Utilizzo delle proteine del latte in polvere e controindicazioni: tutto quello che c’è da sapere

Gli integratori proteici in polvere sono sicuramente il supporto nutrizionale per sportivi più venduto. Se fino a qualche anno fa erano le bevande energetiche e saline a ricoprire gran parte del mercato dell’integrazione sportiva, assistiamo oggi ad un utilizzo sempre crescente delle polveri proteiche, gli “shake proteici” o più comunemente “bibitoni”. Come spesso accade la tendenza è anche in questo caso stata lanciata negli Stati Uniti. Sin dalla fine degli anni 80, personalità internazionali del bodybuilding professionistico come Arnold Schwarzenegger o Lou Ferrigno (Hulk) reclamizzavano bontà e imprescindibilità delle proteine in polvere.

Ma è tutto vero? Nonostante da allora siano passati più di 30 anni e le tecniche di lavorazione siano divenute sempre più innovative al fine di ottenere un integratore totalmente privo di impurità ed estremamente digeribile, un utilizzo insensato ed eccessivo di tali prodotti può causare non pochi effetti collaterali all’organismo, entriamo nel dettaglio

Siero Proteine del latte: caratteristiche e controindicazioni

Innanzitutto un regime dietetico ben bilanciato dovrebbe essere più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno nutrizionale dell’organismo, proteine incluse. Se l’alimentazione prevede un consumo congruo di proteine nobili, vale a dire provenienti da fonti ad elevato valore biologico e pertanto complete di tutti gli aminoacidi essenziali e non essenziali (pollame, agnello, uova, pesce e carni rosse magre), l’utilizzo delle proteine in polvere può indicativamente rivelarsi non necessario.

La loro utilità nasce dal fatto che questi supporti, contenendo perlopiù esclusivamente materiale protidico nonchè pochi o assenti quantitativi di grassi e carboidrati, sono particolarmente adatti alle diete per la perdita o mantenimento del peso.

Altra caratteristica riguarda i rapidi tempi di digestione e quindi d’assimilazione; se ci si allena intensamente e costantemente, cosa che riguarda in particolare gli agonisti di una disciplina sportiva, il cosiddetto shaker proteico da assumere immediatamente terminato l’allenamento, magari insieme ad un frutto ad elevato indice glicemico, può sicuramente facilitare il recupero psicofisico e la rigenerazione dei tessuti muscolari danneggiati con lo sforzo (anabolismo).

Allergie ed intolleranze alle proteine del latte

Nel mercato dell’integrazione alimentare esistono proteine in polvere contenenti varie fonti alimentari concentrate. Albume, Carne, Soia, Pisello e altre fonti vegane non riescono però a “spodestare” il siero di latte dall’essere l’integratore proteico più venduto. Perchè? Principalmente per il gusto, la facile reperibilità e soprattutto il valore biologico, ossia il fattore principale in grado di garantire l’efficacia del nutriente in termini di supporto plastico tissutale, dunque la capacità di sostenere l’accrescimento muscolare. Detto questo però occorre ricordare che il latte, così come altre fonti alimentari, può causare allergie ed intolleranze che, differentemente da quanto si pensa, non sono la medesima cosa.

L’allergia alle proteine del latte è una reazione scatenata dal meccanismo immunologico e può essere di due tipi: immuno globulina mediata e non mediata. Tale reazione può generalmente produrre manifestazioni di tipo sistemico o localizzate, limitate all’apparato respiratorio, al tratto gastrointestinale e/o a livello cutaneo.

L’intolleranza al lattosio è invece una condizione piuttosto comune nell’uomo adulto mediterraneo o comunque nelle popolazioni mondiali meridionali, causata dalla limitata se non assente produzione dell’enzima digestivo lattasi. Quest’ultimo permette di degradare il lattosio (uno zucchero) al fine di renderlo completamente digeribile. L’intolleranza al lattosio produce problematiche gastrointestinali: flatulenze, gonfiore e diarrea.

Questo farebbe presagire che in ambedue le condizioni fin qui citate, quindi allergia ed intolleranza, l’utilizzo delle siero proteine del latte in polvere debba essere sempre evitato Fortunatamente non è proprio così! I cultori della forma fisica possono anche in questo caso sfruttare le moderne tecnologie produttive messe in atto dalle ditte produttrici di integratori alimentari, al fine di scegliere il prodotto più consono alle loro esigenze.

Chiariamo subito: l’allergico alle proteine del latte non può assolutamente consumare questo nutriente, mentre l’intollerante può integrarle a patto che scelga un prodotto qualitativo, facilmente digeribile, e soprattutto delattosato ed idrolizzato.

Le proteine idrolizzate o WPH sono sicuramente le più indicate poiché presentano un grado di digeribilità nettamente superiore alle altre tipologie commercializzate (siero concentrato, isolato, caseine etc..). Si caratterizzano infatti per l’assenza o minima percentuale di lattosio (mai superiore allo 0,5%) e per il processo di idrolisi a cui vengono sottoposte, atto alla predigestione aminoacidica. In pratica si tratta di forme di e tri-peptidiche (cioè catene legate da due o tre aminoacidici alla volta) rapidamente assimilabili ed in grado di bypassare i normali processi digestivi delle proteine alimentari.

Proteine in polvere e salute renale

Quanto sopra evidenziato riguarda però gli sportivi professionisti e non il ragazzo che si allena da poco in palestra ed ancora non ha ben chiaro cosa significhi stimolare il proprio corpo a dovere con delle tecniche di allenamento (e soprattutto esecuzione) che producano realmente un danno tissutale.

