“Ho smesso di vivere per 10 minuti. Ora vi racconto com’è tornare dalla morte”
Un racconto straordinario di sopravvivenza, gratitudine e speranza.
A volte, la vita ti toglie il respiro. Letteralmente.
Matthew Allick, 42 anni, era clinicamente morto per 10 minuti. Nessun battito cardiaco. Nessun polso. Nessun segno di vita. Oggi, è tornato e vuole raccontare cosa significa davvero rinascere.

Indice dell'articolo
- 1 Il risveglio dopo la morte: “Sembrava solo un sonno profondo”
- 2 Un uomo sano che si è ritrovato a un passo dalla fine
- 3 Il giorno in cui tutto è cambiato
- 4 La morte clinica e il ritorno alla vita
- 5 Un risveglio pieno di speranza
- 6 Ricominciare da zero
- 7 Il “miracolo umano”: solo il 5% sopravvive
- 8 Una vita diversa, ma ancora piena
- 9 Un prodotto utile da tenere sempre in casa
- 10 FAQ – Domande frequenti
Il risveglio dopo la morte: “Sembrava solo un sonno profondo”
«Non ricordo nulla del momento in cui ero morto», confessa Matthew. «Ma ricordo benissimo il risveglio dal coma: è stato come svegliarsi da un lungo sonno tranquillo. Tutto era calmo, come se avessi solo dormito profondamente».
Un’esperienza sorprendente, diversa da ciò che ci si aspetta quando si parla di morte. Nessuna luce in fondo al tunnel, nessun film della vita che scorre davanti agli occhi. Solo una pace profonda.
Un uomo sano che si è ritrovato a un passo dalla fine
Matthew, padre di due figli e originario di Romford, non sembrava affatto il “tipo” da infarto. Si allenava regolarmente, mangiava bene e conduceva una vita attiva. Eppure, verso la fine di agosto 2023, ha iniziato a notare segnali preoccupanti: fiato corto e piedi gonfi.
«I piedi si gonfiavano e poi tornavano normali il giorno dopo, così ho ignorato il problema», racconta. «Pensavo fosse colpa dei turni notturni al lavoro».
Ma la situazione è peggiorata. «Mi bastava alzarmi in piedi un po’ troppo in fretta e mi sentivo come se avessi appena corso una maratona».
Il giorno in cui tutto è cambiato
Un sabato qualsiasi, mentre era al lavoro, un collega lo invita a salire al piano di sopra per vedere la nuova macchina del caffè. Matthew fa per salire le scale… ma si ferma dopo un solo passo. «Ho capito subito che qualcosa non andava. Ho chiesto al mio amico di chiamare l’ambulanza».
Quando i paramedici sono arrivati – in soli cinque minuti – hanno riscontrato un’aritmia cardiaca. Nulla di preoccupante a prima vista, ma lo portano comunque all’ospedale Hammersmith per precauzione.
Ed è lì che tutto precipita. «Un medico mi ha chiesto di valutare il dolore da 1 a 10. Gli ho detto che prima era zero, ma ora era undici. Mi ha detto che non poteva essere undici. Gli ho risposto: “Adesso è tredici”».
Poi, il buio. Matthew crolla. Arresto cardiaco. La causa? Un’embolia polmonare massiva.

La morte clinica e il ritorno alla vita
I medici intervengono subito. Defibrillatore. Rianimazione cardiopolmonare così intensa da provocargli emorragie interne. È ufficialmente clinicamente morto. Ma il team non si arrende.
Lo riportano in vita. Lo mettono in coma farmacologico. Le successive analisi rivelano coaguli di sangue grandi come palline da cricket nel cuore e nei polmoni. Servono più interventi urgenti.
- Catetere per rimuovere i coaguli.
- Trasfusioni di sangue multiple.
- Interventi chirurgici complessi.
«Le trasfusioni mi hanno salvato la vita», dice oggi Matthew con gratitudine.
