Muore dopo un lavaggio nasale: allerta in Texas per l’ameba “mangia-cervello”
Il caso della donna texana conferma che la pratica dei lavaggi nasali con acqua del rubinetto non bollita può esporre al rischio di infezione da Naegleria fowleri, sebbene l’evento sia estremamente raro.
Una donna di 71 anni, precedentemente in buone condizioni di salute, è morta in Texas dopo aver contratto un’infezione letale causata da Naegleria fowleri, nota come “ameba mangia-cervello”. Secondo il rapporto dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la donna aveva utilizzato acqua del rubinetto non bollita proveniente dal sistema idrico di un camper (RV) per eseguire lavaggi nasali tramite un dispositivo di irrigazione. Quattro giorni dopo l’uso del dispositivo, ha sviluppato sintomi neurologici gravi (febbre, mal di testa, stato mentale alterato), seguiti da convulsioni e, nonostante le cure, è deceduta otto giorni dopo l’inizio dei sintomi.

Che cos’è la Naegleria fowleri e come si contrae l’infezione
Naegleria fowleri è un’ameba microscopica, libera, che vive in acque dolci calde come laghi, fiumi, sorgenti termali e, più raramente, in piscine non adeguatamente clorate e nei sistemi idrici domestici, inclusi i serbatoi e le tubature. L’infezione, chiamata meningoencefalite amebica primaria (PAM), si verifica quando l’acqua contaminata entra nel naso: l’ameba attraversa la lamina cribrosa e raggiunge il cervello, provocando una rapida distruzione del tessuto cerebrale.
L’infezione non si contrae bevendo acqua contaminata né si trasmette da persona a persona.
I sintomi iniziali, simili a quelli di una meningite batterica, includono mal di testa, febbre, nausea, vomito e stato confusionale; la progressione è rapidissima e la mortalità sfiora il 98%.
Rischio e prevenzione: perché i lavaggi nasali sono pericolosi con acqua non sterile
Il caso della donna texana conferma che la pratica dei lavaggi nasali con acqua del rubinetto non bollita può esporre al rischio di infezione da Naegleria fowleri, sebbene l’evento sia estremamente raro. L’ameba può sopravvivere e moltiplicarsi nei serbatoi d’acqua, nelle cisterne e nelle tubature domestiche, soprattutto se l’acqua è stata stagnante o non adeguatamente trattata.
Le principali autorità sanitarie (CDC) raccomandano di usare per i lavaggi nasali solo:
– acqua distillata o sterile acquistata in negozio
– acqua precedentemente bollita e poi raffreddata,
– acqua filtrata con filtri certificati (pore size ≤1 micron).
L’acqua del rubinetto, anche se limpida e inodore, può contenere l’ameba: la semplice aggiunta di sale per preparare soluzioni saline non è sufficiente a inattivarla.
Quadro epidemiologico e impatto
L’infezione da Naegleria fowleri è rarissima: negli Stati Uniti, tra il 1962 e il 2023, sono stati registrati solo 164 casi, con meno di 10 casi all’anno e un tasso di sopravvivenza bassissimo (solo 4 sopravvissuti). Tuttavia, la letalità e la rapidità della progressione rendono fondamentale la prevenzione, soprattutto in caso di pratiche come i lavaggi nasali o le abluzioni rituali.
Come ridurre il rischio
– Utilizzare solo acqua distillata, sterile o bollita e raffreddata per irrigazioni nasali o abluzioni.
– Evitare di immergere la testa in acque dolci calde di origine naturale, soprattutto in estate.
– In caso di sintomi neurologici dopo lavaggi nasali o immersioni, rivolgersi immediatamente a un medico.
La morte della donna in Texas rappresenta un evento raro ma emblematico dei rischi legati all’uso improprio dell’acqua nei lavaggi nasali. La prevenzione, tramite l’uso di acqua sterile o bollita, resta l’unica difesa efficace contro questa infezione quasi sempre letale.
L’importanza della diagnosi precoce nei casi di Naegleria fowleri
La diagnosi precoce è cruciale per salvare vite nei casi di infezione da Naegleria fowleri, poiché la malattia progredisce estremamente rapidamente e ha un tasso di mortalità superiore al 95%.
Ecco in che modo una diagnosi tempestiva può fare la differenza:
– Avvio immediato della terapia: riconoscere precocemente la meningoencefalite amebica primaria (PAM) consente di iniziare subito trattamenti aggressivi con farmaci come amfotericina B, miltefosina, rifampicina e fluconazolo, che hanno dimostrato di essere efficaci in alcuni casi isolati di sopravvivenza. Ritardare la diagnosi, invece, riduce drasticamente le possibilità di successo terapeutico.
– Riduzione dei ritardi dovuti a diagnosi errate: i sintomi iniziali della PAM sono simili a quelli di una meningite batterica o virale, portando spesso a diagnosi sbagliate e a un conseguente ritardo nell’inizio del trattamento specifico. La diagnosi precoce, anche attraverso tecniche rapide come la PCR su liquido cerebrospinale, permette di distinguere subito la PAM dalle altre forme di meningite.
– Miglioramento della prognosi: anche se la prognosi rimane generalmente sfavorevole, i rari casi di sopravvivenza documentati nella letteratura scientifica sono stati possibili proprio grazie a un riconoscimento e a un trattamento tempestivi. L’identificazione rapida dell’ameba nel liquor, seguita da una terapia intensiva, rappresenta l’unica possibilità concreta di sopravvivenza.
– Interventi di sanità pubblica: una diagnosi precoce consente di attivare rapidamente misure di prevenzione per la comunità, come l’avviso sull’uso sicuro dell’acqua e il controllo delle fonti idriche potenzialmente contaminate.
Strumenti diagnostici per una diagnosi tempestiva
– Analisi del liquido cerebrospinale (CSF) per la ricerca dei trofozoiti
– Tecniche molecolari (PCR) ad alta sensibilità e rapidità
– Imaging cerebrale per identificare precocemente i danni neurologici
Considerazioni finali
La rapidità di progressione della PAM rende la diagnosi precoce non solo importante, ma spesso decisiva per la sopravvivenza. Solo un riconoscimento tempestivo, supportato da strumenti diagnostici avanzati e da una pronta somministrazione di terapie specifiche, può offrire una possibilità di salvezza in una malattia altrimenti quasi sempre fatale.