LGBTQ+, discriminazione e rischio isolamento durante la pandemia

La pandemia ha aumentato il senso di isolamento per molte persone nel mondo danneggiando la salute mentale con l’insorgere di ansia e stress. Tuttavia, un nuovo studio condotto in America si concentra su come la pandemia abbia esacerbato problemi psicosociali ed emotivi già esistenti che colpiscono specificamente le persone LGBTQIA+, spesso soggetti a discriminazioni.

La ricerca, pubblicata sul Journal of Homosexuality, esamina come gli adulti che sono minoranze sessuali o di genere siano stati colpiti in modo sproporzionato dai bruschi cambiamenti del modo in cui viviamo, socializziamo e ci relazioniamo gli uni con gli altri.

La pandemia e l’impatto sulla sfera emotiva e sociale

Penso che in modo più significativo durante questo periodo, abbiamo visto l’interruzione di quelli che sono i meccanismi di coping sociale che esistono per le comunità di minoranze di genere“, ha detto l’autore dello studio Scott Emory Moore, PhD, un assistente professore presso la Frances Payne Bolton School of Nurse presso la Case Western Reserve University.

In sostanza, la pressante esigenza di salute pubblica per il distanziamento fisico e l’isolamento in atto ha avuto un impatto psicologico ed emotivo negativo sui gruppi emarginati vulnerabili che spesso cercano conforto e sostegno dalla loro comunità più ampia; sostegno che può avvenire in un’Associazione come Arcigay in Italia e tante altre a supporto inclusivo e amichevole.

Con la pandemia ci si è dovuti adattare ad un distacco brusco dalla propria realtà gay-friendly, una minoranza rispetto ad una realtà ancora denigratoria verso le persone LGBTQIA+.

Per lo studio pubblicato sul Journal of Homosexuality, i ricercatori hanno condotto un sondaggio on-line su 1.380 adulti. Di quel gruppo, 290 erano una minoranza sessuale o di genere, mentre 1.090 non lo erano. Ai partecipanti è stato chiesto dei loro sistemi di supporto sociale percepiti e di eventuali sintomi psicologici e fisici vissuti durante la pandemia.

I risultati?

Le persone appartenenti a minoranze sessuali o di genere hanno manifestato sintomi fisici negativi più frequenti e segni di ansia e depressione durante quei primi 3 mesi di pandemia.

Le persone LGBTQIA+ hanno più del doppio delle probabilità delle persone eterosessuali di segnalare sintomi negativi di salute mentale.

È teorizzato, e i dati supportano l’ipotesi, che questi tassi sproporzionati di risultati negativi di salute mentale sono l’impatto a valle di molteplici forme di discriminazione e stigma“, ha detto a Healthline Katie Brooks Biello, PhD, professore associato nei dipartimenti di scienze comportamentali e sociali ed epidemiologia, e vicepresidente del dipartimento di scienze comportamentali e sociali, presso la Brown University School of Public Health.

Quando sono le evidenze scientifiche ad esprimersi, i dati non possono essere confutati fino a prova contraria e l’esigenza d’inclusione dovrebbe mettere a tacere le bocche della discriminazione e di chi sostiene che la realtà dell’esclusione non esista.

Le ripercussioni negative sulla salute mentale e sul benessere fisico nelle persone LGBTQIA+ sono maggiori rispetto al resto della popolazione, questo dato vorrà forse mettere a nudo la necessità di una legge Zan?

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