Un risveglio pieno di speranza
Dopo tre giorni, Matthew si risveglia. Non solo cosciente, ma lucido. Nessun danno cerebrale, nonostante il cervello fosse rimasto a lungo senza ossigeno. I medici erano pronti al peggio, ma lui sorprende tutti.
«All’inizio non riuscivo a muovermi. Pensavo di essere paralizzato. Ma piano piano ho ricominciato a sentire le dita, poi i piedi…».
Anche la memoria era un problema. Faceva fatica a riconoscere i colori, a ricordare i nomi. «Mio fratello mi portò un’arancia e io chiesi: che colore è questo?». Poi, insieme, hanno iniziato a ripassare battute di film per stimolare la memoria. Un lento ma emozionante ritorno alla normalità.
Ricominciare da zero
Matthew ha dovuto reimparare tutto: a sedersi, a camminare, persino a controllare la vescica. Un percorso lungo e difficile, che lo ha lasciato sotto choc quando ha scoperto che si trattava di un infarto.
«Quando me l’hanno detto, sono svenuto. Non ci credevo. Pensavo: “Come può essere successo a me?”».
- Non fumava.
- Non beveva.
- Non era in sovrappeso.
- Non aveva fattori di rischio evidenti.
Ad oggi, è ancora sotto osservazione. I medici non sanno con certezza cosa abbia causato l’arresto cardiaco.
Il “miracolo umano”: solo il 5% sopravvive
«Mi hanno chiamato il “miracolo umano”», racconta. E non a caso: solo il 5% delle persone sopravvive a ciò che ha vissuto lui.
Un elemento chiave? Le trasfusioni di sangue. Per questo, oggi Matthew vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della donazione di sangue, in particolare tra le comunità di origine africana o caraibica.
Secondo NHS Blood and Transplant, pazienti come Matthew hanno maggiori probabilità di guarire se ricevono sangue etnicamente compatibile. «Senza quelle trasfusioni oggi non sarei qui», dice commosso.
Una vita diversa, ma ancora piena
Oggi Matthew si sente al 75% della forma. Ha giorni buoni e giorni difficili. «A volte sento dolori al petto o i piedi si gonfiano e penso: “Ci risiamo”». Ma grazie all’Hammersmith Hospital, ha sempre un punto di riferimento.
«Mi hanno detto: se sei preoccupato, vieni subito. Ti visitiamo immediatamente».
Continuerà a prendere anticoagulanti per tutta la vita. Ma vive. Ama. Ringrazia. La sua compagna, i figli, gli amici. «Un giorno i medici hanno detto che c’erano troppe persone in camera. Ho capito quanto fossi fortunato ad avere così tanto amore intorno».
Un prodotto utile da tenere sempre in casa
Per chi ha problemi di circolazione o ha vissuto esperienze simili a quella di Matthew, può essere utile un misuratore di saturazione e frequenza cardiaca da dito. Facile da usare, utile per tenere sotto controllo ossigenazione e battito in pochi secondi.
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FAQ – Domande frequenti
Cosa significa essere clinicamente morti?
Significa che non ci sono segni vitali, come battito cardiaco o respirazione, ma si può ancora intervenire per rianimare la persona.
Si può tornare alla vita dopo un arresto cardiaco?
Sì, se si interviene rapidamente con defibrillazione e rianimazione, è possibile.
Cosa causa un’embolia polmonare?
È spesso provocata da coaguli di sangue che viaggiano fino ai polmoni, bloccando il flusso sanguigno.
Come funziona la donazione di sangue etnicamente compatibile?
Il sangue di persone della stessa origine etnica può ridurre il rischio di reazioni e migliorare il recupero, soprattutto in caso di trasfusioni multiple.
Si può vivere normalmente dopo un infarto così grave?
Con cure adeguate, riabilitazione e controlli, molte persone tornano a una vita quasi normale.
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Fonte: Metro.