Danni del fumo: come i polmoni riescono a ripararli

Cosa succede ai polmoni quando si dice addio al fumo? Si tratta di una domanda comune a molte persone che, magari dopo tanti anni di impegno e di sacrifici, riescono finalmente a raggiungere il traguardo sopra citato (essenziale per la salute). Nelle prossime righe, puoi trovare alcune utili risposte a questo interrogativo di grande rilevanza.

danni del fumo

Come migliorano i polmoni dopo aver smesso di fumare

A chiarire la situazione in merito a quello che succede ai polmoni dopo aver smesso di fumare, ci hanno recentemente pensato alcuni esperti attivi presso la University College London. Il loro studio, i cui dettagli sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Nature, ha messo in primo piano un aspetto di grande importanza. Quale di preciso? Il fatto che, nei polmoni umani, ci sono cellule che non vengono danneggiate dal fumo di sigaretta.

Una volta che la persona ha detto addio alle bionde, queste ultime sono in grado di rigenerare i tessuti che, invece, hanno subito dei danani. Per effettuare lo studio, gli esperti si sono basati sui dati del genoma di 632 colonie prelevate da cellule epiteliali dei polmoni di 16 soggetti.

Come già detto, i ricercatori hanno scoperto che, nei soggetti con alle spalle una storia di tabagismo, permangono delle cellule meno soggetti ai danni mutazionali causati dal tabacco.

Le cellule in questione, più frequenti negli ex fumatori piuttosto che nei soggetti che fumavano ancora al momento di inizio del periodo di osservazione, sono in grado di rifornire il tessuto epiteliale dei bronchi.

Il commento degli esperti

I risultati dello studio sono stati commentati dalla Dottoressa Kate Gowers, una delle autrici del lavoro scientifico. L’esperta ha sottolineato che queste cellule possono essere considerate come dei bunker nucleari che, nel corso degli anni passati a fumare, resistono a quelle bombe a orologeria che sono le cellule che, a seguito del contatto con le sostanze presenti nelle sigarette (quelle pericolose sono più di 60), sono interessate da mutazioni e, potenzialmente, soggette a progredire in formazioni cancerose.

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