Paracetamolo in gravidanza: Trump pronto ad annunciare un legame con l’autismo
Il paracetamolo, comunemente usato durante la gravidanza per alleviare dolori, febbre e mal di testa, è al centro di un acceso dibattito scientifico. Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, è atteso oggi per un annuncio ufficiale che collegherebbe l’assunzione di paracetamolo in gravidanza all’insorgenza di disturbi del neurosviluppo come autismo e ADHD.

Non è la prima volta che il farmaco – noto anche come acetaminofene, venduto con i nomi commerciali Panadol e Tylenol – viene associato a questi disturbi. Tuttavia, l’intervento di una figura politica così rilevante potrebbe segnare una svolta nel dibattito pubblico.
Indice dell'articolo
- 1 Il farmaco più consigliato alle donne in gravidanza
- 2 Nuove ricerche rafforzano il sospetto: “serve cautela”
- 3 L’appello degli scienziati: “Non sospendete i farmaci senza consulto medico”
- 4 I dati alla base dello studio
- 5 Studi europei confermano: 1 madre su 2 ha assunto paracetamolo
- 6 Le posizioni critiche della comunità scientifica
- 7 Un aumento di diagnosi difficile da interpretare
Il farmaco più consigliato alle donne in gravidanza
Nel Regno Unito, come riportato dal Daily Mail, il NHS continua a raccomandare il paracetamolo come analgesico di prima scelta durante la gravidanza, ma solo per brevi periodi e con il dosaggio minimo efficace. In media, circa il 50% delle donne incinte nel Regno Unito e il 65% negli Stati Uniti fanno uso del farmaco durante la gestazione.
Le autorità sanitarie specificano che occorre una particolare attenzione solo per alcune categorie di pazienti, come quelle affette da malattie epatiche o renali, oppure in trattamento con farmaci per l’epilessia.
Nuove ricerche rafforzano il sospetto: “serve cautela”
Negli ultimi anni, decine di studi hanno evidenziato una possibile correlazione tra assunzione di paracetamolo in gravidanza e aumento del rischio di autismo o ADHD nei bambini. Un recente studio, condotto da ricercatori delle università di Mount Sinai e Harvard, ha analizzato oltre 100.000 casi clinici, offrendo quella che definiscono “la prova più solida finora disponibile” sull’argomento.
I ricercatori consigliano alle future mamme di limitare l’assunzione del farmaco, utilizzandolo solo su indicazione medica e per il minor tempo possibile, ribadendo però che non è stata provata una relazione causale diretta.
L’appello degli scienziati: “Non sospendete i farmaci senza consulto medico”
Il dottor Diddier Prada, docente di scienze della salute alla popolazione presso il Mount Sinai Hospital di New York e coautore dello studio, ha sottolineato:
“I nostri risultati mostrano che gli studi di qualità più elevata sono quelli che più frequentemente identificano un legame tra l’esposizione prenatale al paracetamolo e un aumento del rischio di autismo e ADHD”.Ha poi aggiunto:
“Considerando l’ampio utilizzo di questo farmaco, anche un piccolo aumento del rischio potrebbe avere importanti ripercussioni sulla salute pubblica”.Tuttavia, ha **invitato alla prudenza**:
“Le donne in gravidanza non dovrebbero sospendere l’assunzione di farmaci senza aver prima parlato con il proprio medico. Dolore o febbre non trattati possono essere dannosi anche per il feto”.
I dati alla base dello studio
Il team statunitense ha esaminato 46 studi che includevano complessivamente oltre 100.000 partecipanti, raccogliendo dati dettagliati su quando fosse stato assunto il farmaco: primo, secondo o terzo trimestre, oppure durante tutta la gravidanza.
I risultati, pubblicati sulla rivista Environmental Health, sono chiari:
- Esiste una forte evidenza di una correlazione tra l’uso prenatale del paracetamolo e un rischio aumentato di ADHD nei bambini.
- Anche per l’autismo, è stata rilevata una relazione significativa, specialmente negli studi di più alta qualità metodologica.
Studi europei confermano: 1 madre su 2 ha assunto paracetamolo
Un’altra indagine del 2021, condotta dall’Università di Barcellona, ha analizzato i dati sanitari di oltre 70.000 bambini in sei Paesi europei, tra cui il Regno Unito.
Tra le madri di bambini con disturbi dello spettro autistico o ADHD, il 56% aveva assunto paracetamolo durante la gravidanza. Studi precedenti avevano già dimostrato che il farmaco può attraversare la placenta e raggiungere il feto, dove può rilasciare tossine associate a problemi cognitivi e comportamentali.
Le posizioni critiche della comunità scientifica
Nonostante l’accumulo di evidenze, molti esperti invitano alla massima cautela nell’interpretazione dei risultati.
Andrew Whitehouse, professore di ricerca sull’autismo presso il Kids Research Institute Australia, ha dichiarato:
“Alcuni studi hanno riportato associazioni deboli, ma i risultati sono inconsistenti e non dimostrano che il paracetamolo causi direttamente l’autismo”.Ha inoltre aggiunto:
“L’autismo è una condizione complessa, influenzata da fattori genetici e ambientali. Qualsiasi lieve associazione deve essere confrontata con il rischio legato alla febbre non trattata in gravidanza”.
Un aumento di diagnosi difficile da interpretare
L’autismo non è una malattia, ma una condizione neurologica presente dalla nascita. Può essere diagnosticato nell’infanzia o anche in età adulta, e si manifesta con intensità molto variabile: alcune persone necessitano di supporto costante, altre sono perfettamente autonome.
Secondo il CDC americano, nel 2000 veniva diagnosticato un caso ogni 150 bambini; nel 2020 il dato è salito a 1 su 31. Uno studio del 2024 condotto su 12,2 milioni di cittadini americani ha rilevato un aumento del 175% delle diagnosi di autismo in soli 11 anni.
Le cause? Per alcuni si tratta di maggiore consapevolezza e screening più precisi. Altri ricercatori ipotizzano che fattori biologici e ambientali stiano contribuendo in modo significativo all’aumento. Il dibattito resta aperto.