Coronavirus: la posizione salva-vita in terapia intensiva

In questi mesi di emergenza per il Covid-19, abbiamo sentito spesso parlare di medici che mettono i pazienti ricoverati in terapia intensiva in posizione prona. Si tratta di una vera e propria posizione salva-vita. Scopriamo come mai nelle prossime righe.

Coronavirus: perché è utile mettere i pazienti in posizione prona

Per capire come mai è vantaggioso mettere i pazienti malati di Coronavirus in posizione prona vediamo un attimo alcune peculiarità del quadro clinico di chi muore per Covid-19. I pazienti che decedono per via di questa patologia hanno a che fare con la sindrome da distress respiratorio acuto, una problematica che colpisce anche chi muore per influenza normale.

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Nel 2013, un gruppo di medici francesi ha pubblicato un articolo sul New England Journal of Medicine in cui si sottolineava che i pazienti con distress respiratorio in ventilazione avevano un rischio minore di morire se messi in posizione prona in ospedale.

Da allora, in varia misura, i medici di tutto il mondo hanno cominciato a mettere a pancia in giù i pazienti con ARDS sottoposti a ventilazione assistita. Da quando la comunità medica internazionale ha iniziato a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, questo approccio è stato applicato su scala ancora più larga e con notevole successo.

La CNN ha riportato i dettagli del caso clinico di un paziente ricoverato presso l’Ospedale Ebraico di New Island a New York. I medici, dopo averlo posizionato a pancia in giù, hanno notato un cambiamento drastico nella sua saturazione di ossigeno, passata dall’ 85% al 98%.

I pazienti trattati in questo modo solitamente rimangono in posizione prona per 16 ore al giorno. Per tutto il resto del tempo rimangono sulla schiena – posizione in cui il peso del corpo schiaccia alcune aree dei polmoni – in modo da permettere ai medici di avere accesso alla parte frontale del corpo e di somministrare con più facilità i trattamenti necessari.

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