Svolta per il fegato: due farmaci comuni riducono il grasso
Dalla Spagna arriva una possibile svolta per chi soffre di fegato grasso: due farmaci già in uso per colesterolo e pressione mostrano risultati promettenti.
Un nuovo studio spagnolo indica che una combinazione di farmaci esistenti potrebbe ridurre l’accumulo di grasso nel fegato e migliorare la salute cardiovascolare.

La steatosi epatica metabolica — oggi indicata con la sigla MASLD (Metabolic dysfunction-associated steatotic liver disease) — è una condizione in crescente aumento. A differenza della classica malattia epatica da alcol, non è causata dal consumo di bevande alcoliche, ma da un accumulo eccessivo di grasso nel fegato legato a squilibri metabolici.
Negli ultimi anni, l’incidenza di questa patologia è aumentata rapidamente anche tra i giovani e i bambini. Gli esperti stimano che una percentuale significativa della popolazione ne sia affetta, spesso senza saperlo: la maggior parte dei casi infatti non presenta sintomi evidenti e viene scoperta solo durante analisi di routine del sangue o test di funzionalità epatica.
Indice dell'articolo
Cosa hanno scoperto i ricercatori spagnoli
Un gruppo di scienziati ha osservato che la combinazione di due farmaci già in commercio potrebbe invertire l’accumulo di grasso nel fegato e migliorare il profilo metabolico.
I farmaci in questione sono:
- Pemafibrato, impiegato tradizionalmente per ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi.
- Telmisartan, un antipertensivo comunemente utilizzato per tenere sotto controllo la pressione arteriosa.
I ricercatori hanno sperimentato la combinazione su modelli animali (ratti e pesci zebra) e hanno osservato che l’associazione delle due sostanze riduce in modo significativo l’accumulo di grasso nel fegato, con effetti positivi anche su cuore e vasi sanguigni.
Sorprendentemente, mezze dosi combinate dei due farmaci si sono rivelate efficaci quanto una dose intera di uno solo dei principi attivi.
Come agisce la combinazione
I test di laboratorio hanno evidenziato che la somministrazione combinata non solo riduce la quantità di grasso accumulato nel fegato, ma ristabilisce l’attività di una proteina epatica chiamata PCK1, carente nei soggetti affetti da MASLD.
Inoltre, la terapia sembra migliorare la funzionalità vascolare e ridurre i processi infiammatori tipici delle fasi più avanzate della malattia.
Questi risultati suggeriscono che l’associazione dei due farmaci potrebbe rappresentare una strategia più sicura e più efficace rispetto alle terapie attualmente disponibili, che sono ancora limitate e spesso non risolutive.
Cosa significa MASLD e perché è in aumento
La MASLD, conosciuta anche come “fegato grasso non alcolico”, è strettamente legata a fattori metabolici come:
- Obesità
- Diabete o insulino-resistenza
- Colesterolo e trigliceridi elevati
- Ipertensione arteriosa
Il fegato diventa una sorta di “magazzino di riserva” per i grassi in eccesso, che progressivamente ne alterano la funzione. Quando l’accumulo di lipidi provoca infiammazione e danni cellulari, la malattia evolve nella forma più grave, detta MASH (steatoepatite metabolica).
In questa fase si sviluppano fibrosi e cicatrici nel tessuto epatico. Se non trattata, fino a un quinto dei pazienti può arrivare alla cirrosi, un danno irreversibile che compromette la capacità del fegato di svolgere le sue funzioni vitali.
I sintomi spesso ignorati
Il problema della MASLD è la sua natura silenziosa. Nelle fasi iniziali, chi ne soffre non presenta sintomi specifici. Quando la malattia avanza, possono comparire:
- Stanchezza cronica e ridotta energia
- Dolore o fastidio nella parte destra dell’addome
- Nausea, perdita di appetito o gonfiore
Nelle fasi più gravi, la compromissione epatica porta a:
- Accumulo di liquidi nell’addome (ascite)
- Colorazione gialla della pelle (ittero)
- Confusione o difficoltà cognitive dovute all’accumulo di tossine nel sangue
Perché la scoperta è importante
Oggi non esiste una terapia farmacologica approvata per la MASLD. Il trattamento si basa principalmente su dieta equilibrata, perdita di peso e attività fisica regolare.
La possibilità che due farmaci già disponibili e ben tollerati possano contrastare la malattia offre una prospettiva concreta per milioni di persone che convivono con questa condizione senza sintomi apparenti.
Se i risultati sugli animali saranno confermati da studi clinici sull’uomo, la combinazione di pemafibrato e telmisartan potrebbe diventare una nuova frontiera terapeutica: un approccio capace di agire su più fronti, migliorando contemporaneamente funzione epatica, pressione arteriosa e profilo lipidico.
La connessione con il rischio cardiovascolare
Chi soffre di MASLD ha un rischio maggiore di malattie cardiache e vascolari. Il fegato grasso, infatti, non è un problema confinato all’organo stesso: influisce sul metabolismo generale e favorisce l’infiammazione sistemica.
Il nuovo approccio proposto dai ricercatori sembra ridurre sia i grassi epatici sia quelli circolanti nel sangue, con benefici diretti sulla salute cardiovascolare.
Prevenire resta la prima cura
Nonostante le promesse della ricerca, la prevenzione rimane la strategia più efficace.
Le raccomandazioni principali includono:
- Limitare zuccheri semplici e bevande ad alto contenuto di fruttosio
- Seguire una dieta mediterranea, ricca di fibre, verdure e grassi “buoni”
- Fare attività fisica regolare
- Tenere sotto controllo peso, glicemia e pressione
Una speranza concreta, ma prudente
Questa scoperta rappresenta un passo importante verso la comprensione e il trattamento della steatosi epatica metabolica. Tuttavia, i dati sono ancora limitati agli esperimenti su modelli animali: sarà necessario verificare la sicurezza e l’efficacia sull’essere umano.
Se confermata, la combinazione dei due farmaci potrebbe offrire una terapia accessibile, multifattoriale e con effetti collaterali contenuti, capace di migliorare la qualità di vita e di prevenire complicanze gravi come la cirrosi o l’insufficienza epatica.
❓FAQ
Cos’è la MASLD?
È la nuova denominazione della steatosi epatica non alcolica, causata da accumulo di grasso nel fegato per motivi metabolici.
Come si manifesta?
Spesso senza sintomi. Solo nelle fasi avanzate può dare stanchezza, gonfiore o ittero.
Può regredire?
Sì, con dieta equilibrata, esercizio fisico e controllo dei fattori di rischio.
Questa nuova terapia è già disponibile?
No, è ancora in fase di sperimentazione preclinica, ma i risultati sono promettenti.
Fonte: Daily Mail.