Voltarsi mentre si cammina: il gesto che può svelare il Parkinson

Un semplice test del cammino può rivelare il Parkinson con anni di anticipo. Scopri cosa hanno scoperto i neurologi tedeschi.

Un test basato su un movimento quotidiano, come il voltarsi mentre si cammina, potrebbe aiutare a individuare la malattia di Parkinson quasi nove anni prima della diagnosi ufficiale. A sostenerlo è uno studio tedesco pubblicato sulla rivista Annals of Neurology, che apre scenari promettenti per l’identificazione precoce di una delle malattie neurodegenerative più devastanti.

Morbo di Parkinson.
Morbo di Parkinson.

Il Parkinson, infatti, è un disturbo che danneggia progressivamente alcune aree del cervello, spesso senza sintomi evidenti per molti anni. Quando i primi segnali si manifestano — tremori, lentezza nei movimenti, rigidità — la malattia è già in fase avanzata.

Fino a oggi, identificare chi si trova nella cosiddetta fase prodromica, ovvero quella precedente all’insorgenza dei sintomi classici, era una sfida ancora irrisolta. Ma i ricercatori dell’Università di Tübingen, in Germania, potrebbero aver trovato un indizio prezioso: la difficoltà nel voltarsi durante la camminata.

Girarsi mentre si cammina: un indicatore precoce?

La svolta arriva da uno studio condotto nell’ambito del progetto TREND (Tübingen Evaluation of Risk Factors for Early Detection of Neurodegeneration), riportato dal Daily Mail. Gli autori hanno seguito 924 persone over 50 prive di gravi deficit visivi o uditivi. Ai partecipanti è stato chiesto, per cinque volte nell’arco di dieci anni, di camminare avanti e indietro per un corridoio di 20 metri, indossando un sensore posizionato nella parte bassa della schiena.

L’analisi ha mostrato che i soggetti che, fin dall’inizio, impiegavano più tempo a girarsi durante il cammino, avevano un rischio maggiore di sviluppare il Parkinson negli anni successivi. In particolare, le prime deviazioni dai valori normali sono comparse in media 8,8 anni prima della diagnosi.

Alla fine del decennio di osservazione, 23 persone hanno ricevuto una diagnosi di Parkinson, in media circa cinque anni dopo il primo test.

Un segnale silenzioso ma rilevante

Girarsi mentre si cammina può sembrare un gesto banale, ma in realtà richiede un alto livello di coordinazione. “È una componente complessa della deambulazione — spiegano gli autori dello studio — che implica una costante regolazione della traiettoria mentre ci si muove”.

Nel Parkinson, questa capacità tende a ridursi già prima dei sintomi evidenti. Il rallentamento nel voltarsi può riflettere una perdita progressiva dell’equilibrio e della stabilità posturale, caratteristiche spesso compromesse nella malattia.

Secondo gli studiosi, le persone inconsapevolmente cominciano ad adottare strategie di compensazione, scegliendo curve più ampie e tempi più lunghi per voltarsi, in modo da sentirsi più stabili. È come se il corpo, intuendo un cambiamento interno, cercasse da sé un modo per adattarsi.

Il ruolo dell’età e del sesso

Lo studio ha anche evidenziato che gli uomini sono più a rischio rispetto alle donne: hanno una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare il Parkinson. Inoltre, ogni anno in più d’età aumenta il rischio del 15%.

Questi dati confermano quanto già noto alla comunità scientifica: il Parkinson tende a colpire soprattutto dopo i 50 anni, e colpisce con maggiore frequenza il sesso maschile. Tuttavia, il nuovo elemento è che un semplice test di movimento potrebbe fungere da campanello d’allarme ben prima che i sintomi compaiano.

Un approccio semplice e accessibile

Uno dei punti di forza dello studio è la sua fattibilità su larga scala. Il test si basa su un solo dispositivo — un sensore di movimento (inertial measurement unit) — già ampiamente usato in ambito sportivo e medico. Inoltre, gli algoritmi usati per analizzare i dati sono già validati.

