Ti perdi spesso? Potrebbe essere un segnale precoce dell’Alzheimer

Uno studio inglese svela un possibile segnale precoce dell’Alzheimer: potrebbe comparire 25 anni prima dei sintomi più noti.

La difficoltà a orientarsi nello spazio potrebbe essere uno dei primi segni dell’Alzheimer, molto prima della comparsa dei problemi di memoria.

Alzheimer
Alzheimer

Quante volte ci siamo persi in un centro commerciale o in una strada già percorsa? Per molti è solo distrazione, ma potrebbe esserci di più. Secondo uno studio recente, un segnale dell’Alzheimer potrebbe manifestarsi ben 25 anni prima dei sintomi più noti, come la perdita di memoria.

Una scoperta che potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce della malattia, rendendo possibile intervenire in fase molto iniziale.

Difficoltà di orientamento: un segnale da non sottovalutare

Lo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s and Dementia e condotto da un team dell’University College London (UCL), ha rivelato che le difficoltà nella navigazione spaziale – ovvero l’abilità di orientarsi in un ambiente – potrebbero rappresentare un segnale precoce del morbo di Alzheimer.

I ricercatori hanno coinvolto 100 persone tra i 43 e i 66 anni, tutte considerate a rischio di sviluppare la malattia per vari motivi:

  • presenza del gene APOE-ε4, associato a un rischio più elevato;
  • familiarità con la patologia (parenti affetti);
  • stile di vita sedentario o altri fattori predisponenti.

Importante sottolineare che nessuno dei partecipanti mostrava sintomi cognitivi evidenti e tutti avevano un’età media di circa 25 anni inferiore a quella in cui si attende l’insorgenza della demenza.

Il test con la realtà virtuale

Per valutare la capacità di orientamento, ai partecipanti è stato chiesto di navigare in un ambiente virtuale tramite visori VR, una tecnologia sempre più usata anche in ambito sanitario.

Il risultato? Le persone con maggior rischio genetico o familiare hanno ottenuto punteggi nettamente inferiori nei test di orientamento spaziale rispetto agli altri, pur non mostrando difficoltà nei classici test di memoria.

Questa discrepanza ha portato i ricercatori a ipotizzare che l’alterazione dell’orientamento possa essere uno dei primissimi segnali della malattia, ben prima che la memoria inizi a dare problemi.

Una nuova strada per la diagnosi precoce

Il Dr. Coco Newton, autore principale dello studio, ha commentato:

“I nostri risultati indicano che questo cambiamento comportamentale legato alla navigazione potrebbe rappresentare il primissimo segnale diagnostico nel continuum dell’Alzheimer”.

Il passo successivo? Sviluppare un nuovo strumento di supporto diagnostico basato proprio su questo tipo di test.

Secondo i ricercatori, questa potrebbe essere una svolta importante per diagnosticare l’Alzheimer in modo più tempestivo e preciso, anche quando i sintomi più comuni non sono ancora presenti.

La scienza dietro il test

Il Professor Dennis Chan, responsabile dello studio, ha spiegato il perché del test VR:

  1. Migliora l’identificazione precoce della malattia, essenziale per iniziare subito i trattamenti.
  2. Si basa su conoscenze consolidate delle cellule del lobo temporale del cervello, responsabili della percezione dello spazio.

Il professore ha sottolineato che la connessione tra cellule cerebrali e sintomi clinici è una delle sfide principali nella ricerca sull’Alzheimer: “Colmare questo divario di conoscenza è fondamentale per fare progressi”.

Uomini più vulnerabili delle donne?

Uno dei dati più interessanti emersi dallo studio è che gli uomini hanno mostrato un livello maggiore di compromissione nella navigazione spaziale rispetto alle donne.

Un risultato che apre nuove domande:

  • Esistono differenze biologiche o comportamentali che rendono gli uomini più vulnerabili?
  • I trattamenti e le diagnosi dovrebbero essere personalizzati in base al genere?

Il professor Chan ha evidenziato la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio queste dinamiche, sottolineando quanto sia fondamentale considerare il genere sia nella diagnosi che nella cura dell’Alzheimer.

Perché questa scoperta è importante

Questa ricerca rappresenta un passo avanti per diversi motivi:

  • Permette di identificare l’Alzheimer in fase preclinica, aprendo nuove possibilità di intervento.
  • Potrebbe contribuire alla realizzazione di test semplici e accessibili, basati sulla realtà virtuale, da usare nella pratica clinica.
  • Offre una nuova chiave di lettura sulla progressione della malattia e su come intervenire prima che compaiano i sintomi più gravi.

Cosa possiamo fare oggi?

Anche se questo studio è ancora in fase sperimentale, può darci alcune indicazioni utili:

  • Se noti difficoltà frequenti nell’orientarti, soprattutto in ambienti noti, non sottovalutarlo.
  • Parla con il medico, soprattutto se hai familiarità con la malattia.
  • Mantieni uno stile di vita attivo: l’esercizio fisico regolare, la stimolazione mentale e una dieta equilibrata restano strumenti importanti per la prevenzione.

Un possibile aiuto dalla tecnologia

In attesa che questi test diventino disponibili anche in Italia, la realtà virtuale e altre tecnologie potrebbero essere sempre più utilizzate per la diagnosi e la prevenzione delle malattie neurodegenerative.

Nel frattempo, chi è interessato a monitorare la propria salute cerebrale può valutare dispositivi tecnologici per l’allenamento cognitivo, anche da casa.

Consiglio utile

Per chi vuole allenare la mente e lavorare sull’orientamento spaziale, può essere utile provare un visore per realtà virtuale con app di navigazione.
➡️ Scopri su Amazon il Meta Quest 2 – un visore VR accessibile, con giochi ed esercizi cognitivi che stimolano la memoria e l’orientamento.

Blocco FAQ

Chi dovrebbe preoccuparsi se ha difficoltà di orientamento?
Chi ha familiarità con l’Alzheimer o altri fattori di rischio dovrebbe consultare un medico se nota difficoltà frequenti a orientarsi.

Il test con la realtà virtuale è disponibile in Italia?
Al momento no, è in fase sperimentale nel Regno Unito, ma potrebbe arrivare anche in altri Paesi.

Esistono altri segnali precoci dell’Alzheimer?
Sì, tra cui cambiamenti dell’umore, difficoltà a trovare le parole e problemi di attenzione, ma l’orientamento spaziale è ora al centro dell’attenzione scientifica.

Gli uomini sono davvero più a rischio?
Lo studio indica una maggiore difficoltà di orientamento negli uomini, ma servono ulteriori ricerche per confermare questo dato.

Cosa posso fare per prevenire l’Alzheimer?
Stile di vita sano, attività fisica, dieta equilibrata, stimolazione mentale e controllo dei fattori di rischio cardiovascolare sono fondamentali.

📲 Vuoi ricevere notizie come questa sul tuo smartphone? Iscriviti al canale Telegram di SaluteLab oppure unisciti al gruppo WhatsApp

Articoli correlati