Paola Caruso in lacrime per il figlio: “Il danno è permanente”, cos’è successo?

Paola Caruso, ospite di Verissimo, il programma di Silvia Toffanin su Canale 5, ha raccontato il grave problema di salute del figlio.

Dopo quattro mesi dalla puntura sbagliata di un medico in Egitto, il figlio di 4 anni della showgirl Paola Caruso, Michele, è ancora paralizzato nella parte bassa del corpo. È addirittura improbabile che possa mai camminare nuovamente e sarà costretto ad utilizzare un tutore per tutta la vita.

Paola Caruso ha rivelato queste notizie durante la sua partecipazione all’ultima puntata di Verissimo, il programma di Canale 5 condotto da Silvia Toffanin, manifestando la sua disperazione per la situazione attuale del figlio, nonostante le cure precedentemente ricevute.

Sebbene i medici sperino che il bambino possa recuperare la mobilità delle gambe e camminare autonomamente, il suo piede non presenta alcuna sensibilità e non può essere mosso senza l’ausilio del tutore.

Paola Caruso a Verissimo.
Paola Caruso a Verissimo.

“Il piede purtroppo non lo muove e non ha sensibilità al lato esterno della gamba – ha raccontato Paola Caruso, 37 anni – A questo punto non possiamo aspettare ancora perché si sta storcendo il piede e anche l’anca perché il bimbo non cammina bene perché deve camminare col tutore. Lui è sempre col tutore, senza non può stare, anche se la gamba ha ripreso a muoversi. Alla fine dei conti non è cambiato niente”.

Un dolore così solo una mamma lo può capire – ha aggiunto Caruso – Il danno fatto è permanente e l’unica cosa che possiamo fare è un intervento che però ha una riuscita massima del 60% e non è sicura. Mio figlio dovrà portare il tutore per sempre”.

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Paola Caruso a Verissimo.
Paola Caruso a Verissimo.

L’aspetto più angosciante di questa vicenda è che Paola non riesce a perdonarsi di aver acconsentito alla puntura effettuata dal medico in Egitto sul suo bambino.

La showgirl ha, infatti, affermato: “Era sano, era completamente sano. Io non riesco a perdonarmi quel giorno che dissi sì a quella puntura del medico. Come faccio a spiegargli che dovrà portare il tutore per sempre. Soffro in una maniera indescrivibile. Lui sta pagando una cosa che ho deciso. Ora Michele è psicologicamente indurito, a quattro anni è già provato dalla vita, non è spensierato”.

Tuttavia, resta un’ultima strada da percorrere: “I dottori mi hanno detto di essere realista, di smetterla di pensare che si possa risolvere. Io, però, voglio provare a portarlo in uno dei centri migliori del mondo che si trova negli Stati Uniti, nella speranza che possa migliorare”, ha svelato.

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