«Non sono solo il mio tumore», 27enne muore di cancro e lascia un messaggio toccante

Aveva solo 27 anni, un futuro da medico davanti e una recente proposta di matrimonio. Ma Patricia Keller, dottoressa brasiliana, si è spenta dopo 19 mesi di battaglia contro un tumore raro e aggressivo.

Patricia Keller
Patricia Keller

Patricia Keller è morta martedì 17 settembre 2025, dopo quasi due anni di lotta contro un cancro raro dei tessuti molli: il rabdomiosarcoma (RMS). La giovane dottoressa aveva solo 27 anni e viveva a Cuiabá, città situata a ovest di Brasilia, in Brasile.

La sua vicenda, raccontata anche dal The Sun, ha commosso migliaia di persone, soprattutto per il modo in cui ha deciso di raccontarsi: con sincerità, forza e una straordinaria voglia di vivere.

Che cos’è il rabdomiosarcoma?

Il rabdomiosarcoma è un tumore raro e molto aggressivo che colpisce i tessuti molli del corpo, in particolare le cellule muscolari scheletriche primitive.

Può manifestarsi in diverse parti del corpo, inclusi:

  • braccia e gambe,
  • testa e collo,
  • apparato genito-urinario,
  • cavità addominale.

Si tratta di una forma di cancro più comune nei bambini e negli adolescenti, ma può colpire anche giovani adulti, come nel caso di Patricia.

I primi sintomi e la diagnosi

I sintomi sono comparsi alla fine di febbraio 2024. Patricia aveva notato che il braccio destro non si muoveva più normalmente, un campanello d’allarme che non ha ignorato.

Dopo tre biopsie, è arrivata la diagnosi tanto temuta: tumore maligno. La famiglia ha cercato una seconda opinione, che ha confermato la natura aggressiva della malattia.

Trattamenti e operazione

Patricia ha iniziato la chemioterapia nell’agosto 2024, cercando di combattere la malattia con determinazione. Successivamente, a dicembre dello stesso anno, è stata sottoposta a un intervento chirurgico.

Durante questo periodo, non ha mai smesso di condividere il suo percorso sui social, con l’intento di informare, sensibilizzare e, soprattutto, ispirare chi si trovava ad affrontare sfide simili.

Le sue parole: “Non sono solo la ragazza in chemioterapia”

In uno degli ultimi post pubblicati sui social, Patricia scriveva parole profonde e toccanti:

“La mia storia non riguarda solo il cancro. Ho così tanto da raccontarvi oltre a questo. Quando le persone ci chiedono chi siamo, dobbiamo ricordare che siamo tante cose. Non sono solo Patricia della chemioterapia, del trattamento. Non sono solo quello. La mia storia non parla solo di malattia, ma di vita.”

Una testimonianza autentica e potente, capace di mettere in luce il lato più umano della malattia.

I suoi ultimi giorni

Secondo quanto raccontato dalla madre, la situazione di Patricia è precipitata due giorni prima della morte, la domenica. I medici hanno tentato l’ultima opzione prima dell’intubazione: l’uso della maschera CPAP, utilizzata per supportare la respirazione.

“È stato straziante vederla così”, ha detto la madre ai media brasiliani.

Nelle sue ultime ore, Patricia ha voluto salutare la madre al telefono:
“Mi ha chiamata per dirmi addio. Mi ha detto che mi amava, che amava la sua famiglia. Ha chiesto perdono e ha detto che non ce la faceva più”, ha raccontato la mamma con la voce rotta dal dolore.

Fidanzamento e sogni interrotti

Nonostante la malattia, Patricia non aveva rinunciato all’amore. A luglio si era ufficialmente fidanzata con il suo compagno. Un passo che testimoniava la sua voglia di futuro, di normalità, di vita.

Aveva continuato a parlare con i suoi follower, rispondendo con onestà alle domande, mostrando sia i momenti di speranza che quelli di sconforto.
Una presenza autentica che ha toccato il cuore di migliaia di persone in Brasile e all’estero.

L’addio e la sepoltura

Patricia è stata sepolta il 17 settembre 2025, nella città di Sorriso, nello Stato del Mato Grosso. Il nome della città, “Sorriso”, appare oggi quasi come un simbolo del modo in cui ha scelto di vivere, nonostante tutto.

Il messaggio che resta: la forza della testimonianza

La storia di Patricia Keller non è solo la cronaca di una malattia. È una testimonianza di coraggio, autenticità e amore per la vita.

Ha scelto di non nascondersi, di mostrare anche i momenti più difficili, con una trasparenza rara. E con questo ha lasciato un messaggio profondo:
“Non siamo solo la nostra malattia, siamo molto di più.”

Cosa possiamo imparare dalla sua storia

  • L’importanza della diagnosi precoce, anche nei giovani adulti.
  • Il valore di raccontare il proprio percorso con onestà, anche attraverso i social.
  • Il diritto di ogni paziente a essere visto come persona, non solo come malattia.
  • L’urgenza di maggiori investimenti nella ricerca su tumori rari come il rabdomiosarcoma.

FAQ – Domande frequenti

Che cos’è il rabdomiosarcoma?
È un tumore raro e aggressivo dei tessuti molli, che colpisce soprattutto i muscoli scheletrici.

È frequente negli adulti?
No, è più comune nei bambini e adolescenti. Tuttavia, può colpire anche i giovani adulti.

Come si manifesta?
Con sintomi legati alla parte del corpo colpita, come dolori, gonfiori o difficoltà nei movimenti.

Si può guarire?
La prognosi dipende dalla localizzazione, dallo stadio e dalla risposta ai trattamenti. Serve una diagnosi precoce.

Cosa possiamo fare per sostenere la ricerca?
Donare a enti affidabili, partecipare a campagne di sensibilizzazione e diffondere informazioni corrette.

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