Alzheimer, italiani scoprono la molecola che blocca la malattia

Scoperta dai ricercatori della Fondazione EBRI Rita Levi-Montalcini una molecola che ‘ringiovanisce’ il cervello bloccando l’Alzheimer nella prima fase: è l’anticorpo A13, che ringiovanisce appunto il cervello favorendo la nascita di nuovi neuroni e contrastando in questo modo i difetti che accompagnano le fasi precoci della malattia.

Lo studio, italiano, è stato effettuato su topi che, così trattati, hanno ripreso a produrre neuroni ad un livello quasi normale. Una strategia, secondo i ricercatori, che apre nuove possibilità di diagnosi e cura.

Lo studio interamente italiano, è coordinato da Antonino Cattaneo, Giovanni Meli e Raffaella Scardigli, presso la Fondazione EBRI (European Brain Research Institute) Rita Levi-Montalcini, in collaborazione con il CNR, la Scuola Normale Superiore e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tre ed è stato pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation.

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Paolo Maria Rossini, Capo Dipartimento di Neuroscienze al San Raffaele di Roma, ha affermato che “lo studio dei ricercatori dell’Ebri è molto interessante per il tipo di approccio. L’eventuale traslazione sull’uomo, tuttavia, necessiterà di tempi lunghi, almeno una decina di anni“.

Tempi più lunghi, secondo l’esperto, sono infatti necessari “sia per costruire dei trials clinici che per mettere a punto metodiche d’individuazione di soggetti a rischio elevato identificati anni prima dell’esordio dei sintomi. Gli oligomeri, infatti, sono attivi anche 10-15 anni prima che si formino le placche“.

Insomma, prima di poter avere disponibile una nuova cura “ci vorranno almeno una decina di anni, pertanto non bisogna dare inutili speranze ai malati e alle famiglie“.

Il team dell’EBRI, ha sottolineato, “è riuscito a neutralizzare gli A-beta oligomeri nel cervello di un modello animale (topo malato di una forma che assomiglia all’ Alzheimer dell’uomo) introducendo l’anticorpo A13 all’interno delle cellule staminali del cervello, riattivando la nascita di nuovi neuroni e recuperando dell’80% i difetti causati dalla patologia di Alzheimer nella fase iniziale“.

Fonte: ANSA

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