Grave lesione midollare, 33enne paraplegico torna a camminare grazie a stimolazione elettrica epidurale e riabilitazione avanzata

Un esempio concreto di come la sinergia tra ricerca e clinica possa cambiare il destino di chi, fino a ieri, non aveva alternative.

Un eccezionale recupero motorio in un paziente con grave lesione midollare è stato descritto in uno studio pubblicato su Med – Cell Press. Il caso clinico è frutto della collaborazione tra il team multidisciplinare del MINE Lab dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) e i bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinati dal professor Silvestro Micera.

Uomo di 33 anni con paralisi agli arti inferiori

Il protagonista è un uomo di 33 anni colpito, quattro anni fa, da una lesione traumatica a livello T11-T12 estesa al cono midollare, che aveva compromesso gravemente la funzionalità del sistema nervoso centrale e periferico, provocando una paralisi agli arti inferiori.

Impiantato un neurostimolatore nello spazio epidurale

I ricercatori hanno impiantato chirurgicamente un neurostimolatore nello spazio epidurale e, attraverso specifici protocolli di stimolazione e riabilitazione, sono riusciti a ottenere miglioramenti significativi nella forza muscolare, nella deambulazione e nel controllo motorio.

La ricerca avviata nel 2023

Lo studio si inserisce nel solco di un percorso di ricerca avviato nel 2023, quando al San Raffaele venne eseguito il primo impianto di neurostimolatore midollare. Nel 2025, i primi dati su due pazienti trattati erano già stati pubblicati su Science Translational Medicine, confermando l’efficacia della stimolazione elettrica epidurale nel trattamento delle lesioni spinali.

Cosa ha dimostrato il case study

“Con questo case study abbiamo dimostrato, per la prima volta, l’efficacia della stimolazione elettrica epidurale (Epidural Electrical Stimulation, EES) coadiuvata dalla riabilitazione nel ripristinare le funzioni motorie degli arti inferiori in un paziente affetto da paraplegia a causa di una lesione grave estesa al cono midollare, ovvero la porzione terminale del midollo spinale, consentendogli di raggiungere la stazione eretta e di deambulare per brevi distanze”, spiega il dottor Luigi Albano, neurochirurgo e primo autore dello studio.

Ma i benefici hanno superato le aspettative. “Oltre al recupero motorio, la stimolazione ha determinato un miglioramento clinicamente rilevante del dolore neuropatico e della qualità della vita complessiva del paziente”, aggiunge Albano.

Nuove speranze per i pazienti con lesioni midollari gravi

Un risultato che, secondo il professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia al San Raffaele e docente ordinario all’Università Vita-Salute San Raffaele, apre nuove prospettive terapeutiche.

“I risultati di questo studio offrono nuove speranze ai pazienti con lesioni midollari gravi che hanno vissuto un lungo periodo di immobilità, offrendo la possibilità di recuperi impensabili fino a poco tempo fa grazie all’integrazione della neuromodulazione avanzata e della riabilitazione personalizzata”.

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Lesioni del cono midollare: una sfida complessa

Il cono midollare è la parte terminale del midollo spinale, localizzata tra la prima e la seconda vertebra lombare (L1-L2). In quest’area delicatissima, il sistema nervoso centrale si connette con quello periferico: una lesione può dunque compromettere gravemente mobilità, sensibilità e funzioni autonome come minzione, defecazione e sessualità.

“Proprio per la complessità anatomica e funzionale di questa zona, tali lesioni risultano tra le più difficili da trattare e spesso comportano una combinazione di paraplegia, dolore neuropatico severo e disturbi sfinterici”, sottolinea il dottor Albano.

Le opzioni terapeutiche tradizionali, concentrate sulla sola riabilitazione, mostrano in genere margini di recupero limitati. Per questo, la stimolazione elettrica epidurale rappresenta una possibile svolta terapeutica.

Il caso clinico

Il paziente protagonista dello studio aveva riportato una lesione incompleta classificata come grado C nella scala ASIA. Due cicli intensivi di riabilitazione post-incidente non erano riusciti a ripristinare la capacità di camminare o di stare in piedi. I test clinici avevano inoltre evidenziato un danno delle radici nervose da L4 a S1.

Incluso nel trial clinico Neuro-SCS-001, il paziente è stato sottoposto all’impianto di un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi posizionati tra T11 e L1. “Abbiamo impiantato un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi, posizionandolo tra T11 e L1”, racconta il professor Mortini. “La stimolazione, una volta attivata, ha consentito di riaccendere alcuni circuiti nervosi residui, in particolare quelli che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca, essenziali per il recupero della postura e della camminata. Dopo una fase iniziale di calibrazione, il paziente ha seguito un programma riabilitativo innovativo che integra esercizi in ambiente di realtà virtuale, utilizzando feedback sensoriali e motori”.

I risultati del programma integrato

Il programma di riabilitazione, seguito dai fisioterapisti del San Raffaele, ha portato a miglioramenti progressivi e tangibili. “In soli 3 mesi, il paziente ha manifestato un incremento significativo dell’escursione articolare dell’anca, con un conseguente potenziamento della mobilità degli arti inferiori; migliorato il controllo posturale del tronco in posizione seduta, permettendo lo spostamento del baricentro senza perdita di equilibrio. Infine, si è osservato un ampliamento dell’angolo di flessione del tronco, riscontrabile esclusivamente con lo stimolatore attivo”, commenta il dottor Daniele Emedoli, fisioterapista e ricercatore del San Raffaele.

Il successo chirurgico e terapeutico

Nel corso dei mesi, il paziente è passato da esercizi su tapis roulant con scarico del peso a camminare con deambulatore e tutori. Alla dimissione era già in grado di percorrere 58 metri in 6 minuti e completare il test dei 10 metri in poco più di 40 secondi. Il traguardo più straordinario è stato raggiunto sei mesi dopo l’intervento: il paziente ha camminato autonomamente per un chilometro, con il solo ausilio di deambulatore e tutori.

Un successo che, come evidenzia il dottor Sandro Iannaccone, direttore del Dipartimento di Riabilitazione del San Raffaele, è frutto del lavoro congiunto di più figure professionali.

“Il successo di questo percorso dimostra quanto sia fondamentale il lavoro di squadra tra fisioterapisti, fisiatri, neurologi, neurochirurghi e ingegneri. Solo grazie a una stretta collaborazione e a un approccio multidisciplinare, che integra tecniche avanzate di neuromodulazione con la riabilitazione tecnologica e personalizzata, è stato possibile raggiungere risultati così significativi nel recupero motorio del paziente”.

Un esempio concreto di come la sinergia tra ricerca e clinica possa cambiare il destino di chi, fino a ieri, non aveva alternative.

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