentale e fisica;
  • Sulle finanze;
  • Sulle relazioni con familiari, amici e colleghi.

La dipendenza da gioco d’azzardo è, pertanto, un disturbo ossessivo compulsivo, caratterizzato da impulsi ricorrenti. Il giocatore, infatti, non riesce a controllare l’impulso di giocare, anche quando è evidente che le azioni porteranno a conseguenze negative per se stessi e gli altri, ad esempio accumulando debiti su debiti e sperperando le risorse familiari con lo scopo di recuperare le perdite (ma si rincorrono e basta).

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