Batteri resistenti agli antibiotici, stimati 2,4 milioni di decessi entro il 2050

I batteri resistenti agli antibiotici mettono a rischio la vita, ma pesano anche sui sistemi sanitari. Potrebbero uccidere 2,4 milioni di persone in Europa, Nord America e Australia entro il 2050, secondo le proiezioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Questo rapporto, pubblicato mercoledì 7 novembre, riguarda 33 dei 36 paesi dell’OCSE.

Uno studio separato, pubblicato lunedì su The Lancet Infectious Diseases, stima che 33mila persone siano state uccise nel 2015 nell’Unione Europea.

Ma questi ‘superbatteri’ rappresentano un esborso anche per le finanze degli Stati: il costo del trattamento di queste infezioni potrebbe salire fino a 3,5 miliardi di dollari all’anno in ciascun Paese dell’OCSE.

“Questi batteri sono più costosi rispetto l’influenza, l’AIDS, e la tubercolosi. E il prezzo sarà ancora più alto se i governi non agiscono per affrontare questo problema“, ha detto Michele Cecchini, specialista della salute pubblica all’OCSE. Secondo l’esperto, i Paesi destinano già una media del 10% del bilancio sanitario al trattamento dei batteri resistenti agli antibiotici.

Eppure si può contrastare questa situazione con “semplici passi” a costi contenuti, secondo l’OCSE: “favorire una migliore igiene“, “porre fine all’eccessiva prescrizione di antibiotici“, o generalizzare i test diagnostici rapidi per determinare se un l’infezione sia virale o batterica.

Secondo l’OCSE, queste misure costerebbero solo 2 dollari (1,76 euro) a persona all’anno e impedirebbero tre quarti dei decessi. “Gli investimenti in un ampio programma di sanità pubblica che incorporano alcune di queste misure potrebbero essere ammortizzati in un anno e comporterebbero risparmi per 4,8 miliardi di dollari all’anno“, ha affermato l’OCSE.

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