Cos’è il colchico d’autunno? Cosa fare in caso di avvelenamento?

  • Simile allo zafferano, il colchico d’autunno è una pianta velenosa perché contiene la colchicina.
  • Ciò che differenzia lo zafferano dal colchico d’autunno è il numero degli stami.
  • In caso di avvelenamento non esiste antidoto ma bisogna recarsi immediatamente in Pronto Soccorso.

Il ‘falso zafferano’ può illudere e causare effetti anche letali. Attenzione al fiore che inganna.

Il ‘falso zafferano’: il colchico d’autunno

Il colchico d’autunno è un fiore violaceo dal pistillo arancio che può trarre in inganno sembrando zafferano, è altamente velenoso. É quello che è successo a un uomo di Pordenone che ha perso la vita poche ore dopo aver raccolto e mangiato questo fiore in montagna.

Come non definirlo ‘il fiore che inganna’? Sì, perché il suo aspetto innocuo nasconde la colchicina, una sostanza tossica che uccide in poche ore (7-48 ore) se ingerito provocando bruciore alle mucose, nausea, vomito, coliche, diarrea sanguinolenta fino al delirio e alla morte.

L’avvelenamento colpisce l’intero organismo: l’apparato digerente, biliare, respiratorio, cardiovascolare, renale, sistema nervoso e ghiandole endocrine. Ma anche toccare il fiore o la pianta può causare danni alla pelle.

Dieci milligrammi sono già una dose tossica”, spiega la tossicologa dell’Università di Padova Donata Favretto al Corriere della Sera. L’esperta aggiunge: “Bisognerebbe sempre ricordare che lo zafferano vive nei Paesi caldi e non in montagna. È una pianta tipica dell’area mediterranea e dell’Asia minore”.

Come distinguere lo zafferano dal colchico d’autunno?

La pianta viene scambiata per zafferano perché i due fiori sono molto simili tra loro. Ciò che li differenzia è che il colchico ha 6 stami, lo zafferano ne ha 3. E in foglia, la colchicina può essere scambiata per aglio ursino.

Cosa fare in caso d’ingestione e avvelenamento?

Non esiste un antidoto salvavita ma bisogna recarsi immediatamente al Pronto Soccorso, a contare è la velocità d’intervento terapeutico. Gli operatori sanitari interverranno tramite una lavanda gastrica: è l’unica terapia di supporto alle funzioni vitali. Inoltre, potrebbe essere somministrato carbone vegetale per assorbire la tossina dal tratto gastro enterico, forzando la diuresi per espellere la tossina.

Pur sopravvivendo all’avvelenamento gli effetti tossici della colchicina possono portare complicanze neurologiche o al sangue causando anemie e calo di piastrine.

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