Un miliardo di persone con disturbi mentali: il dato che ci riguarda da vicino
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ricordato di recente che oltre un miliardo di persone nel mondo convive con un problema di salute mentale, soprattutto ansia e depressione. Non è solo una cifra impressionante, è il segnale di quanto stress, solitudine e incertezza stiano lasciando un segno profondo sulla vita quotidiana.

Anche in Italia il quadro non è rassicurante. Le analisi più recenti stimano che oltre 16 milioni di italiani abbiano sperimentato disturbi psicologici di media o grave entità, con un aumento rispetto agli anni precedenti e un impatto particolare su donne e giovani adulti. A questo si aggiungono i dati sul benessere generale, che mostrano un Paese longevo ma con più obesità, più difficoltà psicologiche e una percezione di salute in calo.
In questo contesto, parlare di salute mentale non significa occuparsi di un tema “di nicchia”, ma affrontare un aspetto centrale del benessere complessivo. Il corpo e la mente sono profondamente collegati, e le scelte di ogni giorno, dal modo in cui dormiamo alla qualità delle relazioni, possono proteggerci oppure spingerci verso un equilibrio sempre più fragile.
Quando lo stress si vede nel corpo: segnali da non sottovalutare
Lo stress di per sé non è un nemico. È una risposta naturale dell’organismo, utile quando dobbiamo affrontare una sfida importante. Il problema nasce quando diventa stress cronico, una tensione costante che non si scioglie mai davvero e che, con il tempo, può lasciare tracce molto concrete nel corpo.
Mal di testa ricorrenti, tensione muscolare, disturbi gastrointestinali, tachicardia, insonnia, difficoltà di concentrazione, irritabilità, sono tutti segnali che spesso liquidiamo come “periodi no”, ma che in realtà raccontano un sistema nervoso in allerta da troppo tempo. In molti casi il primo passo non è una cura complessa, ma il riconoscimento che qualcosa merita attenzione, magari con il supporto di uno specialista in grado di fare una valutazione completa.
Le ricerche mostrano da anni come ansia e depressione siano legate anche a un maggior rischio di malattie cardiovascolari, diabete e altre patologie croniche. Non si tratta solo di “sentirsi giù”, ma di un vero impatto su pressione, frequenza cardiaca, infiammazione, comportamento alimentare. Ignorare questi collegamenti significa rinunciare a una parte importante della prevenzione.
Osservare i segnali del corpo, parlarne con il medico, rivolgersi a uno psicologo o a uno psichiatra quando il malessere diventa pesante non è un segno di debolezza. È un modo maturo di proteggere se stessi e, indirettamente, anche le persone che ci stanno vicino.
Stile di vita, sedentarietà e cervello: un triangolo da riequilibrare
Un altro tassello fondamentale riguarda lo stile di vita. Gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziano che circa un italiano su quattro è ancora sedentario e che la sedentarietà aumenta con l’età, arrivando a superare il 30 per cento tra i 50 e i 69 anni. Parallelamente, gli oncologi ricordano che l’attività fisica regolare può ridurre fino al 20 per cento il rischio di sviluppare alcuni tumori.
Il movimento non è solo “allenamento”, ma un vero farmaco per il benessere mentale. Camminare a passo svelto, salire le scale, fare esercizi di forza adeguati all’età migliora l’umore, regola il sonno, aiuta a gestire lo stress e supporta la salute del cervello. L’esercizio stimola il rilascio di endorfine e sostiene la plasticità neuronale, cioè la capacità del cervello di adattarsi e imparare.
Accanto all’attività fisica, pesano l’alimentazione disordinata, l’abuso di alcol, l’uso eccessivo di schermi nelle ore serali. Tutti fattori che, nel lungo periodo, possono peggiorare ansia e qualità del sonno. In molti casi non servono stravolgimenti, ma piccoli passi sostenibili, come inserire venti minuti di camminata quotidiana, curare la colazione, limitare gli stimoli digitali prima di andare a letto. Sono gesti semplici, soprattutto se accompagnati da un confronto con un professionista della salute che aiuti a costruire un piano pratico e personalizzato.
Quando è il momento di farsi vedere: il ruolo delle visite specialistiche
Capita spesso di chiedersi quando sia opportuno passare dal “ci penserò” a una visita specialistica. A volte è un sintomo fisico persistente a farci scattare, altre volte è un calo di energia che non riusciamo più a spiegare, oppure un’ansia che limita la vita di tutti i giorni.
