Primo trapianto al mondo di trachea, ecco com’è andata

  • Il primo trapianto al mondo completo di trachea è stato effettuato al Mount Sinai di New York.
  • A sottoporsi al trapianto è stata una donna di 56 anni a gennaio che adesso sta bene.
  • Un’opzione terapeutica per tutti i pazienti che hanno avuto problemi tracheali dovuti all’intubazione data dal Covid-19.

Un intervento di 18 ore con la presenza di oltre 50 medici. É riuscito il primo trapianto al mondo di trachea.

Trapianto di trachea negli USA

Si apprende la notizia dall’ospedale Mount Sinai di New York dove è stato effettuato il primo trapianto completo al mondo di trachea durato 18 ore con un team di 50 medici. La donna di 56 anni che si è sottoposta all’intervento aveva l’organo danneggiato da sei anni in seguito a numerose intubazioni. Ora sono buone le sue condizioni di salute.

É una notizia che dimostra un traguardo scientifico perché la trachea – il tubo che collega la laringe ai polmoni – è da sempre stata considerata di difficile ‘accesso’ per un trapianto per la complessità dei vasi sanguigni che la contraddistinguono: la trachea è stata prelevata dal donatore e ricostruita nel ricevente.

Mentre la trachea veniva ricostruita sono state usate una porzione dell’esofago e della tiroide per fornire il sangue al tessuto.

Per la prima volta possiamo offrire una opzione terapeutica ai pazienti con difetti gravi della trachea – afferma Eric Genden, a capo del team -. Questo è particolarmente tempestivo dato il crescente numero di pazienti con problemi tracheali dovuti all’intubazione per il Covid. Il nostro protocollo di trapianto e rivascolarizzazione è affidabile, riproducibile e tecnicamente avanzato“.

Questo non è il primo tentativo che è stato fatto durante il corso degli anni, anche il chirurgo italiano Paolo Macchiarini ha tentato la via della ricostruzione dell’organo con le staminali ma la sua ricerca non è stata approvata dal Karolinska Institut di Stoccolma, dove operava.

Nel 2018 in Francia invece l’intervento di trachea è riuscito utilizzando l’aorta di un donatore, stabilizzata da una struttura artificiale e ‘trasformata in trachea’.

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