Paracetamolo: proteggi il fegato usandolo nel modo giusto

Scopri come usare il paracetamolo senza rischi: dosi consigliate, effetti sul fegato, fattori di rischio e consigli per prevenire sovradosaggi.

Il paracetamolo è uno dei farmaci da banco più diffusi per ridurre febbre e dolori di varia natura. Agisce sul sistema nervoso centrale diminuendo la percezione del dolore e abbassando la temperatura corporea, ma non ha un effetto antinfiammatorio come altri analgesici. Viene considerato più delicato sullo stomaco rispetto ai farmaci antinfiammatori non steroidei ed è spesso scelto per mal di testa, mal di denti, dolori muscolari o febbre influenzale.

Paracetamolo e fegato
Paracetamolo e fegato

Dose consigliata e limiti di sicurezza

La maggiore diffusione di questo farmaco porta molti a sottovalutarne la posologia. Gli esperti ricordano che la dose standard per un adulto è di 500 milligrammi per somministrazione, eventualmente ripetibile secondo necessità. La Società Italiana di Farmacologia indica che la dose massima giornaliera non dovrebbe superare i 3 grammi al giorno. Superare questa soglia può diventare pericoloso per il fegato. Per i bambini e le persone con peso corporeo ridotto le dosi devono essere proporzionate, seguendo le indicazioni del medico. Leggere attentamente il foglietto illustrativo e non assumere più compresse per accelerare l’effetto sono regole fondamentali.

L’epatotossicità e i rischi per il fegato

Il paracetamolo viene metabolizzato dal fegato attraverso enzimi che trasformano la molecola in forme inattive e facilmente eliminabili. In caso di sovradosaggio questi meccanismi si saturano e si formano metaboliti tossici che danneggiano le cellule epatiche. La letteratura medica spiega che un sovradosaggio può provocare insufficienza epatica acuta, coma e persino morte. Gli effetti non sono immediati: nelle prime 24 ore possono manifestarsi nausea, vomito e malessere, ma il danno epatico si manifesta nei giorni successivi. Per questo motivo è importante rivolgersi a un medico o al pronto soccorso se si sospetta un’assunzione eccessiva.

Fattori che aumentano la vulnerabilità

Alcune condizioni possono rendere il fegato più suscettibile ai danni indotti dal paracetamolo. L’assunzione regolare di alcolici, anche moderata, potenzia la produzione di metaboliti tossici e abbassa la soglia di tolleranza. La malnutrizione o il digiuno prolungato riducono le riserve di glutatione, sostanza che neutralizza i metaboliti, aumentando il rischio di epatotossicità. Anche chi soffre di malattie epatiche preesistenti, come epatite o cirrosi, deve usare il farmaco solo su consiglio del medico. Attenzione alle formulazioni combinate: molti medicinali per raffreddore contengono paracetamolo insieme ad altri principi attivi. Assumerli contemporaneamente a compresse di paracetamolo porta al rischio di duplicare la dose senza rendersene conto.

Come prevenire gli effetti avversi

Per ridurre il rischio di danni al fegato è essenziale non superare le dosi raccomandate e non assumere paracetamolo per più di 3 giorni consecutivi in caso di febbre o 5 giorni per il dolore senza consultare un medico. Evitare l’alcol durante la terapia è una regola fondamentale: l’etanolo compromette i sistemi di detossificazione del fegato e amplifica la tossicità del farmaco. Chi segue diete drastiche o ha perso peso rapidamente dovrebbe consultare il proprio medico prima di usare l’analgesico. Mantenere una buona idratazione e non assumere il medicinale a stomaco vuoto aiuta a ridurre lo stress per il fegato.

Alternative e supporto medico

Per sintomi lievi spesso non è necessario ricorrere subito ai farmaci. Nel caso di febbre moderata si possono adottare misure fisiche come riposo, impacchi freschi e un adeguato apporto di liquidi. Per dolori muscolari o articolari sono utili esercizi di stretching, impacchi caldi o l’uso di cerotti riscaldanti. Qualora sia necessario un analgesico alternativo, alcuni medici possono consigliare farmaci antinfiammatori non steroidei, ma anche questi hanno controindicazioni specifiche e devono essere utilizzati sotto controllo medico, specialmente in persone con gastrite, ipertensione o problemi renali. Quando il dolore o la febbre persistono, non bisogna esitare a consultare il medico per esami o terapie più adeguate.

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