Infarto e ictus: i segnali ignorati anni prima dell’emergenza

Quasi tutti i casi di infarto, ictus o scompenso cardiaco mostrano segnali d’allarme anni prima.

Molti credono che le malattie cardiache arrivino all’improvviso. Ma un nuovo studio dimostra che i segnali erano già presenti, spesso ignorati.

Ictus
Ictus

Secondo una ricerca internazionale che ha coinvolto milioni di persone tra Corea del Sud e Stati Uniti, oltre il 99% dei pazienti che hanno avuto un evento cardiovascolare (come infarto, ictus o scompenso cardiaco) avevano almeno un importante fattore di rischio già anni prima dell’episodio.

Un dato che cambia radicalmente la percezione comune: le malattie cardiache raramente colpiscono “dal nulla”. Al contrario, lasciano tracce ben visibili, che però spesso non vengono riconosciute o curate per tempo.

Pressione alta: il segnale più diffuso e sottovalutato

Tra tutti i fattori di rischio, l’ipertensione è il più diffuso in assoluto: colpisce più di 9 persone su 10 tra quelle che poi hanno un evento cardiovascolare.

Questa condizione, nota anche come “killer silenzioso”, spesso non dà sintomi evidenti, ma danneggia lentamente cuore, arterie e cervello. Ecco perché, senza controlli regolari, può passare inosservata per anni.

Uno studio di portata storica

Lo studio è stato condotto da due importanti università: la Northwestern University di Chicago e la Yonsei University di Seul. Gli scienziati hanno analizzato:

  • 9,3 milioni di adulti in Corea del Sud
  • Quasi 7.000 adulti negli Stati Uniti

Grazie a decenni di controlli sanitari di routine, i ricercatori hanno potuto seguire nel tempo i valori di pressione, colesterolo, glicemia e abitudini come il fumo.

Incrociando questi dati con le diagnosi future di infarto, ictus o scompenso cardiaco, è emersa una conclusione inequivocabile: oltre il 99% delle persone colpite aveva già almeno un valore “non ottimale” anni prima dell’evento.

Molto più di un singolo fattore

Nel dettaglio, più del 93% dei partecipanti aveva almeno due o più fattori di rischio:

  • Ipertensione (pressione alta)
  • Colesterolo elevato
  • Glicemia alta o diagnosi di diabete
  • Storia di fumo

Sorprendentemente, anche tra le donne giovani (tradizionalmente considerate a basso rischio), oltre il 95% mostrava segnali premonitori prima di avere ictus o scompenso cardiaco.

La posizione degli esperti

Il professor Philip Greenland, cardiologo alla Northwestern University e autore senior dello studio, è chiaro:

“Questi risultati mostrano in modo convincente che l’esposizione a uno o più fattori di rischio modificabili precede quasi sempre gli eventi cardiovascolari.” — Philip Greenland, cardiologo, Northwestern University Feinberg School of Medicine

Il suo invito è netto: intervenire prima, concentrandosi su ciò che si può cambiare, anziché inseguire cause misteriose o difficilmente modificabili.

Malattie cardiovascolari: prima causa di morte nel mondo

Nel 2025, le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte a livello globale, con circa 18 milioni di vittime ogni anno.

Solo nel Regno Unito, queste patologie causano il 25% di tutti i decessi. In Italia i numeri sono analoghi: secondo l’ISS, le malattie del cuore e della circolazione sono la prima causa di morte, soprattutto dopo i 65 anni.

Il trend preoccupante tra i più giovani

Un altro dato allarmante: sempre più giovani finiscono in ospedale per infarto. Nel Regno Unito, i ricoveri per infarto tra i 30 e i 40 anni sono in aumento negli ultimi anni. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove gli infarti tra gli under 40 crescono del 2% ogni anno.

La causa? Secondo gli esperti:

  • Sovrappeso e obesità
  • Ipertensione
  • Diabete di tipo 2
  • Alimentazione squilibrata
  • Sedentarietà
  • Stress cronico

Anche gli ictus aumentano tra i giovani adulti

Un’indagine nazionale americana ha mostrato che gli ictus tra i 18 e i 44 anni sono aumentati del 15% nell’ultimo decennio, mentre sono diminuiti tra gli anziani.

Ancora una volta, i responsabili sono gli stessi: pressione alta, colesterolo fuori controllo, obesità, diabete precoce, fumo.

Perché i giovani vengono sottovalutati

Molti medici non sospettano problemi cardiaci nei giovani, proprio perché associati agli anziani. Questo porta a ritardi nelle diagnosi e occasioni perse per intervenire prima.

Infatti, molti pazienti non sanno nemmeno di avere problemi, perché:

  • Non si sottopongono a controlli regolari.
  • I sintomi sono assenti o lievi.
  • Trascurano i consigli medici.

Prevenire è possibile: ecco come

La buona notizia è che controllare i principali fattori di rischio è possibile, spesso con cambiamenti nello stile di vita:

  • Mangiare meglio: più verdura, meno grassi saturi.
  • Fare attività fisica regolare.
  • Smettere di fumare.
  • Ridurre lo stress.
  • Assumere farmaci, se prescritti.

Controlli di routine su pressione e colesterolo, anche in mezza età, possono salvare la vita.

Un messaggio chiaro: intervenire prima, non dopo

I ricercatori raccomandano ai sistemi sanitari di potenziare gli screening preventivi, soprattutto tra i 35 e i 55 anni, anche se i pazienti si sentono in salute.

L’obiettivo? Intercettare il rischio prima che sia troppo tardi.

Infarto nelle donne.
Infarto nelle donne.

La ricerca pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology e finanziata dalla National Research Foundation of Korea lancia un messaggio forte e chiaro: quasi tutti gli eventi cardiovascolari gravi possono essere previsti e prevenuti.

Il problema non è la mancanza di segnali, ma la nostra incapacità di ascoltarli per tempo.

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FAQ

Qual è il principale fattore di rischio per infarto e ictus?
La pressione alta (ipertensione), spesso asintomatica.

Anche i giovani devono preoccuparsi di malattie cardiache?
Sì. Infarti e ictus sono in aumento tra i 30 e i 40 anni.

Come si possono prevenire le malattie cardiovascolari?
Con alimentazione sana, attività fisica, stop al fumo e controlli regolari.

Quando iniziare i controlli preventivi?
Già dai 35 anni, anche senza sintomi.

Quali valori vanno monitorati regolarmente?
Pressione arteriosa, colesterolo, glicemia, peso e abitudini (fumo, dieta).

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