Dolore all’anca scambiato per tendinite ma era un tumore, la storia di una 23enne
Dolore all’anca scambiato per un problema posturale: dopo mesi arriva la diagnosi di un tumore raro. La storia di una giovane donna diventa un monito a non ignorare i segnali del corpo.
Ascoltare il proprio corpo può fare la differenza, soprattutto quando i sintomi vengono minimizzati.

È il messaggio che arriva dalla storia di Brooke Bailey, una giovane donna di 23 anni a cui un tumore è stato inizialmente attribuito al fatto di “essere alta” e di stare seduta molte ore al lavoro.
Solo dopo mesi di visite e accertamenti, un esame di risonanza magnetica ha rivelato la presenza di due tumori, portando a una diagnosi di sarcoma di Ewing in stadio quattro.
Brooke vive in Pennsylvania e lavora come estetista.
La vicenda si è sviluppata tra diverse visite mediche effettuate nell’area di Northampton, dove per lungo tempo il suo dolore è stato interpretato come un disturbo muscolo-scheletrico legato alla postura e all’attività lavorativa.
Indice dell'articolo
- 1 I primi sintomi e la diagnosi errata
- 2 La risonanza magnetica e la scoperta dei tumori
- 3 “Un dolore che peggiorava giorno dopo giorno”
- 4 La reazione alla diagnosi: paura e sollievo
- 5 Sette mesi di dolore prima della diagnosi
- 6 Chemioterapia e valutazione chirurgica
- 7 “Siate i primi difensori di voi stessi”
- 8 “Il messaggio più importante è ascoltare il proprio corpo”
- 9 La raccolta fondi per preservare la fertilità
- 10 FAQ
I primi sintomi e la diagnosi errata
Tutto è iniziato con un dolore all’anca che ha spinto Brooke a rivolgersi al medico.
La giovane è stata inizialmente diagnosticata con una tendinite e le è stata prescritta della fisioterapia.
Secondo quanto raccontato, i medici avrebbero attribuito il problema anche alla sua statura e alle ore trascorse seduta sulla poltrona del salone.
Con il passare del tempo però la situazione è peggiorata.
Il dolore è diventato sempre più intenso, tanto da renderle impossibile continuare la fisioterapia.
Solo dopo numerosi consulti e controlli, i medici hanno deciso di prescrivere una risonanza magnetica.
La risonanza magnetica e la scoperta dei tumori
L’esame, effettuato il 13 ottobre, ha cambiato completamente il quadro clinico.
La risonanza ha mostrato la presenza di due tumori: uno nel femore e uno nella zona inguinale.
A quel punto è arrivata la diagnosi di sarcoma di Ewing in stadio quattro, una forma rara di tumore dei tessuti molli.
Brooke è attualmente sottoposta a chemioterapia.
La diagnosi ha segnato la fine di mesi di incertezza ma anche l’inizio di un percorso terapeutico complesso.
“Un dolore che peggiorava giorno dopo giorno”
Nel raccontare la sua esperienza, Brooke ha descritto in dettaglio l’evoluzione dei sintomi.
“All’inizio era più un dolore sordo, pulsante, che andava e veniva. Poi con il tempo si è irradiato ed è peggiorato. Ha coinvolto tutta la gamba fino alla caviglia”.
“Alcuni giorni andava peggio di altri e cercavo di capire cosa lo scatenasse, ma in quel momento non sapevo cosa fosse. Alcuni giorni il dolore era tre, altri sette. I medici avevano detto che poteva dipendere dal mio lavoro. Dicevano ‘sei giovane e sei alta, forse è il tuo lavoro’”.
La reazione alla diagnosi: paura e sollievo
Nonostante la gravità della diagnosi, Brooke ha raccontato di aver provato sentimenti contrastanti.
Era spaventata ma anche sollevata per aver finalmente dato un nome al suo malessere.
“Ero spaventata ma sollevata” ha spiegato.
“Stavo andando dai medici una volta al mese, oltre ad altri appuntamenti. Li vedevo spesso e non mi davano le risposte giuste, non arrivavo a una diagnosi”.
