OMS: “No ai lockdown, danneggiano l’economia”

Le ‘strette’ ritornano, le consultazioni tecnico-scientifiche anche. Nel corso degli ultimi giorni il ‘mini-lockdown’ sembrava alle porte ma l’OMS adesso mette in guardia su possibili chiusure: l’economia ne andrebbe danneggiata.

L’appello dell OMS: ‘no’ a chiusure

L’attenzione andava posta all’apertura graduale piuttosto che ad una nuova chiusura, rammenta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), facendo attenzione alla ‘velocità’ con cui si riavviano le attività: in poche parole, i leader mondiali vengono messi in guardia su possibili blocchi per affrontare la pandemia.

A ribadire i toni dell’OMS sulla rivista britannica The Spectator è il loro inviato con una videointervista David Nabarro: «Le misure restrittive dovrebbero essere trattate solo come ultima risorsa. Noi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non sosteniamo blocchi come mezzo principale di controllo di questo virus».

Aggiungendo: «L’unica volta in cui crediamo che un blocco sia giustificato è per far guadagnare tempo per riorganizzare, riequilibrare le risorse, proteggere gli operatori sanitari che sono esausti ma – in generale – preferiremmo non farlo».

Perché? I danni causati da restrizioni rigide sarebbero significativi in modo particolare per l’economia globale.

«I blocchi hanno una conseguenza che non bisogna mai sminuire e questo sta rendendo i poveri molto più poveri. I blocchi hanno pure gravemente colpito i paesi che vivono di turismo», ribadisce Nabarro.

«Guarda cosa è successo all’industria del turismo nei Caraibi, per esempio, o nel Pacifico perché le persone non si prendono le vacanze. Guarda cosa è successo ai piccoli agricoltori in tutto il mondo. Guarda cosa sta succedendo ai livelli di povertà. Sembra che potremmo raddoppiare la povertà mondiale entro il prossimo anno. Potremmo avere almeno un raddoppio della malnutrizione infantile», conferma ancora.

Dopotutto, durante la prima ondata di pandemia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità era stata chiara nel dire di non rimuovere le restrizioni troppo presto ma procedere gradualmente.

Questo non è stato preso in considerazione da molti paesi e oggi i risultati sono evidenti a tutto il mondo.

A parlare è anche il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus che aveva invitato i paesi a rafforzare altri tipi di misure come test diffusi e tracciamento dei contatti: «L’ultima cosa di cui un paese ha bisogno è aprire scuole e attività commerciali solo per essere costretto a chiuderle di nuovo a causa di una nuova ondata«.

«Dobbiamo raggiungere una situazione sostenibile in cui abbiamo un controllo adeguato di questo virus senza interrompere completamente le nostre vite, o barcollare da un blocco all’altro, il che ha un impatto estremamente dannoso sulle società», conclude.

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