Gli esperti invitano a non aspettare che il quadro diventi ingestibile. Un confronto tempestivo con il medico di medicina generale o con uno specialista può aiutare a escludere cause organiche, a impostare esami mirati, a valutare l’eventuale necessità di supporto psicologico o psichiatrico. In molti casi, una buona diagnosi fatta per tempo consente di intervenire con percorsi più brevi, mirati e meno invasivi.
Oggi, accanto agli studi tradizionali, esiste una rete crescente di ambulatori privati, poliambulatori e professionisti che lavorano in equipe multidisciplinari. Psicologi, psichiatri, nutrizionisti, cardiologi, endocrinologi, ginecologi, neurologi, possono collaborare per offrire un quadro integrato della salute di una persona, mettendo insieme corpo e mente.
In questo scenario la possibilità di organizzare gli appuntamenti in modo flessibile diventa decisiva, soprattutto per chi ha ritmi di lavoro impegnativi, per chi vive lontano dai grandi centri o deve conciliare famiglia, turni e assistenza a persone fragili.
Prenotare online: quando il digitale facilita la cura di sé
Uno degli ostacoli più sottovalutati alla prevenzione è di natura pratica. Molte persone rinviano la visita solo perché non trovano il tempo per telefonare, perché non sanno a quale specialista rivolgersi o perché l’idea di dover gestire spostamenti, orari e permessi sul lavoro sembra troppo complicata.
Negli ultimi anni la digitalizzazione ha cominciato a cambiare questa prospettiva. Piattaforme dedicate alla prenotazione di visite mediche private permettono di cercare per città, tipo di prestazione, giorno e fascia oraria, con la possibilità di confrontare diverse opzioni e scegliere quella più adatta alla propria agenda.
In questo contesto, portali come Elty.it, nati proprio per facilitare la prenotazione di visite specialistiche, offrono uno strumento in più per trasformare un buon proposito in un appuntamento vero. In pochi passaggi è possibile selezionare lo specialista, verificare le disponibilità e fissare la visita, riducendo l’attrito organizzativo che spesso frena chi vorrebbe prendersi cura di sé ma non sa da dove cominciare.
La tecnologia non sostituisce la relazione con il medico o con lo psicologo, ma può renderla più accessibile. Sapere di poter contare su un sistema di prenotazione chiaro, con orari compatibili con la vita lavorativa e familiare, aiuta a non rimandare all’infinito quella telefonata che potrebbe davvero cambiare le cose.
Costruire una routine di benessere: piccoli passi, grande impatto
Alla base di tutto c’è un’idea semplice, ma spesso sottovalutata, la salute non è solo assenza di malattia, è un equilibrio dinamico che richiede attenzione costante. Non esiste la giornata perfetta, senza stress o imprevisti, ma esiste la possibilità di costruire abitudini che proteggano mente e corpo nel lungo periodo.
Stabilire orari abbastanza regolari per il sonno, inserire nel calendario alcune attività che aiutano a “staccare” davvero, dal cammino nella natura alla lettura, curare l’alimentazione, limitare alcol e fumo, sono scelte che hanno un impatto reale sul rischio di disturbi d’ansia, depressione e malattie cardiovascolari. Quando serve, affiancare a queste abitudini percorsi con professionisti della salute mentale o medica non è un fallimento, ma un modo intelligente di prendersi in carico.
Un altro passo importante è quello di programmare almeno alcuni controlli periodici, che si tratti di una visita cardiologica, di un check ormonale, di un confronto con lo psicologo per capire come gestire meglio lo stress. Segnare queste date in agenda, utilizzare i promemoria del telefono, sfruttare la prenotazione online, aiuta a trasformare la cura di sé in una routine, non in un gesto sporadico.
In un’epoca in cui le notizie sulla salute mentale riempiono le pagine dei giornali e i dati parlano di milioni di persone in difficoltà, scegliere di ascoltare i propri segnali interni, chiedere aiuto quando serve e utilizzare gli strumenti disponibili per organizzare visite e controlli è un atto di responsabilità verso se stessi. Un modo concreto per mettere al centro la propria qualità della vita, oggi e negli anni che verranno.





