Totò Cascio di Nuovo Cinema Paradiso è quasi cieco, qual è la sua malattia?

Totò Cascio, attore che ha interpretato il protagonista del film Nuovo Cinema Paradiso, sta diventando cieco: perché? Scopritelo in questo articolo.

Totò Cascio e la malattia

Salvatore Cascio, detto Totò, è un attore conosciuto soprattutto per il ruolo di Salvatore, il bambino protagonista del film “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore. L’attore palermitano ha rilasciato i recente un’intervista al Corriere della Sera dove parla della rara malattia che lo sta rendendo cieco.

Cascio dichiara che aveva 11 anni quando gli fu diagnosticata la malattia, dopo il successo delle pellicola.

Dopo il successo internazionale di Nuovo Cinema Paradiso fioccavano le offerte. Io ero un bambino, non mi rendevo conto di tutto quello che stava succedendo. La premiazione agli Oscar, l’incontro con Sylvester Stallone, le battute con Celentano, i palleggi con Baggio e Vialli, i viaggi in Usa e in Giappone perché mi volevano negli spot pubblicitari. Ho conosciuto Gregory Peck e Glenn Ford, ho lavorato con Ennio Morricone, la famiglia Agnelli mi volle tra i testimonial del lancio della Fiat Cinquecento, nel 1991. Sentivo che tante cose avvenivano intorno a me ma non capivo bene e nei film più impegnativi mi annoiavo, come tutti i bambini.”

Poi qualcuno intorno a me cominciò ad accorgersi che qualcosa nei miei occhi non funzionava. Anzi, fu Blasco Giurato, direttore della fotografia di Tornatore, a suggerire a mio padre di approfondire la cosa. La diagnosi, formulata in un importante centro di cura in Svizzera, non lasciava scampo: retinite pigmentosa, una grave malattia agli occhi che porta alla perdita progressiva della vista.

L’attore rivela di aver reagito alla diagnosi ignorandola e nascondendola: “Andavo a fare i provini e ovviamente ci si accorgeva che qualcosa non andava. Ma io immaginavo la cecità come il buio perfetto e fino a quando ho visto un poco di luce mi sono rifiutato di accettarla. È stato questo il mio errore: nascondermi. Se invece avessi chiesto subito aiuto non avrei vissuto fino a quasi 40 anni nell’isolamento più totale”.

Ad oggi, Cascio riesce a percepire soltanto le luci, ma afferma di essere riuscito ad accettare il problema “iniziando la psicoterapia, lavorando a contatto con altre persone che hanno la mia stessa forma di invalidità. Devo moltissimo all’istituto “Francesco Cavazza” di Bologna, dove si lavora per l’integrazione dei portatori di disabilità nel tessuto sociale. Adesso sono pronto per ricominciare. Vorrei portare La gloria e la prova, il libro che ho scritto per Baldini + Castoldi in teatro. Vorrei andare in giro a parlare a chi soffre del mio stesso disturbo. Vorrei, perché no, tornare a recitare. Vediamo”.

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