Alzheimer, quali sono i 10 sintomi precoci della malattia

La malattia di Alzheimer è una patologia che evolve silenziosamente per molti anni prima della diagnosi. Un team di ricerca francese è riuscito a identificare i sintomi che possono verificarsi più di 15 anni prima che la malattia sia clinicamente visibile.

L’Alzheimer: cos’è?

L’Alzheimer affligge circa 600 mila persone in Italia. In particolare, questo tipo di demenza colpisce soprattutto i più anziani: raramente si manifesta prima dei 65 anni di età.

Il morbo di Alzheimer è una malattia neurodegenerativa. Le cellule nervose degenerano lentamente e causano così diversi sintomi ad esordio progressivo. Il sintomo più noto della malattia consiste nella perdita di memoria.

Ma questo non è l’unico sintomo: i pazienti possono manifestare anche disturbi delle funzioni esecutive e dell’orientamento nel tempo e nello spazio.

Al giorno d’oggi, non esiste modo per prevenire o curare l’Alzheimer. Di solito, quando a un paziente viene diagnosticata, la malattia è già in fase avanzata.

Lo studio francese

Un team di ricercatori francesi ha pubblicato sulla rivista The Lancet i risultati di uno studio che ha coinvolto 80.000 pazienti. La metà di loro ha sviluppato il morbo di Alzheimer, mentre l’altra metà ha costituito un gruppo di controllo e non ha mai sviluppato una malattia neurodegenerativa durante tutto il periodo in cui è avvenuta la ricerca.

Gli autori hanno testato il legame tra l’insorgenza della malattia e 123 fattori di salute attraverso alcune analisi statistiche. I risultati mostrano una correlazione tra un elenco di 10 patologie e l’insorgenza del morbo di Alzheimer entro 15 anni.

La prima di queste patologie è la depressione, seguita da ansia, esposizione a stress significativo, perdita dell’udito, costipazione, spondilosi cervicale, perdita della memoria, affaticamento, cadute e perdita di peso improvvisa. Alcune di queste patologie erano già note come fattori predisponenti per lo sviluppo dell’Alzheimer.

I risultati dello studio

Gli autori sottolineano che il loro studio mette in evidenza soltanto i collegamenti statistici, che non costituiscono una prova di causa ed effetto. Rimane quindi necessario uno studio approfondito dei meccanismi sottostanti.

Presto il team estenderà le loro analisi a un numero maggiore di casi e ad altre patologie degenerative come il morbo di Parkinson, il morbo di Charcot o la sclerosi multipla.

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