West Nile: seconda vittima nel Lazio, focolaio a Latina e Baia Domizia
Un nuovo decesso per West Nile scuote il Lazio, mentre il focolaio nella provincia di Latina e a Baia Domizia preoccupa le autorità. Cosa sappiamo del virus, dei sintomi e delle misure di prevenzione in atto?
Un uomo di 77 anni è morto all’alba di oggi, lunedì 28 luglio. all’Istituto Spallanzani di Roma, diventando la seconda vittima del virus West Nile nel Lazio quest’anno.
Il paziente, residente nella provincia di Latina, soffriva di patologie croniche e aveva subito un trapianto cardiaco, condizioni che lo rendevano particolarmente vulnerabile. Le autorità stanno ricostruendo i suoi spostamenti per identificare il luogo del contagio, e le prime informazioni indicano un recente soggiorno a Baia Domizia, in provincia di Caserta, un’area già associata a un cluster di casi. Questo tragico evento porta a 32 i casi confermati di West Nile in Italia nel 2025, con il Lazio e la Campania come regioni più colpite.
Indice dell'articolo
Un focolaio concentrato nella provincia di Latina
La provincia di Latina, a circa 100 chilometri a sud di Roma, si conferma l’epicentro dell’epidemia di West Nile in Italia, con il 65% dei casi registrati a livello nazionale. Secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) pubblicato il 24 luglio 2025, dei 32 casi confermati in Italia, 21 sono stati segnalati in questa zona, inclusa una precedente vittima, una donna di 82 anni deceduta a Fondi. Tra i pazienti, due sono attualmente in terapia intensiva, sei sono in cura a domicilio, dieci sono ricoverati per altre patologie e due sono stati dimessi. I comuni coinvolti includono Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze e Sabaudia. L’ISS sottolinea che, pur essendo in linea con gli anni precedenti, la distribuzione geografica del virus appare “abbastanza differente”, con una maggiore concentrazione nel Centro-Sud rispetto alla Pianura Padana.

Baia Domizia: un cluster preoccupante
Un focolaio significativo è stato identificato a Baia Domizia, nel Golfo di Gaeta, al confine tra Lazio e Campania. In Campania, nove persone sono state ricoverate, di cui quattro in condizioni gravi, negli ospedali Moscati di Aversa e Cotugno di Napoli. Un ulteriore caso, asintomatico, è stato segnalato all’ospedale Cardarelli. La maggior parte dei pazienti aveva trascorso periodi di vacanza a Baia Domizia, suggerendo la presenza di un cluster ben definito. Le autorità sanitarie stanno intensificando le misure di disinfestazione e sorveglianza in quest’area, con particolare attenzione alle zone umide del litorale casertano, come Persano e la foce del Sele, dove le zanzare, principali vettori del virus, trovano un habitat ideale.
Cosa sappiamo del virus West Nile
Il West Nile virus, trasmesso principalmente attraverso le punture di zanzare infette, è endemico in Italia dal 1998, con casi registrati inizialmente tra i cavalli. La maggior parte delle persone infette (circa l’80%) non manifesta sintomi, mentre il 20% può sviluppare disturbi lievi come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati o sfoghi cutanei. Tuttavia, in meno dell’1% dei casi, soprattutto tra anziani e persone con sistema immunitario compromesso, il virus può causare sintomi gravi, come forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, convulsioni, fino a paralisi o coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Il virus non si trasmette da persona a persona, ma in rari casi può diffondersi attraverso trasfusioni di sangue, trapianti di organi o trasmissione verticale durante la gravidanza.
Le parole degli esperti: il monito di Gianni Rezza
Gianni Rezza, ex capo del dipartimento prevenzione del Ministero della Salute e oggi professore di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele, ha sottolineato l’importanza di un monitoraggio continuo. “Pur evitando allarmismi generalizzati, è importante continuare a monitorare l’andamento dei focolai e attenzionare le aree contigue (come le regioni stanno già facendo), rilevando prontamente i casi umani oltre ad eventuali nuove positività in animali sentinella, serbatoi di infezione e vettori sul territorio nazionale,” ha scritto Rezza su Facebook. Commentando l’epidemia, ha osservato che “i dati nazionali non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni, ma si nota una estensione dei focolai, che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al centro-sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana.” Rezza ha anche evidenziato il ruolo della fauna urbana, come le cornacchie grigie, che possono contribuire alla diffusione del virus frequentando ambienti ricchi di rifiuti.
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Misure di prevenzione e sorveglianza
Le autorità sanitarie hanno intensificato le misure di prevenzione e sorveglianza previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025. Tra le azioni principali, spiccano i piani di disinfestazione nelle aree colpite e i controlli rigorosi sulle donazioni di sangue e i trapianti di organi, dato il rischio di trasmissione del virus. Una circolare ministeriale ha invitato le regioni a potenziare la sorveglianza dei casi umani e veterinari, includendo il monitoraggio di uccelli e cavalli, considerati serbatoi del virus. Gli esperti raccomandano ai cittadini di proteggersi utilizzando repellenti per zanzare, come questo, indossando abiti a maniche lunghe e installando zanzariere, specialmente nelle ore serali quando le zanzare sono più attive.
Un’epidemia sotto controllo?
Nonostante l’aumento dei casi, le autorità rassicurano che la situazione è monitorata e non giustifica allarmi generalizzati. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha dichiarato: “Stiamo analizzando bene la situazione sul virus. Il problema c’è ovviamente ma ad oggi non abbiamo motivo di allarme particolari.” Tuttavia, l’attenzione rimane alta, soprattutto nelle aree più colpite come la provincia di Latina e Baia Domizia, dove la combinazione di caldo, umidità e presenza di zanzare crea condizioni favorevoli alla diffusione del virus. L’ISS e il Ministero della Salute continuano a collaborare con le ASL locali per garantire una risposta rapida ed efficace.