Parto prematuro: c’entrano il DNA e il selenio. Lo dice uno studio

In un maxi-studio mondiale senza precedenti che ha coinvolto oltre 52 mila donne sono state scoperte sei regioni nel DNA con un ruolo chiave nel regolare la durata della gravidanza e quindi che possono essere collegate al rischio di parto prematuro.

Riportato sul New England Journal of Medicine, lo studio è frutto di una collaborazione mondiale ed è stato coordinato da Bo Jacobsson della accademia svedese Sahlgrenska e Università di Goteborg e da Louis Muglia dell’ospedale pediatrico di Cincinnati.

Il parto prematuro (definito come parto che avviene prima della 37/ima settimana di gestazione) è una delle principali cause di morte neonatale ed è comunque causa di cattiva salute che purtroppo in molti casi accompagna il bambino in tutta la sua crescita, con problemi persistenti anche in età adulta.

In passato alcuni studi hanno dimostrato che la genetica (ossia di predisposizioni scritte nel DNA della donna) conta fino al 40% sul rischio di parto prematuro. Ma finora nessuno studio aveva identificato le regioni genomiche potenzialmente coinvolte nella regolazione della durata della gravidanza e quindi nel rischio di parto pretermine.

Gli esperti hanno condotto un’analisi a tappeto sul Dna di due gruppi di donne di vari paesi per un totale di oltre 52 mila donne con uno o più figli.

Sono state isolate sei regioni genomiche risultate legate a durata della gravidanza e rischio di parto prematuro: queste sei regioni saranno oggetto di ulteriori studi per isolare gli specifici geni coinvolti.

Ma già sulla base del presente risultato è emerso, per esempio, che alcuni casi di parto prematuro sono collegabili a una carenza di selenio nella gestante e già questa informazione potrebbe tradursi in nuove raccomandazioni cliniche per prevenire almeno alcuni casi di parto prematuro.

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