Quali sono i 6 campanelli d’allarme del tumore al colon-retto?

Trattare il tumore al colon-retto vuol dire fare riferimento a dei dati nazionali che parlano di 53mila persone colpite ogni anno. La prevenzione comincia con 6 campanelli d’allarme.

Tumore al colon-retto: cos’è?

Il nostro intestino è molto lungo, all’incirca 7 metri (e può variare dai 4 ai 10 metri o anche più) ed è suddiviso in intestino tenue o piccolo intestino (a sua volta distinto in duodeno, digiuno e ileo) e intestino crasso o grosso intestino.

Il grosso intestino comprende il colon destro o ascendente (con il cieco e l’appendice), il colon trasverso, il colon sinistro o discendente, il sigma e il retto.

Il tumore del colon-retto è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste questo organo. Si distinguono generalmente in tumori del colon vero e proprio e in tumori del retto, ovvero dell’ultimo tratto dell’intestino, in quanto possono manifestarsi con modalità e frequenze diverse: rispettivamente 70 per cento e 30 per cento circa. [Fonte: AIRC (Fondazione AIRC per la ricerca sul Cancro).

Si tratta di una malattia rara al di sotto dei 40 anni e diffusa tra le persone tra i 60 e i 75 anni.

Tutto il processo di proliferazione tumorale deriva da un polipo ovvero delle forme precancerose (benigne, per intenderci). Questo però non sta a significare che tutti i polipi evolvono nella forma maligna: solo una piccola percentuale si trasforma in maligna.

Come intuirete, i polipi sono asintomatici, sono piccoli (in genere) e in casi rari possono dare origine a perdite di sangue rilevabile con la ricerca del ‘sangue occulto’ nelle feci.

Dove si manifesta il tumore del colon-retto? Nella porzione chiamata sigma (l’ultima parte del colon) e nel retto.

La sintomatologia cambia da individuo a individuo, quindi arrivare ad una diagnosi differenziale non è immediato.

Prima di parlare dei sei campanelli, vogliamo sempre parlare di prevenzione soprattutto se c’è un rischio elevato nello sviluppare questo tipo di tumore.

Come da fonte AIRC, la ricerca del sangue occulto nelle feci è in grado di identificare il 25 per cento circa dei cancri del colon-retto e pertanto è raccomandata nell’ambito dello screening per tutti gli individui tra i 50 e i 75 anni di età, con cadenza biennale.

In caso di positività dell’esame è indicata la colonscopia, un esame del colon con un apposito tubo flessibile. In caso di familiarità per neoplasia del colon retto la colonscopia è indicata a partire dai 45 anni oppure 10 anni prima dell’età della diagnosi del parente di primo grado.

L’esame, se negativo, va ripetuto ogni cinque anni. La ricerca del sangue occulto nelle feci, in questi casi, viene effettuata annualmente. In caso di sindromi genetiche ereditarie bisogna invece seguire protocolli specifici a partire dalla giovane età.

Un’altra strategia di provata efficacia, adottata come screening in alcune regioni di Italia, combina la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni con una rettosigmoidoscopia, esame più semplice della colonscopia da farsi una sola volta nella vita, tra i 58 e i 60 anni.

I principali campanelli d’allarme segnalati:

1 – Presenza di sangue rosso-vivo, talvolta misto a muco, nelle feci
2 – Senso di incompleta evacuazione
3 – Defecazione in più tempi ravvicinati
4 – Perdita di peso senza causa evidente
5 – Senso di spossatezza
6 – Febbricola, specialmente nelle ore serali

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