Coronavirus, in che modo attacca il corpo umano

In queste settimane all’insegna dell’emergenza Coronavirus, sono tantissime le persone – professionisti del mondo scientifico e non solo – che si interrogano su come il virus attacca il corpo.

Nelle prossime righe, vediamo assieme qualche dettaglio scientifico relativo a questo interrogativo oggi – e per il futuro che ci attende – di cruciale rilevanza.

In che modo il nostro corpo è attaccato dal Coronavirus

Resta ancora molto da scoprire su Covid-19, la malattia causata dal virus SARS-CoV-2. Il mese scorso, il Centro Cinese per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ha pubblicato i dati clinici dei primi 72.000 pazienti diagnosticati fino all’11 febbraio 2020.

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Cosa si può evincere da queste informazioni? Prima di tutto che Covid-19 ha sintomi simile alla sindrome respiratoria acuta grave (SARS) ma ha anche alcuni tratti distinti.

Esattamente come l’influenza, attacca inizialmente i polmoni e si trasmette con le goccioline espulse ogni volta che si starnutisce o si tossisce.

I primi studi hanno sottolineato che Covid-19 inizia a replicarsi nel tratto respiratorio superiore. In media, il periodo di incubazione dell’infezione è di circa 5,1 giorni.

In questo lasso di tempo, gli infetti non manifestano alcun sintomo, il che favorisce la diffusione del contagio. Fondamentale è ricordare che i modelli di infezione attualmente classificato dalla scienza sono 3. Ecco quali:

  • Lieve malattia e sintomi a livello del tratto respiratorio superiore.
  • Polmonite non pericolosa per la vita.
  • Polmonite grave con distress respiratorio che insorge dopo circa una settimana.

Quando viene infettato, il corpo innesca una risposta una risposta di citochine con cui le cellule immunitarie attaccano il virus. In alcuni casi e per ragioni ancora oggi sconosciute, il virus può innescare una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario, fattore che può ulteriormente frenare il percorso di recupero.

Concludiamo ricordando che le linee guida internazionali prevedono che il paziente possa essere dimesso dall’ospedale dopo due risultati negativi consecutivi ad almeno 24 ore di distanza.

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