“Quando finalmente hanno fatto una risonanza e mi hanno detto che era cancro ero spaventata ed ero nervosa. Non avevo mai pensato che fosse cancro, quindi è stato spaventoso, ma allo stesso tempo mi sono sentita sollevata perché ho pensato ‘non sono pazza, c’è qualcosa che non va e lo sapevo da sempre’”.
Sette mesi di dolore prima della diagnosi
Al momento della diagnosi, Brooke conviveva con il dolore da sei o sette mesi.
“Stavo lottando con il dolore da sei o sette mesi a quel punto. Pensavo ‘qual è il prossimo passo? Sono pronta a iniziare il processo di guarigione perché voglio riprendermi la mia vita’”.
Parole che raccontano non solo l’impatto fisico della malattia ma anche quello psicologico di una lunga attesa senza risposte chiare.
Chemioterapia e valutazione chirurgica
Brooke dovrà affrontare sei cicli di chemioterapia.
A gennaio i medici rivaluteranno la situazione per stabilire se sarà necessario un intervento chirurgico per rimuovere il tumore.
Nel frattempo, la giovane ha deciso di trasformare la sua esperienza in un messaggio di sensibilizzazione, invitando le persone a chiedere un secondo parere quando sentono di non essere ascoltate.
“Siate i primi difensori di voi stessi”
“Ho imparato che sei davvero il tuo più grande difensore e se non ti piace quello che qualcuno ti dice, vai da qualcun altro. Avrei voluto farlo prima”.
“Tu sei la tua persona e devi prenderti cura di te stessa. Se questo significa vedere un altro medico perché non ti è piaciuto quello che ti ha detto il primo, allora va bene”.
Brooke sottolinea anche l’importanza di insistere sugli esami diagnostici.
“Potresti dover davvero insistere e richiedere certi test e certe immagini, ed è giusto così, ma assicurati che venga documentato che li stai richiedendo e se li approvano o li negano”.
“Devi essere in qualche modo decisa, ed è triste, ma se sai che c’è qualcosa che non va in te, allora lo sai”.
“Il messaggio più importante è ascoltare il proprio corpo”
La giovane ammette di non aver mai pensato al cancro.
“Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Non sapevo che fosse cancro, ma sapevo nel profondo che c’era qualcosa che non andava”.
E conclude: “Penso che il messaggio più importante di tutto questo sia ascoltare il proprio corpo”.

La raccolta fondi per preservare la fertilità
Prima dell’inizio della chemioterapia, la madre di Brooke, Marissa Koons, 43 anni, ha aperto una pagina GoFundMe.
L’obiettivo era coprire i costi di una procedura di prelievo e conservazione degli ovociti, così da permettere alla figlia di avere la possibilità di avere figli in futuro.
La raccolta fondi è servita anche a sostenere le spese di viaggio e alloggio durante le cure.
“Abbiamo usato quei soldi per il prelievo degli ovociti perché l’assicurazione non lo copriva affatto”.
La somma raccolta ha superato l’obiettivo iniziale.
“Siamo arrivati a oltre 7.000 dollari”, ha spiegato la madre.
Convertendo l’importo, si tratta di oltre 6.400 euro, una cifra che ha permesso di coprire la procedura senza ricorrere a debiti sulla carta di credito.
Lo sapevi che…
- Il sarcoma di Ewing colpisce più spesso bambini e giovani adulti
- Può manifestarsi con dolori ossei persistenti
- La diagnosi precoce è spesso difficile
- I sintomi iniziali vengono talvolta confusi con problemi muscolari
- La chemioterapia può compromettere la fertilità
FAQ
Il dolore persistente può essere un segnale di tumore?
Sì, soprattutto se peggiora nel tempo e non risponde alle terapie.
Il sarcoma di Ewing è comune?
No, è un tumore raro dei tessuti molli o delle ossa.
Colpisce solo i giovani?
È più frequente in bambini e giovani adulti.
La diagnosi tardiva è frequente?
Può accadere perché i sintomi iniziali sono aspecifici.
La fertilità può essere preservata prima della chemioterapia?
Sì, attraverso procedure come il prelievo e la conservazione degli ovociti.





