Johnson&Johnson, Viola: “Categorie a rischio? Perché non limitarne l’uso?”

«Negli Stati Uniti sei casi di trombosi associati temporalmente alla vaccinazione con Johnson&Johnson, stiamo parlando di casi rarissimi. Ma visto quello che già sappiamo di AstraZeneca, è giusto indagare per capire se adottare lo stesso trattamento riservato ad AstraZeneca e quindi riservare l’uso solo ad alcune categorie».

Così l’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, ospite di The Breakfast Club su Radio Capital.

«Se siamo in grado di capire quali sono le persone a rischio, perché non limitarne l’uso? – si è chiesta l’esperta – Abbiamo diversi tipi di vaccini, è giusto continuare con il progetto di farmacovigilanza perché ci porta a dire se ci sono delle categorie che possono andare incontro a effetti collaterali. Nessun vaccino è a rischio zero. Quando vacciniamo abbiamo anche correlazioni solo temporali con fenomeni avversi».

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Ieri, dopo la decisione di EMA e CDC, c’è stata una nota diffusa da Johnson&Johnson: «Stiamo esaminando questi casi con le autorità sanitarie europee. Abbiamo preso la decisione di ritardare proattivamente il lancio del nostro vaccino in Europa. Stiamo lavorando a stretto contatto con esperti medici e autorità sanitarie, e favoriamo fermamente una comunicazione aperta di queste informazioni agli operatori sanitari e al pubblico».

«I CDC e la FDA hanno messo a disposizione informazioni sul corretto riconoscimento e gestione di questi disturbi a causa del trattamento unico richiesto da questo tipo di coaguli di sangue. Le autorità sanitarie consigliano alle persone che hanno ricevuto il nostro vaccino contro il COVID-19 e che sviluppano un forte mal di testa, dolore addominale, dolore alle gambe o respiro corto entro tre settimane dalla vaccinazione di contattare il proprio medico», ha concluso Johnson&Johnson.

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