Ed è proprio in tal contesto che si producono, potenzialmente, i primi danni all’organismo. Ossia dal non calcolare correttamente le proteine alimentari, quindi cibo più eventuali supplementi nutrizionali.

L’eccesso produce quasi sempre affaticamento renale e stress epatico, i due organi emuntori principali responsabili dei processi di filtraggio e drenaggio. Sebbene a tutt’oggi non sia ancora chiaro l’effettivo sovraccarico dei reni e del fegato, alcuni parlano di adattamento fisiologico naturale all’incrementata assunzione proteica, un processo che permetterebbe ai primi di iperfiltrare il già citato aumentato introito protidico, il ministero della salute stabilisce nel rapporto di 0,8 g per chilogrammo di peso corporeo il range massimo da non oltrepassare per non sperimentare un sovraccarico dei suddetti organi.

Ancor più evidente è invece il rischio che l’eccesso proteico comporti un netto peggioramento della funzionalità renale nei soggetti affetti da patologie conclamate o ancora peggio qualora ci siano delle problematiche di cui l’interessato non è a conoscenza. In questo caso un’ aggiunta di prodotti proteici all’alimentazione, che di per se dovrebbe essere ipo o normoproteico, è controindicata se non dopo essere stata attentamente valutata ed autorizzata dal proprio medico.

Proteine in polvere e salute epatica

Come dicevamo precedentemente, tra gli organi emuntori il fegato ricopre sicuramente il compito più delicato. Vale a dire filtrazione ed eliminazione di tossine e scorie che devono essere prontamente espulse dall’organismo. Ad oggi nessuno studio scientifico dimostra danni epatici a seguito di consumo proteico tendenzialmente elevato anche per un lungo periodo di tempo.

Ciò non significa però che un’alimentazione iperproteica sia completamente sicura per tutti gli individui! Nei casi di patologie epatiche conclamate quali cirrosi, insufficienza epatica, epatiti, encefalopatia porto sistemica ed altre, il soggetto deve necessariamente eseguire una dieta specifica (solitamente ipo o al massimo normo proteica), poiché il fegato danneggiato non è in grado di metabolizzarle efficacemente.

Bisogna poi chiarire che la comparsa di gotta ed itttero non è direttamente correlata all’introito proteico ma bensì alla tipologia delle fonti alimentari scelte. La causa delle suddette patologie risiede infatti nell’eccesso di purine (acidi nucleici) particolarmente presenti nelle frattaglie, nel pesce e nella carne. La malattia si manifesta quando sopraggiunge un accumulo di acido urico, abbondante nella cellula ma non nelle proteine di per se. Utilizzando quindi integratori contenenti siero del latte, uovo albume e fonti vegane si evita l’accumulo degli acidi nucleici.

Quindi “tante” proteine fanno male o no?

Riassumendo quanto finora descritto: se non si soffre di patologie specifiche a carico di reni e fegato e l’obbiettivo è quello di incentivare la massa magra stimolando al contempo l’eliminazione delle riserve adipose (grasso), allora una dieta iperproteica basata sul consumo di proteine nobili ad alto valore biologico (cioè complete di tutti gli aminoacidi essenziali e non essenziali) non fa sicuramente male. Se invece soffri di qualsivoglia patologia, non solo a carico di reni e fegato, è sempre necessario il parere del medico prima di iniziare ad assumerle. Infatti, seppur raramente, un eccessivo consumo di proteine potrebbe far decadere alcune importanti funzionalità dell’organismo.

Fabbisogno proteico giornaliero: facciamo chiarezza

Sul quantitativo di proteine nella loro totalità (quindi cibo più eventuali integratori proteici) si fa molta confusione. Alcuni “gurù” del bodybuilding suggeriscono quantitativi che arrivano fino ai 4-5 grammi per chilogrammo di peso corporeo. Una follia se si pensa che il nostro corpo è in grado di metabolizzare, nell’unità di tempo e per scopi plastici, una percentuale di molto inferiore a quella citata. Ma entriamo nello specifico:

  • un soggetto adulto sedentario con un ritmo metabolico tendenzialmente basso, può indicativamente assumere 1 grammo di proteine per Kg corporeo, non di più;
  • gli individui adulti mediamente attivi e con un metabolismo basale cosiddetto “medio”, quindi ne lento ne veloce, possono trovare giovamento da 1.1 – 1,4g /kg;
  • i soggetti molto attivi o addirittura gli sportivi professionisti con un elevato metabolismo basale, potranno arrivare ad assunzioni che vanno dai 1,5 ai 2g per Kg. Ovviamente questa forbice di ben mezzo grammo è giustificata dal fatto che ogni disciplina sportiva è diversa dall’altra e pertanto, anche in termini di fabbisogno proteico. Può differire di parecchio.

Concludendo, l’assunzione degli integratori proteici in polvere del siero di latte o di altre fonti proteiche qualitative è generalmente sicura, a patto che non si soffra di determinate patologie. Le eventuali controindicazioni sono difatti correlate ad un cattivo funzionamento di reni e/o fegato, mentre le reazioni avverse più comuni sono solitamente di modesta entità e gastrointestinali. Consulta sempre un medico se hai qualche dubbio o se pensi di essere allergico ad una specifica fonte alimentare o intollerante al lattosio, poiché assumendo proteine in polvere ai fini prestazionali senza però conoscere il proprio stato di salute, si sperimenterebbero molto probabilmente, oltre agli effetti collaterali più comuni (diarrea, gas intestinale, nausea), cali della performance sportiva.

 

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