Coronavirus, il virologo Di Perri: “Chi guarisce non si senta immune”

Giovanni Di Perri, virologo e primaro dell’ospedale Amadeo di Savoia di Torino, intervistato da Libero, ha affermato che chi esce dall’incubo coronavirus non deve abbassare la guardia.

«Noi non abbiamo certezze che chi guarisce dal Covid -19 ne sia poi immune. Nel breve periodo certamente sì, ma di più non sappiamo. L’ipotesi dell’immunità di gregge può valere per altri virus», ad esempio per il morbillo «abbiamo prova scientifica», ma «per il coronavirsus non abbiamo prove: solo ipotesi».

Di Perri ha aggiunto: «Quando la curva del contagio comincerà a scendere, spero francamente tra qualche settimana, quello sarà il momento più delicato e critico. Il rischio è di allentare le misure di prevenzione che abbiamo adottato, anche per una comprensibile stanchezza. Dovremo resistere perché il virus potrebbe reintrodursi creando una seconda e forse più grave emergenza». Ovvero, quando in fondo al tunnel «vedremo la luce, potremmo rimanerne abbagliati».

Di Perri, insomma, vede «i primi barlumi, ma la strada è ancora lunga». La speranza arriva dalle «ricerche che stiamo facendo. La condizione del nostro Paese è molto simile a quella che si è verificata a Hubei», la provincia cinese della prima città epicentro del virus, «Wuhan, per numero di casi di persone infettate e di vittime. Loro se la sono cavata in poco più di due mesi».

Ci sono, però, «dei distinguo» fra le due realtà, «ma al 70% noi abbiamo fatto come loro e i tempi, forse un po’ più lunghi, dovrebbero essere gli stessi».

Quanto alla situazione del Centro-Sud Italia, con numeri che non sono quelli del Nord ma potrebbero aumentare, «dove l’epidemia è all’inizio bisogna agire immediatamente e applicare rigorosamente le misure di contenimento. Prima si applicano e prima se ne esce. Il virus non lo si deve seguire, ma anticipare. Ciò vale anche per gli Stati che ancora registrano non molti casi anche se, in alcuni di questi, non noto una gran voglia di usufruire del vantaggio tempo».

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