Una nuova speranza contro il tumore al seno più difficile da trattare

Potrebbe rivoluzionare il trattamento dei tumori più aggressivi e difficili da curare, incluso il temuto carcinoma mammario triplo negativo.

Un nuovo anticorpo sviluppato dai ricercatori del King’s College di Londra potrebbe rappresentare una vera svolta nella lotta contro alcune delle forme più aggressive e resistenti del tumore al seno. Il trattamento sperimentale si è dimostrato efficace nei test di laboratorio e su modelli animali, offrendo nuove speranze alle pazienti che non rispondono più alle terapie attualmente disponibili.

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Una speranza per chi non ha più opzioni

Secondo gli scienziati, questo anticorpo “triplo-ingegnerizzato” non si limita ad attaccare direttamente le cellule tumorali. La sua forza sta nel fatto che attiva anche il sistema immunitario del paziente, stimolando le difese naturali dell’organismo a reagire contro il tumore.

Il trattamento sembra particolarmente promettente per le donne con tumore al seno triplo negativo, una forma che rappresenta circa il 15% dei casi e che è notoriamente difficile da trattare perché non risponde alle terapie ormonali né ai farmaci mirati contro la proteina HER2.

Come funziona questo nuovo anticorpo?

Il nuovo anticorpo sviluppato al Breast Cancer Now Research Unit presso il King’s College London è il primo del suo genere: una molecola “doppia faccia”, capace da un lato di agganciarsi alle cellule tumorali e dall’altro di reclutare le cellule del sistema immunitario per attaccare il cancro.

“Con poche modifiche strutturali mirate, siamo riusciti a creare un anticorpo molto più potente di quelli attualmente utilizzati”, ha spiegato la dottoressa Alicia Chenoweth, prima autrice dello studio pubblicato sulla rivista Cancer Research.

Nei test effettuati, l’anticorpo ha mostrato una maggiore capacità di legarsi alle cellule immunitarie già presenti nel tumore e di attivarle per attaccare le cellule cancerose. Inoltre, è riuscito ad attivare anche le cellule immunitarie circolanti nel sangue, potenziando così la risposta immunitaria complessiva.

Il valore aggiunto: riattivare le difese “spente”

Uno degli aspetti più innovativi del trattamento riguarda proprio la riattivazione delle cellule immunitarie “soppresse” che si trovano nei tumori al seno. In molti casi, infatti, il sistema immunitario viene inibito dal tumore stesso, perdendo così la capacità di reagire.

“I nostri anticorpi potenziati non solo attivano queste cellule, ma le spingono verso uno stato più reattivo”, ha aggiunto la dottoressa Chenoweth.

La mente dietro lo studio

A guidare il gruppo di ricerca è stata la professoressa Sophia Karagiannis, esperta di immunoterapia, che ha dichiarato:

“Analizzando i recettori immunitari presenti nei tumori resistenti a chemio e immunoterapia, abbiamo progettato un anticorpo capace di interagire in modo più efficace con il sistema immunitario, come mai era stato fatto prima nel campo del cancro”.

Secondo la professoressa, se i risultati verranno confermati negli studi clinici, questo anticorpo potrebbe offrire una nuova arma diretta contro il cancro, affrontando il bisogno urgente di trattamenti più efficaci per i tumori resistenti, come il triplo negativo.

Perché il triplo negativo è così difficile da curare?

Il carcinoma mammario triplo negativo è particolarmente aggressivo perché non presenta i recettori per estrogeni, progesterone e HER2, bersagli chiave dei trattamenti più comuni contro il tumore al seno. Questo significa che le terapie ormonali e i farmaci mirati non funzionano, lasciando le pazienti con opzioni terapeutiche molto limitate e un rischio più alto di recidiva.

Ogni anno, solo nel Regno Unito, più di 8.000 donne ricevono una diagnosi di triplo negativo, secondo quanto riferito da Simon Vincent, direttore scientifico di Breast Cancer Now.

Un impatto anche sociale

Secondo il dottor Vincent, questo tipo di cancro colpisce in modo sproporzionato le donne più giovani e le donne nere, e tende a tornare o diffondersi nei primi anni dopo il trattamento. Per questo, la necessità di nuove terapie è ancora più urgente.

“Sostenendo studi come questo, stiamo facendo progressi concreti verso l’obiettivo di garantire che ogni persona con tumore al seno possa vivere, e vivere bene”, ha dichiarato.

E ora, verso i test clinici

Il prossimo passo del team del King’s College sarà testare il nuovo anticorpo su pazienti umani, attraverso studi clinici controllati. Nel frattempo, si sta lavorando per migliorare ulteriormente la terapia, rendendola più duratura nell’organismo e capace di attivare un numero ancora maggiore di cellule immunitarie.

Un dettaglio importante è che uno dei bersagli dell’anticorpo è presente anche in altri tumori, come quelli ovarici e endometriali. Questo apre la strada a una possibile estensione della terapia ad altri tipi di cancro in futuro.

Nuovo approccio terapeutico basato sul sistema immunitario

Attiva le difese naturali

Il principio chiave della nuova terapia non è solo distruggere il tumore, ma riattivare le difese immunitarie dell’organismo, spesso silenziate dal cancro.

Adatto a forme aggressive

Il trattamento si rivolge alle pazienti che non rispondono più alle cure standard o che presentano il temuto triplo negativo, un sottotipo ad oggi senza cure mirate.

Potenzialmente utile per altri tumori

L’obiettivo dell’equipe londinese è estendere questa strategia anche ad altri tumori, tra cui quello dell’ovaio e dell’endometrio.

FAQ – Domande frequenti

Che cos’è il tumore al seno triplo negativo?
È una forma di cancro al seno che non presenta i recettori per estrogeni, progesterone e HER2. È più aggressivo e difficile da trattare.

Cosa significa “anticorpo triplo-ingegnerizzato”?
È un anticorpo modificato in tre punti specifici per aumentare la sua efficacia nel legarsi al tumore e attivare il sistema immunitario.

Quando sarà disponibile questa terapia?
Al momento è in fase pre-clinica. Sono necessari ulteriori studi e test clinici prima di un’applicazione su larga scala.

Può funzionare anche per altri tumori?
Sì, uno dei bersagli molecolari è presente anche in altri tipi di tumore come quelli ovarici e endometriali.

Perché questa scoperta è così importante?
Perché offre una nuova opzione terapeutica a pazienti che oggi non hanno alternative efficaci.

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