Malattie cardiache, il nuovo nemico invisibile nell’intestino
Uno studio sudcoreano identifica la responsabilità di specifici batteri intestinali nella progressione delle malattie cardiache.
Quasi 20 milioni di persone muoiono ogni anno per malattie cardiovascolari, la prima causa di morte a livello globale. Ed è proprio nella complessità della loro origine che emerge un nuovo protagonista: non più soltanto il colesterolo o il fumo, ma anche la microbiota intestinale.

In uno studio del 2025, un team di ricercatori in Corea del Sud ha scoperto che alcuni batteri intestinali possono influenzare direttamente lo sviluppo della malattia arteriosa coronarica (MAC).
Indice dell'articolo
Il legame tra microbiota e cuore prende forma
Un gruppo di scienziati dell’Samsung Advanced Institute of Health Science and Technology della Sungkyunkwan University (Corea del Sud) ha pubblicato su mSystems uno studio che esplora come i microrganismi intestinali interagiscano con la malattia arteriosa coronarica (MAC).
Hanno analizzato campioni fecali di 14 persone affette da MAC rispetto a 28 soggetti sani, utilizzando la sequenza metagenomica, che permette di leggere l’intero DNA presente in un campione e ricostruire i genomi dei microrganismi coinvolti.
Attraverso questo metodo, gli studiosi hanno identificato 15 specie batteriche associate alla MAC e diverse vie metaboliche che connettono il microbiota intestinale alla progressione della malattia.
In particolare è emersa una diminuzione di batteri produttori di acidi grassi a catena corta – noti per le loro proprietà protettive – e una iperattività di percorsi metabolici quali il ciclo dell’urea, che si collegano all’infiammazione e al peggioramento della malattia
Batteri “buoni” che possono diventare “cattivi”
Uno degli aspetti più rilevanti dello studio è che batteri tradizionalmente considerati benefici – come Faecalibacterium prausnitzii e Akkermansia muciniphila – possono assumere comportamenti diversi in intestini sani rispetto a intestini malati.
Ad esempio, F. prausnitzii, noto per produrre acidi grassi a catena corta protettivi, risulta diminuire nei pazienti con MAC. Nel contempo, alcune specie della famiglia Lachnospiraceae mostrano un comportamento ambivalente: in alcuni soggetti sane ridotte, in altri con MAC aumentate. I ricercatori la descrivono come “potrebbe essere il Dr. Jekyll e Mr. Hyde dell’intestino”.
Questo significa che non basta identificare la presenza di un batterio: occorre capire quale ceppo, in quale contesto, con quale funzione. Una sfida aperta rimane quella di distinguere chiaramente i ceppi benefici da quelli dannosi.
Verso strategie di prevenzione personalizzate
Il passo successivo per gli autori dello studio è integrare i segnali microbici con dati genetici e metabolomici, per mappare con maggiore precisione i percorsi causali delle malattie cardiache.
L’obiettivo? Sviluppare interventi “di precisione” che traducano le informazioni sulla microbiota in strumenti clinici: test di rilevazione (anche basati su campioni fecali), interventi nutrizionali per ripristinare i batteri protettivi o bloccare quelli dannosi.
La prevenzione, sottolinea la coautrice Han‑Na Kim, è la frontiera più promettente per ridurre la massa globale delle malattie cardiache. i
Questa prospettiva apre nuovi scenari: non solo farmaci o interventi chirurgici, ma anche una “cura” dell’intestino come parte integrante della salute del cuore.
Lo sapevi che…
- Lo studio evidenzia che batteri comunemente definiti “buoni” possono diventare dannosi in certi contesti: un cambio di prospettiva rispetto alla tradizionale distinzione netta tra “buoni” e “cattivi”.
- La malattia arteriosa coronarica (MAC) è da tempo riconosciuta come causata da una combinazione di fattori genetici e ambientali: ora si aggiunge ufficialmente anche la microbiota intestinale come fattore rilevante.
- Il test intestinale come strumento diagnostico per le malattie cardiache è ancora in fase iniziale, ma la ricerca suggerisce che potrebbe diventare una realtà.
FAQ
D: Che cosa si intende per microbiota intestinale?
R: Con “microbiota intestinale” si indica l’insieme di microrganismi (batteri, funghi, virus) che vivono nel nostro intestino e influenzano la digestione, il sistema immunitario e, ora sappiamo, anche la salute del cuore.
D: Questo studio significa che il colesterolo e il fumo non contano più?
R: No. Il colesterolo alto e il fumo rimangono fattori molto importanti per le malattie cardiache. Tuttavia, lo studio aggiunge un ulteriore fattore: la composizione della microbiota intestinale. Il messaggio è che la salute cardiaca è multidimensionale.
D: Posso fare qualcosa oggi per migliorare la mia microbiota e la salute del cuore?
R: Sì. Alcune misure generali: alimentazione varia ricca di fibre, limitare alimenti ultra‑processati, evitare il fumo, fare attività fisica regolare. In futuro potrebbero esserci interventi più specifici basati sul microbiota.
D: Quando entreranno in uso clinico i test intestinali per il cuore?
R: Non ci sono ancora protocolli clinici standard. Gli autori dello studio parlano di prossimi passi e sperimentazioni, ma ancora non è pronto per la pratica routinaria.





