Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e guerra, cosa comporta?

I continui aggiornamenti sulla situazione in Ucraina ci spingono a riflettere sulle ferite che la guerra porta con sé. Tali ferite non sono soltanto di carattere fisico, ma si associano anche a delle brecce, a delle lacerazioni, del mondo psichico. Per questo motivo, in questo articolo approfondiremo il tema del disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Guerra e psicopatologia

In questi giorni, i giornali ci aggiornano costantemente sulle notizie riguardanti gli attacchi della Russia contro la popolazione ucraina. Anche i social diventano il luogo attraverso cui i soldati e i civili rendono pubblici gli effetti della guerra su di loro e si riempiono così di saluti, di immagini e di testimonianze sulla situazione catastrofica in cui sono coinvolti.

La guerra è un evento lacerante sotto molti punti di vista: colpisce la popolazione e si insidia nella psiche del singolo. Provoca una vera e propria rottura, un trauma. Il termine trauma, di derivazione greca, significa letteralmente ledere e fa quindi riferimento ad una ferita psichica causata da un evento che sovrasta le capacità dell’individuo di farvi fronte. Ed è proprio il trauma che sta alla base del disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Durante la Prima Guerra Mondiale, i medici cominciarono ad osservare frequentemente la presenza di alcuni sintomi nei soldati coinvolti nel conflitto. Essi soffrivano di paralisi e tremori, di insonnia e riportavano sogni a contenuto fortemente terrifico. Fu solo negli anni del secondo conflitto mondiale che a questa sindrome venne dato il nome di “nevrosi traumatica di guerra”.

Disturbo da stress post-traumatico (PTSD)

Il DSM-5 definisce i criteri che caratterizzano il disturbo da stress post-traumatico:

A. Essere esposti ad un evento traumatico che ha messo in pericolo la propria vita, oppure un grave infortunio o un abuso sessuale in uno dei seguenti modi:

1. Avere fatto una esperienza traumatica diretta
2. Avere assistito ad una esperienza traumatica di qualcun altro
3. Essere venuto a conoscenza di un evento traumatico accaduto ad un familiare o ad un amico
4. Essere esposti più volte o in modo estremo a dettagli sgradevoli di un evento traumatico (questo criterio non si applica ad eventi o dettagli conosciuti attraverso televisioni, giornali o altri media)

B. La presenza di uno o più tra i seguenti sintomi intrusivi:

1. Ricorrenti, involontarie ed intrusive memorie disturbanti dell’evento traumatico
2. Ricorrenti incubi in cui il contenuto è legato al trauma
3. Reazioni dissociative (come i flashback) che portano il soggetto a sentire e comportarsi come se stessero rivivendo il trauma
4. Stati intensi e prolungati di disagio psicologico che si attivano da stimoli interni o esterni (ad esempio sentendo un particolare odore) che sono collegate al trauma
5. Reazioni fisiologiche marcate che si attivano da stimoli interni o esterni collegati al trauma

C. Evitamento costante di stimoli associati agli eventi traumatici. Tale evitamento deve essere iniziato a seguito dell’evento traumatico e può essere di due tipi:

1. Evitamento o sforzi per evitare ricordi, pensieri o sensazioni collegate all’evento traumatico.
2. Evitamento o sforzi per evitare persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti e situazioni che ricordano l’evento traumatico e che scatenano pensieri, ricordi e sensazioni sgradevoli.

D. Alterazioni nel pensiero o nell’umore che iniziano o peggiorano a seguito dell’evento traumatico. Per soddisfare il criterio sono necessari almeno due sintomi tra questi indicati:

1. Incapacità a ricordare un aspetto importante del trauma.
2. Pensieri e credenze esageratamente negative e persistenti che riguardano se stessi, gli altri e il mondo.
3. Persistenti cognizioni distorte sulle cause e le conseguenze dell’evento traumatico che portano l’individuo ad incolparsi dell’accaduto.
4. Uno stato emotivo negativo persistente (ad es. costante sensazione di colpa, vergogna, ansia, terrore)
5. Marcata diminuzione di interessi e partecipazione alle attività quotidiane
6. Sensazione di distacco o straniamento dagli altri.
7. Persistente incapacità a sentire emozioni positive

E. Marcate alterazioni nell’arousal e nella reattività associati all’evento traumatico che iniziano o peggiorano dopo l’evento traumatico. Sono necessari almeno due dei seguenti sintomi:

1. Umore irritabile e scatti di rabbia espressi con aggressioni verbali o fisiche verso oggetti o persone
2. Comportamenti spericolati o auto-distruttivi
3. Ipervigilanza
4. Reazioni di trasalimento esagerate
5. Problemi di concentrazione
6. Disturbi del sonno

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