I peti possono anche salvare delle vite, ecco perché

In media una persona sana espelle tra i 14 e i 18 peti al giorno. Un’azione utile perché riduce il gonfiore, evacua l’accumulo di gas nell’intestino e rappresenta un buon barometro dello stato della flora intestinale.

Ogni peto, poi, ha un odore che dipende dai gas rilasciati dai batteri presenti nell’intestino. In pratica, stando all’alimentazione che seguiamo, possiamo anche produrre il metano – che è inodore – o l’idrogeno solfato – che è invece molto puzzolente.

A proposito di quest’ultimo, uno studio pubblicato nel 2014 sulla rivista Medicinal Chemistry Communications ne ha rivelato gli effetti benefici.

Infatti, i ricercatori dell’Università di Exeter (Inghilterra) hanno determinato che questo composto, trovato nell’odore delle uova marce o nella flatulenza degli esseri umani, può essere utile per mitigare o prevenire i danni cellulari associati a determinate malattie (ictus, artrite, malattie cardiovascolari…).

peti

Gli scienziati hanno scoperto che quando le cellule sono stressate dalla patologia, secernono meno idrogeno solforato. Ed è proprio questo composto chimico che mantiene il ruolo dei mitocondri, essenziali nella respirazione cellulare e nel loro corretto funzionamento.

Così abbiamo sfruttato questo processo naturale creando un composto chiamato AP39. Si rilasciano lentamente piccole dosi di questo gas e i risultati hanno indicato che quando le cellule stressate sono trattate con l’AP39, i mitocondri sono protetti e le cellule rimangono vive“, ha spiegato il professore Matt Whiteman, co- autore dello studio.

Allora i ricercatori pianificarono di continuare la ricerca, cosa che è avvenuta nel 2018, quando è stato associato l’AP39 ad altri composti chimici: l’AP123 e l’RTO01.

Come rivelato da un articolo pubblicato su Sputnik, si sono raggiunti risultati molto incoraggianti sul rallentamento cellulare nella vecchiaia.

L’avreste mai detto?

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