Utilizzando tecniche di machine learning, gli scienziati sono riusciti a identificare il 60% dei casi di Parkinson nelle fasi iniziali, tenendo conto anche dell’età, del sesso e della velocità massima di rotazione del corpo.

Verso una diagnosi precoce e meno invasiva

Ad oggi, non esiste un test definitivo per il Parkinson. La diagnosi si basa ancora su sintomi evidenti, come il tremore, dopo aver escluso altre patologie. Di conseguenza, oltre un quarto dei pazienti riceve una diagnosi errata prima di quella corretta .

Riuscire a intercettare i segnali premonitori della malattia permetterebbe non solo una diagnosi più accurata, ma anche un trattamento più tempestivo, aumentando la qualità della vita dei pazienti.

Limiti dello studio e prospettive future

Gli autori riconoscono che il loro studio presenta alcuni limiti. Ad esempio, sono stati analizzati solo sette parametri legati alla rotazione durante la camminata. In futuro, sarà utile ampliare l’analisi ad altri aspetti del movimento, come la stabilità del passo e l’andatura complessiva.

Inoltre, una campionatura più ampia permetterebbe risultati più rappresentativi della popolazione generale.

Il Parkinson oggi: numeri e impatto

In base agli ultimi dati disponibili, il Parkinson colpisce circa 500.000 persone negli Stati Uniti e oltre 153.000 nel Regno Unito. Secondo una recente ricerca, oltre 20.000 britannici potrebbero convivere con la malattia senza saperlo.

Nel Regno Unito, ogni ora vengono diagnosticati due nuovi casi, con un impatto economico per il sistema sanitario superiore ai 725 milioni di sterline l’anno (fonte: NHS).

Tra i sintomi precoci figurano:

  • tremori a riposo;
  • rigidità muscolare;
  • lentezza nei movimenti;
  • perdita dell’olfatto;
  • difficoltà di equilibrio e coordinazione;
  • crampi muscolari.

Non sono rari anche disturbi dell’umore, come depressione e ansia, legati alla progressione della malattia.

Il Parkinson è causato dalla degenerazione delle cellule nervose che producono dopamina, un neurotrasmettitore chiave nel controllo del movimento. Le cause esatte non sono ancora chiare, ma si ritiene che siano coinvolti fattori genetici ed ambientali.

Lo sapevi che…?

Secondo alcune ipotesi recenti, i primi danni da Parkinson potrebbero iniziare nell’intestino prima di arrivare al cervello, attraverso il nervo vago.

Alcuni pazienti modificano inconsapevolmente il loro modo di camminare anni prima della diagnosi ufficiale, ma spesso nessuno se ne accorge.

Un test della camminata simile a quello usato nello studio tedesco potrebbe essere integrato anche in smartwatch o app di monitoraggio del movimento.

Un aiuto in più: un prodotto utile

Per chi vuole monitorare i propri movimenti o quelli di un familiare anziano, può essere utile un dispositivo indossabile con sensori di movimento, come il Fitbit Charge 6 su Amazon. Permette di tenere traccia di passi, velocità, qualità del sonno e altri parametri motori rilevanti.

FAQ

Qual è il primo sintomo del Parkinson?
Spesso è un leggero tremore a riposo, ma può anche essere una riduzione della mimica facciale o la perdita dell’olfatto.

Il Parkinson si può prevenire?
Non esiste una prevenzione sicura, ma stili di vita sani e attività fisica regolare possono aiutare a ridurre il rischio.

Si può curare il Parkinson?
Non esiste una cura definitiva, ma farmaci, fisioterapia e terapie avanzate aiutano a controllare i sintomi e rallentare la progressione.

Quali esami servono per diagnosticare il Parkinson?
La diagnosi è clinica. In alcuni casi si usano test come la DaT-SPECT, ma il più delle volte si basa sull’osservazione dei sintomi.

Chi è più a rischio di sviluppare il Parkinson?
Soprattutto gli over 50, gli uomini e chi ha una familiarità genetica con la malattia.

📲 Vuoi ricevere notizie come questa sul tuo smartphone? Iscriviti al canale Telegram di SaluteLab oppure unisciti al gruppo WhatsApp

Articoli correlati