Mangiare male accelera la demenza: lo studio che lo dimostra
Una dieta ricca di carne rossa e bibite zuccherate accelera l’insorgenza di demenza e malattie croniche.
Mangiare troppa carne rossa e bere bevande gassate zuccherate può davvero anticipare l’arrivo di malattie come la demenza? Secondo un nuovo studio durato 15 anni, ripreso dal Daily Mail, la risposta è sì.

Indice dell'articolo
- 1 Una dieta sbagliata può favorire la comparsa di più malattie contemporaneamente
- 2 Cosa dice davvero lo studio?
- 3 Nessuna dieta imposta, solo osservazione reale
- 4 I risultati parlano chiaro
- 5 Muscoli e articolazioni? Qui la dieta conta meno
- 6 Dieta infiammatoria: un acceleratore invisibile
- 7 Donne e anziani: i maggiori benefici da una dieta sana
- 8 Dieta sbagliata e malattie: un’epidemia silenziosa
- 9 Non si muore solo: si vive male
- 10 Alimentazione sana = invecchiamento più sereno
- 11 FAQ – Domande frequenti
- 12 Resta aggiornato su salute e benessere
Una dieta sbagliata può favorire la comparsa di più malattie contemporaneamente
I ricercatori hanno seguito quasi 2.500 adulti anziani per 15 anni, scoprendo che chi aveva una dieta poco sana – ricca di carne rossa e trasformata (come bacon e hamburger), oltre a bibite zuccherate – sviluppava condizioni croniche, soprattutto legate al cervello e al cuore, molto più velocemente rispetto a chi mangiava in modo equilibrato.
Al contrario, chi seguiva una dieta simile a quella mediterranea, ricca di verdura, frutta, cereali integrali, legumi, frutta secca e grassi sani, manifestava molte meno malattie croniche.
Cosa dice davvero lo studio?
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Aging, si basa sullo studio nazionale svedese sull’invecchiamento e l’assistenza (SNAC–K), condotto nella zona di Kungsholmen.
I partecipanti avevano in media 71 anni all’inizio del monitoraggio, e poco più della metà erano donne. Sono stati seguiti fino a 15 anni, e la qualità della loro alimentazione è stata valutata periodicamente tramite questionari.
Nessuna dieta imposta, solo osservazione reale
I partecipanti non hanno seguito diete prescritte. Gli scienziati hanno semplicemente osservato le abitudini alimentari normali di ciascuno, assegnando punteggi in base alla somiglianza con tre schemi alimentari considerati sani:
- Dieta Mediterranea: frutta, verdura, pesce, legumi, olio d’oliva e pochi cibi trasformati.
- Dieta MIND: ideata per proteggere il cervello, unisce la dieta mediterranea alla DASH, che riduce il sale per abbassare la pressione.
- AHEI (Alternative Healthy Eating Index): sistema di punteggio creato ad Harvard, valuta il consumo di alimenti collegati a un minor rischio di malattie importanti.
I risultati parlano chiaro
Chi seguiva una delle tre diete salutari aveva due o tre malattie croniche in meno rispetto a chi mangiava peggio.
Tra le malattie considerate c’erano:
- Cardiopatie
- Demenza
- Depressione
- Morbo di Parkinson
- Diabete
- Tumori
- Problemi muscoloscheletrici (come artrosi o osteoporosi)
Muscoli e articolazioni? Qui la dieta conta meno
Curiosamente, la dieta non sembrava influenzare problemi articolari come artrite o osteoporosi, probabilmente perché queste condizioni dipendono da altri fattori come predisposizione genetica o attività fisica.
Dieta infiammatoria: un acceleratore invisibile
All’estremo opposto delle diete sane, i ricercatori hanno identificato la Empirical Dietary Inflammatory Index (EDII): un indice che misura quanto un’alimentazione favorisca l’infiammazione nel corpo.
Chi seguiva una dieta con molta carne rossa, cibi trasformati e zuccheri tendeva ad accumulare più rapidamente malattie croniche nel tempo.
Il termine chiave qui è “multimorbidità”: ossia vivere con più patologie croniche contemporaneamente.
Donne e anziani: i maggiori benefici da una dieta sana
L’effetto protettivo delle diete sane era più evidente tra le donne e negli over 78, definiti nello studio come “i più anziani tra gli anziani”.
Un aspetto importante sottolineato da Adrián Carballo–Casla, ricercatore postdoc al Karolinska Institutet:
“I nostri risultati dimostrano quanto sia importante l’alimentazione nello sviluppo della multimorbidità nelle popolazioni che invecchiano.” — Adrián Carballo–Casla, Aging Research Centre, Karolinska Institutet
Dieta sbagliata e malattie: un’epidemia silenziosa
Questo studio si aggiunge a una lunga serie di ricerche che mettono in luce l’impatto negativo dei cibi ultra-processati.
Nel 2025, uno studio condotto nel Regno Unito ha rivelato che oltre il 50% della dieta britannica è composta da alimenti ultra-processati, associati a 18.000 morti premature all’anno per:
- Diabete
- Cancro
- Patologie cardiache
- Depressione
Inoltre, la demenza colpisce una persona su 11 sopra i 65 anni nel Regno Unito. Si stima che oltre 1 milione di britannici ne saranno affetti entro il 2030.
A livello globale, si prevede che i casi di demenza triplicheranno entro il 2050, raggiungendo i 150 milioni.
Non si muore solo: si vive male
Infarto e ictus sono ancora tra le principali cause di morte, ma il vero allarme riguarda i sopravvissuti.
Le cure salvano sempre più vite, ma lasciano molti con disabilità a lungo termine. Gli ictus, in particolare, rappresentano oggi una delle principali cause di disabilità grave negli adulti.
Alimentazione sana = invecchiamento più sereno
Questo studio rafforza l’idea che la qualità della dieta possa:
- Rallentare l’invecchiamento
- Ridurre l’infiammazione cronica (“inflammaging”)
- Prevenire più malattie contemporaneamente
Il prossimo passo? Capire quali consigli nutrizionali funzionano meglio in base all’età, al sesso, allo stato di salute e al contesto sociale.
FAQ – Domande frequenti
La dieta può davvero prevenire la demenza?
Non può garantire protezione totale, ma una dieta sana può ridurre il rischio e rallentare l’insorgenza.
Mangiare male fa sempre male al cervello?
Una dieta ricca di zuccheri, grassi saturi e cibi trasformati può favorire infiammazione e degenerazione cerebrale.
Le diete mediterranea e MIND sono uguali?
No, ma sono simili. La dieta MIND è una versione della mediterranea con un focus specifico sulla salute del cervello.