Alzheimer e igiene orale: il legame che nessuno si aspettava
Una scoperta sorprendente potrebbe cambiare il modo in cui preveniamo l’Alzheimer. La chiave? Comincia nella bocca.
È possibile che una malattia che ruba i ricordi possa cominciare… dalle gengive?
Potrebbe sembrare un’affermazione azzardata, ma recenti studi scientifici iniziano a tracciare un collegamento che fino a poco tempo fa sembrava impensabile: la salute orale potrebbe giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’Alzheimer. A sollevare questa ipotesi è un’indagine condotta dal National Institute on Aging (NIA) negli Stati Uniti, che apre una strada interessante per la comprensione di una malattia ancora misteriosa.

Un possibile legame biologico tra bocca e cervello
Secondo quanto riportato dal NIA, ci sarebbe “una giustificazione biologica ed epidemiologica” che suggerisce una possibile correlazione tra igiene orale e Alzheimer. In parole semplici, la presenza di malattie gengivali potrebbe aumentare il rischio di sviluppare disturbi cognitivi nella terza età.
Gli esperti sottolineano anche che una corretta igiene orale e controlli regolari dal dentista potrebbero funzionare come fattori protettivi, riducendo il rischio di ammalarsi.
Il batterio Porphyromonas gingivalis nel mirino
Una delle scoperte più inquietanti riguarda il ruolo della Porphyromonas gingivalis, un batterio ben noto a chi soffre di gengivite o parodontite. Questo microrganismo, infatti, non solo danneggia le gengive ma è stato individuato nel cervello di persone con Alzheimer.
Il collegamento non è ancora definitivo, ma è abbastanza forte da spingere gli scienziati a investigare ulteriormente. Più pazienti affetti da Alzheimer sono risultati positivi a questa infezione batterica, rafforzando l’ipotesi di una relazione diretta tra patologie orali e cerebrali.
Che cos’è la Porphyromonas gingivalis e come si contrae
Secondo il National Institutes of Health (NIH), la Porphyromonas gingivalis è una delle principali responsabili della parodontite, una grave infezione orale. Si tratta di una condizione che comincia spesso in modo silenzioso, con una semplice gengivite, ma può progredire fino alla distruzione dei tessuti che sostengono i denti, portando persino alla loro perdita.
Questo batterio vive nella placca dentale e prospera in condizioni di scarsa igiene. Quando penetra nei tessuti profondi, scatena una risposta infiammatoria cronica.

Non solo Alzheimer: le altre malattie associate
Un’analisi pubblicata su Biomedical Journal ha evidenziato che la Porphyromonas gingivalis potrebbe essere implicata in numerose malattie infiammatorie e sistemiche:
- Diabete e resistenza all’insulina
- Malattie cardiovascolari
- Infezioni respiratorie croniche
- Tumori gastrointestinali e colorettali
- Malattie neurodegenerative, tra cui appunto l’Alzheimer
In sostanza, questo batterio non attacca solo la bocca, ma potrebbe influenzare negativamente l’intero organismo.
Infiammazione cronica: il filo rosso che collega tutto
Il tratto comune tra queste patologie sembra essere l’infiammazione cronica. Quando il sistema immunitario viene stimolato costantemente da un’infezione latente come quella gengivale, può svilupparsi una risposta esagerata che coinvolge anche altri organi, incluso il cervello.
Secondo vari studi, la neuroinfiammazione è uno dei possibili meccanismi alla base della perdita di memoria e delle alterazioni cognitive dell’Alzheimer.
La prevenzione comincia dal sorriso
Cosa significa tutto questo per noi, nella vita di tutti i giorni? Che forse abbiamo già uno strumento efficace per prevenire l’Alzheimer, a portata di spazzolino.
Ecco alcune buone pratiche consigliate:
- Lavarsi i denti almeno due volte al giorno
- Usare il filo interdentale quotidianamente
- Effettuare visite periodiche dal dentista
- Evitare il fumo, che aggrava le malattie gengivali
- Seguire un’alimentazione ricca di fibre e povera di zuccheri
Nessuna conferma definitiva, ma tante piste da seguire
Va detto con chiarezza: non esiste ancora una prova definitiva che dimostri il nesso causa-effetto tra parodontite e Alzheimer. Tuttavia, i dati epidemiologici, biologici e clinici sono abbastanza forti da giustificare ulteriori ricerche.
Nel frattempo, prendersi cura della propria bocca resta una scelta vincente, non solo per il sorriso, ma anche per il benessere mentale e generale.
Iscriviti gratis ai nostri canali per non perdere nessun nostro post!
Telegram: iscriviti qui
WhatsApp: iscriviti qui